Era la fine del 2001, per la precisione l’11 dicembre, quando venne presentato, il patto fra le istituzioni, le imprese, le fondazioni bancarie, il mondo della ricerca e dell’università torinese finalizzato alla creazione di “Torino Wireless”, un distretto dedicato all’Information and Communication Technology nell’area metropolitana del capoluogo piemontese.
Torino, città simbolo dell’automobile cercava di distaccarsi dai suoi luoghi comuni per qualificarsi come leader in un settore innovativo. Il modello era ambizioso: creare i presupposti per il decollo di una vera e propria “Wireless Valley” con centro a Torino, in grado di estendersi alla Torino metropolitana e alla provincia. Il progetto Torino Wireless, il primo distretto tecnologico italiano di questo tipo, voleva diventare un’iniziativa pilota a livello nazionale, candidando la città ad essere uno dei nuovi poli internazionali del settore “senza fili”.
L’obiettivo era di sviluppare il distretto attraverso la collaborazione di un insieme di attori di natura diversa interessati a partecipare a una strategia comune in grado di aumentare la competitività dell’area piemontese e di imporsi alla concorrenza estera.
Numericamente “dare impulso alla ricerca, alla nascita e allo sviluppo di aziende” richiederà obiettivi ambiziosi: in dieci anni il numero dei ricercatori nel settore dovrà raddoppiare o triplicare, da 2.000 a 4.000-6.000 unità; l’incidenza dell’ICT sul PIL dell’area dovrà duplicare dal 5% al 10 %, generando la nascita di almeno 50 nuove imprese di dimensione internazionale in grado di entrare nei mercati globali.
Per questo erano stati promessi 130 milioni di euro in cinque anni da parte di istituzioni pubbliche, da alcune aziende del settore ICT e da istituzioni finanziarie. Le tre principali aree di presidio del progetto si focalizzavano su Ricerca e Sviluppo per mantenere e accrescere l’eccellenza nel settore e avviare la creazione di un laboratorio di ricerca sul wireless a livello mondiale e un programma di alta formazione nel senza fili. L’area di accelerazione si indirizzava a aumentare l’impatto economico delle idee innovative nelle tecnologie avanzate attraverso un insieme di attività che andavano dalla creazione di start-up al networking di idee, uomini e aziende, allo sviluppo di un incubatore dedicato per supportare le nuove imprese. Il terzo motore del progetto era il Fondo di Venture Capital con capitali da investire in innovazione tecnologica nel Piemonte.
Poi però le cose sono andate avanti lentamente tra un certo preoccupato scetticismo di quanti speravano il progetto decollasse in tempi brevi. Poco tempo dopo il lancio del dicembre 2001, il 25 gennaio 2002, è divenuto operativo il Comitato Guida con lo scopo di mettere in atto le attività di ideazione, progettazione e gestione di Torino Wireless con base presso la sede dell´Istituto Mario Boella.
Un anno dopo il 18 dicembre 2002 è stata costituita la Fondazione Torino Wireless, organismo di coordinamento del distretto con la mission di sostenere la crescita delle attività di ricerca e accelerare i processi di creazione e sviluppo di impresa attraverso una strategia condivisa dai principali attori del territorio. Poi ancora silenzio fino al 30 maggio 2003 quando finalmente è stato presentato Gianni Fabri, nuovo direttore di Torino Wireless che si è affiancato all’opera di Rodolfo Zich ex Rettore del Politecnico di Torino, Presidente della Fondazione Torino Wireless e grande profeta operante del progetto. Sempre a fine maggio 2003 sono finalmente stati stanziati concretamente molti dei milioni di Euro promessi da parte del Miur e degli enti locali.
Gianni Fabri è arrivato a Torino Wireless con grande entusiasmo. Laureato in Fisica, vanta una notevole esperienza sia nel settore accademico sia in quello aziendale. Secondo Fabri “Torino Wireless deve alimentare l’ulteriore sviluppo delle aziende ICT sul territorio locale, il problema va affrontato all’origine trasformando le opportunità offerte dai risultati della ricerca in nuove imprese in grado di generare profitto e rivitalizzare l’intera filiera. Torino Wireless nasce proprio per integrare ricerca e business. I nostri obiettivi di largo respiro sono di produrre ricerca, innovazione, creare aziende e business in grado di imporsi sul mercato mondiale”.
Ci sono poi degli obiettivi operativi concreti. “Vogliamo – dice Fabri – conoscere meglio le aziende sul territorio che forniscono servizi ICT per questo intervisteremo molte di queste per mapparle e comprenderne le esigenze e le potenzialità per riuscire a ricostruire la filiera produttiva. Stiamo lavorando alle linee guida per il bando del Ministero per poter sostenere progetti di ricerca nel distretto grazie ai finanziamenti del MIUR. Torino Wireless intende anche sviluppare una politica forte sul tema dei Diritti di proprietà intellettuale che derivano dalle attività di ricerca e che permettono lo sfruttamento industriale delle idee innovative”. Un possibile anello debole della catena per produrre valore può essere il reperimento di capitali a rischio. Per questo si cercherà di attirare sui progetti e sulle aziende società di Venture Capital e Business Angel che forniscano capitali per le diverse fasi dei progetti.
È di questi giorni la notizia che la Fondazione Torino Wireless ha siglato un accordo di collaborazione con l’Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico, attivo da quattro anni nelle attività di supporto alla creazione d’impresa. L’accordo prevede che I3P inserisca, direttamente e a condizioni privilegiate, le start up segnalate dalla Fondazione nei propri piani di incubazione. Contestualmente Torino Wireless si impegna a offrire un supporto alle attività di incubazione correntemente svolte da I3P, partecipando alla valutazione delle idee, nell’ambito della Business Plan Competition “Concorso Galileo Ferraris”.
Finalmente il percorso di Torino Wireless sembra partito a passo spedito. Gli obiettivi si sono ridisegnati rispetto al progetto originario con maggiore concretezza. Restano alcuni interrogativi.
Parlare di ricerca nel settore del wireless può significare molte cose: ricerca tecnologica pura, ricerca sui servizi, ricerca sugli sviluppi dei mercati. La tendenza del progetto sembra molto tecnologico, data la matrice in cui si incanala lo stesso. Il timore che troppa tecnologia senza sensibilità ai mercati, alle esigenze dei consumatori e delle aziende possa diventare a gioco lungo improduttiva e sterile anche se l’accento forte verso lo sviluppo di aziende operanti sul mercato globale non potrà che fare selezione darwiniana fra progetti concreti e di successo e voli pindarici improduttivi.
Un progetto come Torino Wireless non può “crescere come un fungo” in un territorio imprenditoriale, sociale e culturale apparentemente alieno allo stesso. I progetti della Fondazione Torino Wireless dovranno incentrarsi per creare una vera “cultura del wireless” nel territorio torinese per diffondere stimoli, conoscenze, ed esempi concreti di utilizzi del “senza fili” per rendere strati sociali allargati partecipi e a loro volta coscienti del contesto di sviluppo in cui vivono e lavorano. Torino potrà diventare allora non solo un laboratorio di tecnologie ma anche un laboratorio di evoluzioni sociali, qualcosa di simile a quello che Howard Rheingold descrive nel suo “SmartMobs, tecnologie senza fili, la rivoluzione sociale prossima ventura”. In questo modo Torino potrà davvero diventare visibile nel mondo economico e culturale non più come la città dell’automobile ma come la città del mobile digitale senza fili.