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Twitter e le relazioni che escono dal computer

15 Giugno 2011

Twitter e le relazioni che escono dal computer

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Il social network esce dal computer e accompagna le persone nei luoghi, aprendo nuovi modi di abitare la rete e lasciando immaginare un nuovo urbanesimo

Come sappiamo, i social media rappresentano oggi la categoria maggiormente in crescita nell’uso da cellulari e device in mobilità. Negli ultimi anni gli utenti da mobile che hanno avuto accesso a siti di social network e blog almeno una volta al mese in Europa sono cresciuti del 75%, quasi 42 milioni di persone e in America del 56%, quasi 58 milioni. Si tratta di una crescita stimolata soprattutto da Facebook che ha raggiunto il punto di saturazione degli utenti di social media (90% negli Stati Uniti e 85% in Europa). Ma il vero mutamento è rappresentato dalla frequenza di connessione che gli utenti di telefoni cellulari hanno sviluppato per mantenersi in contatto con la propria rete di amici e fruire di contenuti informativi e legati all’intrattenimento. Siamo, cioè, di fronte a una mutazione comportamentale che sta vedendo moltissimi utenti sviluppare un consumo mediale in mobilità passando da un’attività occasionale e residuale, all’inizio mossa da novità e curiosità, a un’abitudine quotidiana: la percezione diffusa è che si tratti di un servizio essenziale cui difficilmente si può rinunciare.

Nuovo urbanesimo

Stiamo quindi passando da un’era di fruizione di contenuti e relazioni da computer che stazionano negli uffici e nelle case a un’epoca in cui la centralità è rappresentata da un consumo che sempre più significa essere connessi mentre ci si trova in transito, nel passaggio da un luogo ad un altro, in spazi di attraversamento.  Nei termini di un pensatore come Michel Foucault potremmo pensare a questo modo di pensare e vivere i luoghi a delle eterotopie capaci di sovrapporre in un solo luogo diverse localizzazioni apparentemente incompatibili: essere qui e altrove. Rispetto ai modi di pensarci in rete così come ci ha abituato la connessione da postazioni fisse ci troviamo così di fronte a un modo diverso di pensarci (ed abitare) contemporaneamente luoghi e comunicazione: una sorta di continua e permanente realtà aumentata.

Per chi produce contenuti online, soprattutto professionalmente, questo mutamento indica che le audience a cui rivolgersi sono fatte sempre più di soggetti (utenti/consumatori/cittadini) mobili sul territorio. Ne consegue che le strategie di radicamento della comunicazione rispetto ai luoghi tenderà a diventare un elemento centrale e la costruzione di un rapporto fra forme di informazione e “posti” un elemento centrale. Social network come Foursquare e Gowalla lo hanno esemplificato bene, ma, più in generale ci stiamo abituando a percepire la nostra rete sociale connessa in un nuovo rapporto con il nostro modo di vivere nei luoghi. E anche l’ulteriore crescita dei social network passerà, probabilmente, da linguaggi e grammatiche che avranno a che fare con il senso che sapremo attribuire a un nuovo urbanesimo fatto di un intreccio tra pratiche di geolocalizzazione, geo annotazione, mappature esperienziali e il modo di pensare dinamiche informative e di intrattenimento in mobilità. Tutto quello che stiamo cominciando a interpretare sotto il termine ombrello di locative media e che richiede di ripensare pratiche cui siamo abituati in una nuova ottica.

Dentro i luoghi

Prendiamo ad esempio Twitter e pensiamo alle trasformazioni che lo stanno caratterizzando. Una recente ricerca longitudinale Pew Internet and American Life Project mostra come la crescita di utilizzo di questo social network – dal novembre 2010 ad oggi siano passati dall’8% al 13% degli americani  adulti online – è “spinta” da quella metà degli utenti (54%) che accede al servizio attraverso telefono cellulare. Si tratta di afroamericani adulti che, come spiega Aaron Smith, senior researcher al Pew Project, non è un dato casuale perché «gli under 40 di colore, com’è noto, sono utenti che adottano attivamente tecnologie mobili», come si può leggere anche in un report di ricerca della Northwestern University. La portata innovativa segnata da Twitter non ha quindi a che fare solo con un cambiamento di interesse per i contenuti da fruire – segnalazione di news in tempo reale, sviluppo di conversazioni asincrone orientate a temi come la politica, l’ambiente eccetera –  ma con l’appropriazione del mezzo e delle pratiche di produzione e consumo di utenti che utilizzano come canale privilegiato il proprio cellulare.

A pensarci bene Twitter è stato concepito fin dall’inizio per essere accessibile anche sui cellulari più semplici e la sua forma comunicativa sintetica di 140 caratteri richiama quella della metrica del sms: è una forma analogica immediatamente comprensibile e adatta all’utente che è familiarizzato con il telefono cellulare. La percezione di questo trend è ben chiara anche a Twitter che ha innovato la versione per mobile per renderla più performativa e adatta alle promesse dell’ Html5, rendendo l’esperienza più simile a quella della fruizione da computer. Sinora ci eravamo abituati a pensarlo semplicemente come uno dei tanti social network capaci di ripetere quelle logiche di messa in connessione delle relazione sociali cui siamo abituati. Pensarlo invece in modo associato alla nostra mobilità significa rivederne il senso collegandolo a spazi e tempi di attraversamento dei luoghi, a pratiche di fruizione capaci di saturare tempi  morti (lettura in metropolitana, treno, ecc.) e di metterci in relazione con gli altri nei luoghi a partire da tweet geolocalizzati, come mostra la crescita di utilizzo di ricerca dei Tweet “nelle vicinanze”.

Esperienze e luoghi

Piccoli segnali di un cambiamento che avrà a che fare con il senso che sapremo attribuire ai social network pensandoli sempre meno come siti e sempre più come occasioni di legare l’esperienza della connessione ai luoghi che abitiamo.

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