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Transmeta e Mozilla attirano attenzione, ma ancor più fa RSM contro UnitedLinux…

03 Giugno 2002

Transmeta e Mozilla attirano attenzione, ma ancor più fa RSM contro UnitedLinux…

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Annunciati il chip TM8000 e Mozilla 1.0, mentre Stallman si oppone duramente alla licenza 'per-seat' lanciata dal nuovo consorzio

Ultime novità in arrivo da due entità che attirano sempre parecchia attenzione, ben oltre mondo open source. Transmeta, dove tra l’altro lavora Linus Torvalds, svela i primi dettagli sull’atteso prolungamento del noto Crusoe, il chip TM8000. Secondo la ex start-up gioiello, una serie di miglioramenti all’architettura complessiva consentiranno al nuovo chip di migliorare le prestazioni fino a più 2-3,5 volte, con il contemporaneo abbassamento dei consumi pari al 47 per cento. Rispetto a quest’ultimo fattore, si tratterebbe di guadagnare nuovamente terreno nei confronti del gigante Intel, colmando altresì qualche falla nel livello di prestazioni offerte. Forse ancora più importanti degli elementi tecnici, sembrano però le strategie commerciali. Transmeta non ha infatti rivelato alcuna indicazione sui tempi di sviluppo del TM8000 e neppure sulla prevista data del lancio — elementi-chiave per il successo del progetto. Ciò dopo essersi scottati parecchio con il precedente TM5800, annunciato per lo scorso giugno e poi uscito soltanto nel febbraio 2002. Un ritardo decisamente enorme, che fece cadere ulteriormente in crisi l’azienda oltre che provocare la cancellazione di alcuni importanti contratti, in primis quello con Toshiba.

Non a caso David Ditzel, CTO di Transmeta, ha rapidamente liquidato la questione: “Non possiamo dire nulla sulla disponibilità e, sulla base di quello che è successo con il TM5800, è meglio non fare previsioni”. Passando poi a descrivere la nuova strategia finalizzata al mercato giapponese, chiamata “Japan First”. Ulteriore rafforzamento della solida partnership da sempre attivata con gruppi di quel paese, dove nomi quali Sony, Fujitsu, Hitachi, Sharp, Casio hanno fin da subito abbracciato a piene mani le potenzialità del Crusoe (oltre il 90 per cento delle entrate arrivano dal Giappone). Tutto il contrario di quanto è accaduto (e va accadendo) invece in patria, dove a tale chip si preferisce di gran lunga quelli del solito Intel. Un trend che il TM8000 dovrebbe intaccare in qualche misura, almeno nelle speranze di Ditzel e colleghi.

Altra segnalazione da non tralasciare riguarda la release della versione ufficiosa dell’atteso Mozilla 1.0. Ufficiosa, o meglio non-ufficiale, come informa testualmente Mozillaquest.com, perché sarebbe ormai in dirittura d’arrivo quella definitiva. Ma siccome sembrano essere in parecchi a non poter aspettare, ecco l’immediata disponibilità di questa 1.0.0, nella quale mancano solo opzioni minori: note di rilascio, documentazione, FAQ, help e poco più. È vero che ci sarebbe ancora parecchio lavoro di debugging da fare, suggerisce qualcuno, e quindi meglio prenderla comoda per l’arrivo della versione finale (la quale dovrebbe risultare pressoché identica alla recente RC3, release candidate tre). Comunque sia, lo scenario conferma l’attenzione dell’intero ambito informatico per l’arrivo del super-browser open source. Segno premonitore, forse, del successo cui potrebbe andare incontro Mozilla 1.0, divenendo magari un altra colonna portante della rivoluzione open source.

Una rivoluzione che non può certamente fare a meno delle posizioni tanto motivate quanto ineccepibili di Richard Stallman, in arte RSM. Lo conferma l’ultima sua uscita, una sorta di chiamata alle armi contro UnitedLinux, consorzio di fresca formazione mirato alla produzione di un sistema di base per l’area enterprise. La versione alfa della nuova distribuzione è praticamente già pronta, mentre quella finale è attesa entro fine anno. UnitedLinux userà una serie di risorse presenti nei sistemi di SuSE, Caldera, TurboLinux, e Conectiva per produrre “una partnership globale” capace di arrivare a uno standard-Linux per il settore business. Qualcosa che non riguarda quindi i singoli utenti desktop, i quali non avranno alcun peso nelle decisioni operative del consorzio, ha chiarito Gerhard Burtscher, CEO di SuSE. A cui ha fatto eco il boss di Caldera, Ransome Love: “Stiamo sperimentando un nuovo business model, basato sul sistema collaborativo dell’open source ma contenente altri elementi critici come la possibilità di trarre profitti e di stimolare ulteriormente l’innovazione. Pur trattandosi di trovare un equilibrio alquanto delicato, credo sia qualcosa di rivoluzionario che porterà enormi benefici a Linux nel suo complesso.”

Decisamente opposta la posizione della Free Software Foundation. Soprattutto perché, nonostante tali sforzi cooperativi dovrebbero condurre alla messa a punto di una “core distribution” i cui sorgenti saranno “freely available,” non ne vengono specificate le circostanze — mentre è certo che le versioni binarie non saranno disponibili per il download gratuito. Ancora, sia agli utenti che alle stesse quattro aziende coinvolte viene fatto divieto di usare la dicitura “UnitedLinux” per qualsiasi prodotto desktop dovesse risultare dalle modifiche ai sorgenti. Ma è in particolare la licenza “per-seat” a suscitare le preoccupazioni (e le ire) di parecchi programmatori. Si tratta in pratica di consentire il download soltanto per “usi non-commerciali”. L’idea della licenza “per-seat” è analoga a quella presa recentemente da Caldera nella release della versione 3.0 del software per server e workstation. L’immediata reazione negativa della comunità open source aveva poi costretto la società a fare rapidamente marcia indietro, garantendo agli utenti l’utilizzo gratuito non-commerciale.

Il modello riproposto da UnitedLinux ha ottenuto la secca replica di Stallman: “La licenza ‘per-seat’ perverte il sistema GNU+Linux a qualcosa che rispetta la libertà individuale al pari di Windows. Non è ammissibile restringere a tal punto i programmi sotto GPL inclusi nel sistema, perché ciò ne violerebbe la GNU GPL, mentre sono i programmi non-copyleft ivi inclusi a rappresentarne i veri punti di vulnerabilità. Sviluppatori di free software, non consentite il ricorso alla licenza ‘per-seat’ dei vostri programmi. Usate la GNU GPL!”
A nome della Free Software Foundation, Bradley Kuhn ha poi aggiunto che la maggiore preoccupazione riguarda il fatto che “il nuovo sistema di licenza è del tutto inappropriato per il free software, è completamente opposto alla libertà.” E riguardo il (supposto) valore aggiunto di software proprietario incluso nel pacchetto, numerose “compagnie di Free Software hanno invece optato per servizi di assistenza e manualistica, una strada che vorremmo venisse intrapresa anche da UnitedLinux, anziché privarci della libertà.”

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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