In Francia un gruppo di associazioni riunite in un comitato legato all’industria culturale, mette il dito sulla piaga di una contraddizione nel presente e nel futuro di Internet.
Il comitato se la prende duramente con i fornitori di accessi a larga banda che, per vendere il loro servizio, attirano l’attenzione dei consumatori sulla possibilità di scaricare velocemente tonnellate di byte sotto forma di musica e film.
Quello che succede, per fare un esempio in altri campi, nel settore delle automobili. Le case costruttrici puntano molto sulla velocità dei loro prodotti, anche se il limite in autostrada è di 130 km/h.
Ma come, dicono una trentina di organizzazioni tra sindacati e società del settore culturale raggruppate nel CLIC, tutti contro la pirateria musicale e cinematografica, poi le società fanno l’occhiolino ai consumatori sulla possibilità di scaricare musica e film, facendo finta di ignorare che la maggior parte sono scambi illeciti che colpiscono il diritto d’autore?
In un comunicato il CLIC se la prende violentemente soprattutto con “France Telecom/Wanadoo, che non esita a fondare la sua comunicazione per attirare abbonati sul fatto che le connessioni a larga banda permettono di scaricare musica e video, facendo finta di ignorare che la maggior parte di questi riversamenti sono illeciti”.
Insomma, tecnologia e diritto seguono due binari paralleli e non convergono mai.
Ma, dire che la colpa sia dei gestori delle linee ad alta velocità è un errore.
Se i consumatori usano e prediligono i collegamenti a larga banda per poter scaricare musica e film aggirando i diritti d’autore, non è anche perché sono le sole cose da scaricare? In altre parole, quali sono altri servizi che i consumatori possono utilizzare avendo un collegamento ADSL o in fibra ottica? Perché le aziende discografiche e cinematografiche continuano a tenere prezzi alti e mettono online solo gli avanzi di magazzino?
Domande che cercano risposta. Intanto, sempre il CLIC francese si scaglia anche contro Tiscali “che sta per concludere un accordo con il servizio di scambio illecito di file musicali (parole del comitato ndr) Kazaa”. E continua CLIC asserendo che i server della società “sono collocati in un paradiso fiscale”.
Una vergogna che, secondo il comitato francese, non ha che una soluzione: domandano ai poteri pubblici “l’adozione di un testo di legge, che affermi senza ambiguità l’obbligo dei fornitori di accessi a lottare contro la pirateria online”.
La colpa è sempre degli altri e non si fa mai autocritica. Così, aziende e sindacati del settore non andranno lontano, cercando di combattere il mercato invece di capirlo e agevolarlo.