“Abbiamo rispettato le norme e i regolamenti in materia e siamo completamente in regola nelle nostre operazioni con la clientela e riguardo ai nostri concorrenti. Dedichiamo i nostri sforzi per formare tutti i nostri quadri e i nostri venditori sul rispetto delle norme e dei regolamenti”, questa l’immediata reazione di Craig Barrett, patron di Intel, durante una conferenza stampa indetta a Madrid poco dopo la diffussione della notizia.
Secondo alcune fonti, dal 2001 – quando la Commissione iniziò l’indagine – fino a oggi, Bruxelles non è riuscita a ottenere le informazioni richieste. In quell’occasione, infatti, erano stati chiesti dati ai produttori di Pc e ai distributori per far luce sull’accaduto, senza però ottenere risposte utili. Per questo motivo è stato deciso di rilanciare l’inchiesta ripartendo dal medesimo punto: l’azione informativa.
Sono state le informazioni fornite da Advanced Micro Devices (AMD), primo concorrente di Intel, sul comportamento di quest’ultima in occasione del lancio di suoi nuovi processori, nel 2003, che hanno indotto la Commissione a riaprire l’indagine.
L’inchiesta è diretta dallo stesso gruppo che aveva indagato sulle pratiche commerciali di Microsoft, una procedura giudiziaria che ha portato a una multa, per il gigante americano del software, di 497 milioni di euro.
A inizio anno la Commissione europea aveva inoltre segnalato di essere in procinto di indagare sulle pratiche di diversi governi dell’Unione europea, allo scopo di verificare se avessero o meno favorito Intel in occasione di gare d’appalto pubbliche.
Craig Barrett ha garantito che il gruppo californiano coopererà pienamente alle indagini, così come già negli ultimi tre anni, per dimostrare la completa estraneità di Intel a simili pratiche scorrette.
Da AMD hanno reagito prudentemente alla notizia: “Ci rallegriamo per ogni sviluppo suscettibile di promuovere la concorrenza nel settore informatico europeo”.