Le Olimpiadi di Torino 2006 sono caratterizzate anche dall´incredibile partecipazione di volontari. Dall´assegnazione dei Giochi a oggi, grazie ad apposite iniziative formative come i Ragazzi del 2006, il Toroc è riuscito a coinvolgere non solo ragazzi e sportivi, ma anche tante persone normali, appassionate di sport invernali e, come abbiamo potuto notare anche nella cerimonia di apertura, animate da incredibile entusiasmo e voglia di partecipare. Ovviamente anche tra i volontari e gli operatori esistono blogger, testimoni diretti di quegli eventi olimpici, che finiscono nel giro di pochi minuti su blog e gallerie fotografiche, per diventare patrimonio informativo multiforme e condiviso – e con risultati il più delle volte inattesi e sorprendenti.
Giovanni, di Matera, è Estragon: appassionato del Piemonte e di Torino, dove studia all´Università, è attualmente impegnato sul fronte alpino nell´organizzazione di Torino 2006. A lui chiediamo se e come le nuove tecnologie – e in particolare le applicazioni di social networking – vengono utilizzate tra gli addetti ai lavori.
Apogeonline: Esistono numerosi blog di volontari che scrivono in diretta dalle strutture olimpiche e dagli impianti in montagna. Che cosa ne pensi, sono diventati uno strumento di comunicazione alternativo?
Estragon: Penso che sia stupendo. La vita olimpica per chi lavora nelle diverse venue è assurda. Non ci sono orari garantiti, non c’è modo di informarsi su ciò che accade negli altri siti olimpici né di sapere cosa accade nel mondo. L’unico mezzo d’informazione è The Village, quotidiano olimpico in distribuzione gratuita nei luoghi olimpici e su Internet. Allo stesso tempo, il mondo non ha modo di sapere come sono le Olimpiadi dall’interno. La tv, ma i media in genere, sono troppo impegnati a seguire l’evoluzione delle gare, a volte dimenticandosi dell’enorme lavoro che c’è dietro. Ecco allora che arrivano i blog, che io amo definire trasposizioni virtuali di identità reali. I blog, più di altri mezzi, riescono a carpire la vera essenza di un evento di questa portata: attraverso questo nuovo media ci si informa, ci si diverte, si fa conoscenza anche grazie a esperienze simili vissute in luoghi diversi. È la gente stessa che senza censura, senza inibizioni, completamente libera di dire tutto ciò che vuole, racconta quello che accade, sia nel bene sia nel male.
A: Come nasce secondo te questo fenomeno?
E: Proprio per quello che ho detto prima: c’è libertà, condivisione, aggregazione, divertimento, informazione, ma soprattutto interazione. La gente ha bisogno di informarsi e di informare.
A: Tra questi “volontari della comunicazione” hai qualche punto di riferimento in particolare?
E: Ho pochi punti di riferimento costanti, linkati nella rollbar del mio blog, ma a quelli se ne aggiungono ogni giorno di nuovi, a seconda delle situazioni. Sicuramente le numerose social application come Technorati, Blogitalia, Flickr mi aiutano a creare nuovi punti di riferimento, ma il lavoro più grande viene svolto dagli stessi blogger, che segnalano, linkano, commentano altri blogger, creando così reti sociali tutte da scoprire. È così che ogni giorno, da un paio di settimane a questa parte, scopro centinaia di post o foto taggati con le parole chiave olimpiche: olympics, winter, games, torino o turin. Per ovvi motivi di tempo, diventa impossibile seguire tutti, perciò in genere scelgo a caso dal mucchio, finché non trovo qualcuno davvero interessante che, magari, andrà ad aggiungersi alla lista dei miei punti di riferimento.
A: Le nuove tecnologie sono diventate un punto di riferimento anche tra gli addetti ai lavori?
E: Le nuove tecnologie sono alla base delle comunicazioni – e non solo – di questa Olimpiade. Di nuove tecnologie ne ho viste tante, a iniziare da Wireless Olympic Works, il servizio informativo wireless sviluppato da Samsung per permettere allo staff dei Giochi Olimpici di ricevere in tempo reale informazioni e dati direttamente sul proprio cellulare, continuando con la totale copertura Wi-Fi dei villaggi olimpici, per finire con i sistemi web-based attraverso i quali è possibile avere informazioni sulle disponibilità dei biglietti per le gare ed eventualmente ordinarli e stamparli. Di nuove tecnologie ce ne sono davvero tante, ma devo dire che sono spesso supportate da tecnologie meno recenti come, per esempio, i walkie-talkie, pratico e veloce strumento portabile, indossabile e anche economico.
A: Esiste solo il canale formale delle informazioni o esiste anche un canale informale, magari anche più efficace, di tipo digitale?
E: Tutte le comunicazioni di servizio viaggiano via email o grazie alla telefonia mobile, ma come accade da tempi ormai immemorabili, il miglior sistema per essere informati in anticipo o comunque velocemente di ciò che accade è il passaparola. La presenza fisica dei potenziali informatori è però limitata, motivo per cui se si dispone di un computer e di un collegamento a Internet, si può espandere questo campo d’azione sfruttando la blogosfera.
A: Le nuove tecnologie aiutano anche a superare le barriere linguistiche tra diverse nazionalità?
E: Più o meno. Proprio ieri, in un momento di pausa, ero in ufficio con Rod, il mio major americano che, nonostante la sua buona volontà, non ha imparato ancora l’italiano. Ci divertivamo a cercare la traduzione di alcune frasi in inglese ed italiano utilizzando gli strumenti messi a disposizione da Google. Abbiamo riso per un po’, proprio perchè nonostante tutto, questo potente strumento informatico, come altri, non è in grado di effettuare traduzioni attendibili. Noi italiani però, abbiamo un pregio: nonostante le difficoltà linguistiche, riusciamo a farci capire comunque, in ogni occasione. In fondo circa il 70% della comunicazione umana non è verbale.