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The Honest Thief: la super-bufala globale

04 Aprile 2003

The Honest Thief: la super-bufala globale

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Stavolta ci siamo cascati proprio tutti: Wall Street Journal e agenzie pubblicitarie, industriali e utenti di ogni parte del mondo.

“Prima di tutto volevo divertirmi un po’ con questa storia; fare dei pesci d’Aprile è parte integrante della nostra cultura…e non si può essere un vero prankster senza forzare le cose.” Questa la candida spiegazione sulla colossale bufala del ‘ladro onesto’, offerta dagli stessi autori al pubblico di internet (non casualmente) il primo aprile scorso. L’ennesima, sofisticata ‘hoax’ che ha preso rapidamente il largo sfruttando al massimo le dinamiche dell’odierno villaggio globale. Tutto pur di attirare l’attenzione di media e utenti sulla pubblicazione di un libro dedicato, guarda caso, a innovative strategie di marketing e affini che ciascuno di noi, proprio in quanto ‘ladro onesto’, sarebbe solito riprendere e utilizzare a piacimento per raggiungere i propri fini.

Meno di due mesi or sono, il progetto The Honest Thief era stato annunciato al mondo tramite le press-release di qualificate agenzie PR. In pratica, si informava sull’arrivo di un nuovo software e relativi servizi, a cura della PGR BV e del suo fondatore-presidente Pieter Plass, servizi che avrebbero consentito all’omonima azienda di “diventare l’equivalente delle banche svizzere per il settore del file-sharing.” Il testo diffuso dall’Alliant Group spiegava infatti come l’idea nascesse da una sentenza promulgata un anno fa da una corte d’appello dei Paesi Bassi, secondo cui il noto Kazaa non era responsabile di azioni illegali condotte dagli utenti che ne utilizzano il software. Tale sentenza, ribadiva la press-release di febbraio, “aveva spianato la strada per far diventare l’Olanda il primo rifugio legale al mondo per le società di file-sharing”. Non meno autorevole il tono di Pieter Plass, come testimoniano le varie interviste concesse in giro: “Definiamolo pure scambio-file o borseggio, ma qui in Olanda significa buoni affari.”

Evento talmente ben organizzato che hanno abboccato tutti. In primis, la stessa agenzia pubblicitaria cui si erano rivolti Plass e soci, lasciata all’oscuro di tutto: il comunicato originario veniva subito rilanciato da Business Wire e ripreso dalle maggiori testate digitali, da CNET a Wired News, oltre che dall’editoria cartacea specializzata. Per finire addirittura sulle pagine del Wall Street Journal, la cui Market Section del 21 febbraio si apriva con un articolone: “Nessuno ha mai sentito parlare di Pieter Plass… ma The Honest Thief si annuncia come serio protagonista nel mondo del file-sharing.” Né mancavano i commenti degli esperti e le opinioni degli addetti ai lavori, mentre gli studiosi più attenti si affrettavano a spiegare in puro legalese come la sentenza olandese, pilastro dell’intera operazione, andasse in realtà presa con le dovute molle soprattutto a livello internazionale.

Analogo lo scenario concretizzatosi in questo spazio. Il sottoscritto aveva prontamente segnalato la cosa, pur sottolineando le “speranze eccessive dei promotori” e riportando le preoccupate le posizioni delle major discografiche:

Così puntualizza un comunicato del consorzio IFPI, rappresentante dell’industria discografica internazionale e affiliato della Recording Industry Association of America (RIAA): “È difficile capire come qualcuno possa sostenere di ‘guadagnare onestamente’ quando ruba il lavoro altrui.”

Un paio di settimane dopo, rincarava la dose una delle news curate da Davide Pellegrino:

“Il ladro onesto” lancia una nuova iniziativa per permettere lo scambio legale di file MP3.
Il costo viene addossato a una società, in cambio dell’affitto del proprio computer.

Nel complesso, dunque, si era un po’ tutti in attesa dell’imminente lancio di quanto promesso: in particolare, avrebbe dovuto partire in settimana il servizio di assistenza legale gratuita per gli studenti di college, dopo che il deputato USA John Carter aveva dichiarato che il loro arresto “per scambi illegali di file avrebbe aiutato a ridurre la pirateria.”

Ebbene, si trattava di una balla colossale, organizzata ad arte da Pieter Plass e Co., i quali ora ne svelano sul loro sito lo sviluppo e gli obiettivi, con annesso diario passo passo. Aggiungendo, a scusante della manovra, che in qualche modo bisognava pur guadagnare qualche spazio per la promozione del libro (anch’esso intitolato The Honest Thief) e per dar corpo alla filosofia a cui si ispirano le argute strategie manageriali ivi descritte. “In ogni cosa che facciamo esiste un elemento di onesta rapina…è così che si riesce ad imparare qualcosa, a raggiungere le proprie mete,” spiega ancora Plass. “Definire il tutto come ‘ladro onesto’ fa più colpo che parlare di qualcosa tipo ‘tutto ciò che impari e ti porti appresso nella vita’.”

Sarà pure vero, ma intanto il risultato ottenuto appare una sorta di boomerang. A partire dalle affermazioni di Steven Phenix, direttore dell’Alliant Group: “Siamo stati tenuti fuori da tutto come chiunque altro, e non ne sono affatto contento: Plass non è più tra i nostri clienti. Non è così che operano i PR in questo paese… ho un lungo elenco di persone a cui devo delle scuse.” Mentre Phyllis Dantuono, senior vicepresidente di Business Wire definisce l’accaduto “qualcosa di incosciente”.

Per qualcuno, l’incidente rappresenta l’ennesima, importante lezione per i professionisti dei media e/o altri giornalisti, particolarmente nella fluidità dell’ambito digitale, mentre il gruppo degli olandesi cerca di attenuare la botta ricorrendo al senso di umorismo tipico delle hoax su internet. Qualcosa di valido e importante soprattutto in questi tempi decisamente tetri: la tragicità degli eventi bellici in Iraq viene infatti citata come motivo centrale che ha portato l’altro giorno alla rivelazione della bufala. Conclude Plass: “Credo che la gente conservi ancora il senso dell’humour e possa apprezzare lo sforzo di aver organizzato un’hoax simile, e anche il fatto di spiegare che si tratta effettivamente di una bufala.” La quale, c’è da scommetterlo, verrà ricordata per parecchio tempo e merita certamente un posto d’onore nel sempre più affollato (e necessario) Museum of Hoaxes….

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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