Il 27 marzo 2001, il Tribunale di Istanbul ha condannato a 40 mesi di prigione, per “oltraggio e ingiurie verso le istituzioni”, Caskun Ak, impiegato del provider Superonline, per non aver censurato, in qualità di moderatore di una chat, un testo di 24 pagine che riuniva gli articoli giornalistici e i rapporti di una ONG (organizzazione non governativa) sulle violazioni dei diritti umani “nel Sud-Est”, vale a dire nel Kurdistan turco.
È la prima volta che in Turchia viene condannato da un giudice il responsabile di un forum su Internet.
Caskun Ak si è difeso sostenendo che il suo lavoro consisteva esclusivamente nel verificare che non avessero accesso al forum messaggi ingiuriosi o immagini pornografiche.
Allorché un internauta, il 26 marzo 1999, aveva inviato un documento relativo ad alcuni omicidi, aggressioni e arresti di militanti politici in Kurdistan, Caskun non aveva ritenuto di doverlo censurare, dal momento che la discussione sul forum, in quel momento, verteva proprio su quell’argomento.
Nel corso del dibattito, però, un partecipante aveva chiesto al moderatore di eliminare il messaggio e aveva minacciato di citarlo in giudizio se non avesse provveduto immediatamente.
In seguito al rifiuto opposto da Caskun, l’internauta è passato alle vie di fatto e la polizia ha convocato il moderatore, in relazione a quattro denunce presentate dai Ministeri degli Interni e della Giustizia, dal Parlamento e dallo Stato maggiore.
Caskun – che solo quindici giorni prima era stato ripreso dal suo superiore per aver censurato un messaggio proveniente da un gruppo armato clandestino – è stato licenziato in tronco dalla società dopo la prima udienza del processo e nessuno dei suoi colleghi o dei suoi superiori ha dimostrato l’intenzione di sostenere la sua causa.
Superonline, infatti, fa parte di una holding molto potente, la Cukurova, la quale ha interesse a rimanere in buoni rapporti con le autorità.
Questa condanna, secondo i commentatori, potrebbe essere la prima di una lunga lista e ha un risvolto particolarmente inquietante perché il moderatore, nel caso in esame, è stato considerato alla stregua di un redattore capo del sito e condannato perciò ad una pena molto severa.
Lo stesso Caskun, che resta comunque in libertà, in attesa del giudizio d’appello, ha riferito ai giornalisti che durante i suoi lunghi interrogatori, ha dovuto spiegare a un giudice – che non aveva nessuna competenza in materia – in che cosa consistesse il suo lavoro e ha dovuto persino chiarire al magistrato che non era lui “l’inventore di Internet!”.
Il Ministro dell’Interno vorrebbe approfittare dell’episodio per riuscire ad approvare una legge per l’inquadramento di Internet, in considerazione del fatto che la giustizia turca ha scoperto solo di recente che esistono una serie di problemi legati alla diffusione delle nuove tecnologie.