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Tot licentiæ, tot sententiæ

14 Aprile 2014

Tot licentiæ, tot sententiæ

di

Il fotografo chiede soldi per l'utilizzo di una foto pubblicata con licenza non commerciale; il giudice non capisce bene il senso.

Uno dei leit motiv dei miei seminari sulle licenze open è legato al concetto che, essendo le licenze atti di diritto privato, non sono legalmente valide o invalide a priori; bisogna valutare se risultano solide di fronte ad una controversia.
D’altro canto, avere casi giurisprudenziali (nel senso di sentenze possibilmente definitive) che possano essere utilizzati come cartina tornasole del funzionamento di queste licenze è vitale per noi giuristi. Ci permette di utilizzare riferimenti concreti nelle nostre disquisizioni e non semplicemente di parlare per ipotesi e considerazioni dogmatiche. Di casi che arrivino a sentenza sulle licenze open ce ne sono pochi; e in generale sono più frequenti nell’ambito software e meno nell’ambito dei contenuti creativi. Quindi quando accade è sicuramente notizia degna di nota, come nei giorni scorsi all’annuncio della decisione di un tribunale tedesco su un’opera licenziata con Creative Commons.
Il Tribunale Regionale di Colonia ha giudicato un caso di riutilizzo di un’immagine originariamente pubblicata su Flickr sotto una licenza Attribution – Non commercial 2.0, ripubblicata sul sito Dradiowissen.de (di una radio tedesca) e poi “reclamata” dal fotografo nell’ordine di 310 euro per violazione di diritti d’autore. L’esito è stato abbastanza sorprendente, dato che il giudice sembra aver giudicato senza aver pienamente colto il senso e il meccanismo di funzionamento delle licenze CC. Come emerge da un commento apparso sul sito Heise.de il 20 marzo scorso,

Nella sua motivazione, la corte distrettuale non è entrata nel merito della definizione di “Non-Commercial” ma ha solo scritto: “non è chiaro quali siano i diritti di utilizzo concessi nel caso specifico”. In mancanza di una dichiarazione sufficientemente chiara, l’emittente radio avrebbe dovuto informarsi; ma non è stato rispettato tale dovere di diligenza.

Per commentare con maggior precisione il caso concreto sarebbe necessario verificare tutti gli atti di causa e soprattutto visionare la pagina web in cui era stata inserita l’immagine con i relativi disclaimer. Tuttavia, possiamo dice che, al di là dell’interpretazione di non commerciale (clausola che tre le quattro utilizzate nelle CC è sicuramente quella che crea maggiori problemi interpretativi), il ragionamento del giudice dà un segnale non proprio positivo al mondo dell’open licensing.
Lo spirito delle CC è proprio disintermediare la gestione dei diritti e di rendere più agile il riutilizzo delle opere, senza obbligare a chiedere di volta in volta un permesso. Licenza viene dal latino licēre ed è quindi un’autorizzazione in sé (benché condizionata). Se devo chiedere ancora il permesso, il gioco non ha più senso.
L’esito della controversia conferma uno dei principî cardine della gestione dei diritti d’autore e quindi dell’open licensing: l’autore è sempre in una posizione privilegiata rispetto agli utilizzatori, dato che a lui basta dimostrare di essere titolare dei diritti sull’opera; per tutti gli altri occorre dimostrare di essere stati legittimamente autorizzati all’utilizzo, secondo il dovere di diligenza di cui parla appunto il giudice tedesco.
Il testo di questo articolo è sotto licenza http://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/.

L'autore

  • Simone Aliprandi
    Simone Aliprandi è un avvocato che si occupa di consulenza, ricerca e formazione nel campo del diritto d’autore e più in generale del diritto dell’ICT. Responsabile del progetto copyleft-italia.it, è membro del network Array e collabora come docente con alcuni istituti universitari. Ha pubblicato articoli e libri sul mondo delle tecnologie open e della cultura libera, rilasciando tutte le sue opere con licenze di tipo copyleft.

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