La Fixed-to-Mobile Convergence Alliance raccoglie, tra gli altri, il primo operatore giapponese di telefonia mobile NTT DoCoMo, il britannico BT Group e Cegetel, numero due francese del settore, Swisscom, Korea Telecom, Brasil Telecom, l’australiano Telstra, Eurotel, e il canadese Rogers, operatore via cavo e mobile.
Il mese scorso BT aveva annunciato il futuro lancio di un nuovo servizio da telefono fisso verso gli apparecchi mobili, per gli utenti che utilizzano la rete Vodafone. In quell’occasione, l’operatore aveva detto di aspettarsi un fatturato annuale di un miliardo di sterline (1,8 miliardi di dollari) entro cinque anni.
BT, il numero uno britannico della telefonia fissa, intende proporre alla clientela un telefono che si collegherà alle linee fisse quando sarà utilizzato a casa o sul luogo di lavoro dell’abbonato, mentre utilizzerà la rete mobile di Vodafone per ogni altro collegamento telefonico.
Gli operatori di telefonia fissa vedono, in questo sistema di convergenza, un mezzo per fermare l’emorragia continua dei loro clienti verso supporti mobili, mentre gli operatori mobili sperano che questa soluzione permetterà loro di proseguire lo sviluppo su mercati sempre più saturati.
L’alleanza spera dunque di influenzare lo sviluppo di nuove tecnologie, raccogliendo un peso specifico elevato in grado di esercitare pressioni sui principali fornitori, per garantire la compatibilità con le reti dei suoi membri.
Pare invece, sempre stando a quanto riportato dal Financial Times, che Vodafone, numero uno mondiale della telefonia mobile, abbia rifiutato di partecipare all’alleanza.