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Tra privacy e anonimato, dove stia la misura

08 Ottobre 2013

Tra privacy e anonimato, dove stia la misura

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C'è simmetria tra la possibilità di esprimersi e quella di essere sorvegliati. Nuove tendenze complicheranno la situazione.

Prima della rete era scontati per il comune cittadino sia la privacy che l’anonimato. Fare sentire la propria voce era difficile, ma altrettanto il rischiare di essere ascoltato da servizi segreti e altre organizzazioni.

Ora che c’è la rete, la possibilità di fare sentire la propria voce è esplosa, a prescindere che qualcuno poi ascolti davvero ma questa è un’altra storia: da WordPress a Tumblr a Twitter a Facebook a Google+, la tribuna è diventata palesemente universale. L’affermazione di sé ha trovato la sua apoteosi e quanto scriveva Tom Wolfe negli anni settanta a proposito del decennio dell’io ha trovato pieno compimento:

Il nuovo sogno alchemico: cambiare la propria personalità – ricostruire, rimodellare, elevare e lucidare il vero e proprio sé… e osservarlo, studiarlo e annotarlo. (Io!)

Quasi per simmetria si è avuto lo smantellamento della privacy. Sulle politiche di Google o Facebook, ma soprattutto sui programmi di sorveglianza e intercettazione delle varie organizzazioni nazionali a partire dalla statunitense NSA riceviamo aggiornamenti costanti.

Mi piacerebbe spostare la riflessione su due aspetti della simmetria tra privacy e anonimato che prenderanno piede nel prossimo futuro e forse porranno domande ancora più impegnative.

Il primo è il quantified self, la misurazione dei dati relativi alla nostra vita ma anche al nostro corpo e alle risposte che diamo all’ambiente, di cui ha parlato su queste pagine Adriana Lukas in occasione di State of the Net. Fino a che punto ha un senso sorvegliare il proprio fegato, ovvero dove si traccia la linea tre la giusta attenzione alla salute e la distrazione ipocondriaca? Soprattutto, che dinamiche si instaurano quando il nostro fegato finisce condiviso tra i colleghi della corsa in pausa pranzo… o la nostra assicurazione trova modo di arrivare ai dati surrettiziamente?

Il secondo aspetto riguarda i ragazzi, sul cui rendimento c’è sempre più pressione e per i quali si sta pensando a metriche che rasentano l’inquietudine, come quelle che la Fondazione Gates finanzia attraverso l’iniziativa inBloom, del cui video concept riferisce così il New York Times:

Un’insegnante si accuccia accanto a un bambino di seconda per valutare quante parole al minuto sia in grado di leggere: 55, di cui 43 correttamente. Più tardi si avvicina a uno studente di nome Tyler e seleziona un ebook “per studenti a rischio”. Il video segue Tyler a casa, dove sua mamma si collega a un portale per aggiornarsi sullo stato dell’apprendimento del ragazzo: presenza 86%, prestazioni 72%. Preme un pulsante e invia l’ebook al televisore di casa.

Fino a che punto è utile e produttivo approfondire la misurazione del nostro corpo? Fino a dove si estende il diritto di un genitore a conoscere e quantificare ogni minuto passato dalla prole su ogni attività? O di converso, quanta visibilità può avere una scuola sul tempo libero dei propri studenti?

Il problema non è evidentemente quello dei possibili abusi. Esattamente come in Asia lo screening prenatale contribuisce allo squilibrio demografico dei generi, già oggi regimi come quelli cinese o iraniano usano la rete a scopi di repressione con molta più disinvoltura di quanta possano permettersi persino le ciniche agenzie americane. L’esistenza dello strumento contiene in sé la possibilità dell’abuso.

Invece occorre ridisegnare la mappa delle nostre aspettative, in termini di espressione e di privacy. Perché, al momento di spostarci su Tor perché nessuno possa seguirci, dobbiamo anche decidere che cosa possiamo ignorare scientemente del nostro organismo oppure in che misura spetti ai minorenni imparare ad amministrarsi da soli e quanto invece a sistemi di sorveglianza ad hoc.

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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