Definito l’anti-Facebook o Facebook killer, Google Me è il nuovo social network che presto potrebbe sfidare la concorrenza di casa Zuckerberg. Il nome del progetto è ancora provvisorio e finora non c’è stato nessun comunicato ufficiale, ma da diverse settimane in rete è un gran vociferare e la stampa è in attesa di dichiarazioni autorevoli. La prima indiscrezione arriva il 26 giugno scorso da un tweet – ormai rimosso – di Kevin Rose, il fondatore di Digg, il quale annunciava così la novità firmata Big G: «Google to launch facebook competitor very soon “Google me”, very credible source».
A confermare la credibilità della fonte è Adam D’Angelo, ex-Cto di Facebook e attuale co-fondatore di Quora: «Non si tratta di un’indiscrezione. Google Me è un progetto reale. Ci sono parecchie persone che ci lavorano. E ne sono del tutto certo», afferma. A creare aspettativa, poi, si aggiunge anche l’intervento di Eric Schmidt (Ceo di Google) a una conferenza londinese, durante la quale non ha smentito né confermato la creazione di un social network, ma si è limitato a un «no comment» Una risposta simile l’ha data Matt Brittin, della sede britannica dell’azienda di Mountain View, nell’intervista con il Daily Telegraph, sostenendo che il mercato globale è abbastanza grande per più di un social network. «Facebook è un fenomeno assoluto ma ci sono altri social network che hanno avuto successo. Abbiamo Orkut, che è incredibilmente apprezzato in India e Brasile. E Bebo ha successo in altri paesi», dice Brittin.
Imparare da Buzz
Insomma, non è certo la prima volta che Google tenta di competere con il re dei social network. Ci ha provato anche con Buzz, l’estensione social di Gmail per condividere messaggi, immagini, video con i propri contatti. Ma, con il senno di poi, è evidente il risultato: già all’inizio Buzz è stato molto criticato e ha suscitato non poche perplessità sulla gestione della privacy per gli utenti. E alla fine ha raccolto un’adesione discontinua tra gli utenti. La battaglia con Facebook non è facile da vincere. Da qualche mese si rincorrono dati che pretendono di dimostrare che il social network di Zucherberg, in determinate condizioni, ha sorpassato l’informazione e la ricerca online di Google nel traffico. E, a quanto pare, anche Yahoo! nei ricavi da banner pubblicitari. In più, Facebook è vicino ai 500 milioni di utenti, che ne fanno il terzo Stato del mondo dopo Cina e India: una base affatto trascurabile.
E Google Me ce la farà, eventualmente, a entrare nel mercato e fare concorrenza a una realtà già così forte? Sarà solo una replica di Facebook? Sono poche le certezze ancora. Nel frattempo, tanto per darci segnali convergenti su un’ipotesi, Google sta conducendo un breve sondaggio sulle abitudini di utilizzo dei social network con l’obiettivo di capire come si comportano gli utenti e quali sono le loro preferenze. Lo studio viene condotto negli uffici di Dublino, ha una durata di 60 minuti e le domande riguardano la frequenza e la natura delle interazioni sociali, sia online che offline. E questo metodo di indagine sembra richiamare una presentazione realizzata da Paul Adams, un ricercatore di Google, da cui emergono i principi che potrebbero essere adottati nel nuovo, e sempre ipotetico, social network.
Real life privacy
La chiave del ragionamento di Adams, frutto di numerosi anni di studio e di ricerche, è proprio nel titolo The Real Life Social Network: un social network che imita la vita. Secondo lo studioso, le persone hanno diverse reti sociali e, di conseguenza, è importante che abbiano differenti livelli di gestione della privacy. Facebook, invece, si basa sul principio secondo cui gli esseri umani hanno una sola grande rete sociale. È significativo l’esempio che ci propone Adams: una ragazza, Debbie, ha più gruppi di contatti, come i suoi vecchi amici di Los Angeles, la famiglia, i suoi nuovi amici della città in cui si è trasferita e i suoi allievi del corso di nuoto, che sono adolescenti. Alcuni amici adulti lavorano in un bar gay e condividono le fotografie scattate nel locale su Facebook e Debbie, a sua volta, commenta le immagini. E qui nasce il problema: anche gli allievi della piscina hanno un profilo e sono amici di Debbie. Risultato: in un modello simile, se non si prendono contromisure, gli adolescenti hanno accesso alle immagini del locale per omosessuali.
Ma «il problema non è Facebook in sé», scrive Adams. «Il problema è che alcune differenti parti della vita di Debbie che non sarebbero mai state mostrate a ognuno di loro offline, sono state condivise online». In altre parole, il modo in cui Debbie gestirebbe la sua rete di contatti nella vita “reale” non corrisponde al modo in cui sono state proposte online. Ma al di là della questione privacy e social network, di cui si era già parlato, le 216 diapositive del ricercatore potrebbero essere la base di partenza di Google Me, come passo evolutivo nella gestione della privacy. Soprattutto dopo la lezione imparata con Buzz.
Social games
Intanto, Google sembra farsi strada anche sul versante social games, altro terreno di coltura di Facebook: secondo le ultime indiscrezioni ha segretamente investito tra i 100 e i 200 milioni di dollari in Zynga, la società che sviluppa giochi online, come il noto Farmville che spopola ormai su Facebook e, quindi, sarebbe interessato al lancio di una piattaforma di videogiochi per ora chiamata Google Games. E non c’è da meravigliarsi se Google integrerà anche servizi come Google Checkout (simile a PayPal) per effettuare pagamenti senza dover uscire dal sistema. Zynga, dal canto suo, raggiunge ormai 500 milioni di introiti e l’obiettivo per il 2011 è di arrivare a circa un miliardo di dollari. A questo punto, il lancio di Google Games potrebbe essere una delle carte vincenti per il decollo del social network made in Mountain View.
Se tutto va secondo i piani, l’idea di Google è di creare un sistema da cui gestire diversi servizi: controllare la posta, leggere le news, fare delle ricerche, giocare e pagare per quei giochi, gestire un network con tutti i tuoi amici. Il tutto a portata di mano. «Se Google riuscisse a mettere in campo un accettabile rivale per Facebook », scrive Pete Cashmore, fondatore e Ceo di Mashable, «la rapida crescita del social network di Zuckerberg avrà finalmente un concorrente per tenere sotto controllo la sua potenza». E conclude: «Ciò sarebbe una vittoria non solo per Google, ma per il web nell’insieme».