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Telecoms Package, cosa cambia per gli utenti

03 Giugno 2011

Telecoms Package, cosa cambia per gli utenti

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Più garanzie per chi usa internet o deve cambiare operatore, ma l'applicazione già viene rimandata dal Parlamento italiano.

I diritti degli utenti internet e telefonici italiani sono nel bel mezzo di un guado. Lento e faticoso. Se tutto va bene nel 2012 le cose saranno migliori: saremo più tutelati contro l’arbitrio degli operatori telefonici, che tradizionalmente è stato assoluto soprattutto in materia di banda larga. Lo sanno bene coloro che hanno navigato come lumache con la propria Adsl, sentendosi rispondere dal call center che “non ha diritto a protestare, la sua offerta non ha una banda minima garantita”. Oppure coloro che hanno aspettato settimane per un cambio operatore e magari nel passaggio hanno anche perso il proprio numero di telefono. E infine quelli la cui Adsl funzionava a sprazzi e oltre il danno si sono beccati la beffa: non solo non hanno avuto rimborsi ma anche hanno dovuto pagare un costo di disdetta, quando esasperati hanno troncato il contratto.

Già in ritardo

Ho riassunto qui tre disavventure tipiche dell’utente internet italiano. I suoi nuovi e futuri diritti le consegneranno, probabilmente, a un passato di cui il mercato non deve essere troppo fiero. Ma è ancora presto per dichiarar vittoria. È bene anzi conoscere a fondo i neo-diritti che si stanno formando, perché il loro iter sembra travagliato. In particolare c’è da seguire la vicenda del Telecoms Package, che contiene una ridda di nuovi diritti. Quasi tutti i Paesi europei hanno mancato la scadenza del 25 maggio, ma il governo italiano rischia di fare peggio degli altri, poiché ancora non ha una data chiara di recepimento. «Per prima cosa il Parlamento deve fare una legge di delega al governo, con i criteri da seguire nel recepimento. Il governo poi deve emettere un decreto in base a quei criteri», spiega Nicola D’Angelo, consigliere dell’Autorità garante delle comunicazioni. «Infine la palla passa ad Agcom, che deve fissare le regole per applicare i nuovi diritti», continua. L’iter è laborioso; al momento, la legge di delega è in terza lettura alla camera. Con in più un’incognita: «secondo la Commissione europea alcuni aspetti del Package sono immediatamente esecutivi, cioè non richiederebbero il decreto, ma solo che l’Autorità li applich», continua D’Angelo. Si tratta probabilmente di quelle parti già abbastanza dettagliate e che non modificano il codice delle comunicazioni elettroniche. Gli Stati membri pensano però che il recepimento serva per tutto il Package». Nelle prossime settimane l’Italia dovrà sciogliere anche questo nodo. Speriamo presto, perché i nuovi diritti sono preziosi. Vediamo quali sono, concentrandoci su quelli riguardanti il rapporto tra utente e operatore telefonico (il Package infatti è molto vasto).

I nuovi diritti

Sarà più facile e veloce cambiare operatore con la portabilità del numero: in un solo giorno. Adesso ce ne vogliono tre per la telefonia mobile e cinque per quella fissa. Crescerà la trasparenza dei contratti: gli operatori dovranno indicare i livelli di qualità minima promessi e rimborsare l’utente se non li rispettano. Nella trasparenza rientra anche il concetto di neutralità della rete: gli operatori dovranno specificare meglio in che cosa consistono le proprie politiche di gestione del traffico. Adesso sono tutti diritti che in Italia valgono solo in parte. Gli operatori hanno una certa libertà nel dichiarare le proprie politiche di rete, sui propri siti web. Solo Telecom Italia dice su quali centrali telefoniche, e quando, applica le tecniche per rallentare le applicazioni che consumano più banda. Non le specifica tutte, però, come nota Altroconsumo (che infatti ha mandato una diffida a Telecom, a riguardo). Gli operatori non indicano inoltre la velocità a cui andranno le applicazioni o gli utenti rallentati. Né garantiscono una velocità almeno sufficiente a fruirle (un’eccessiva lentezza equivale a bloccarle allo stato pratico). Solo per le offerte banda larga fissa, inoltre, vale l’obbligo di indicare parametri minimi di qualità. Comunque l’utente, in caso di mancate promesse, ha diritto solo a una disdetta gratuita, al termine tra l’altro di una lunghissima e laboriosa procedura. Deve testare la propria linea per 24 ore, poi dare un mese di tempo all’operatore per rimediare, poi ancora ripetere il test e solo a questo punto ottiene eventualmente la disdetta gratuita. È un passo avanti rispetto alla semi-totale assenza di diritti, ma ancora molto poco. Quanti preferiranno pagare i 50 euro circa di disdetta piuttosto che sorbirsi il lungo test? Non a caso solo in pochi l’hanno fatto (2.800 utenti) e ora Agcom e la Fondazione Ugo Bordoni stanno cercando di renderlo più snello (per farlo durare “solo” poche ore). Obiettivo 2012 di Agcom è estendere questo meccanismo anche alla banda larga mobile e consentire all’utente di testare il proprio doppino telefonico. Quest’ultimo punto serve a capire i limiti intrinseci della propria linea e quindi è un ulteriore passo verso la trasparenza, che dà forza e libertà di scelta all’utente. Se scopriamo che il nostro doppino supporta al massimo 7 Megabit, è inutile attivare un’Adsl a 20 Megabit. Se invece è proprio sfortunato e va a meno di 1 Megabit, potremo decidere di evitare proprio l’Adsl e abbonarci a un’offerta wireless.

Rimborsi

Infine, tutti questi diritti restano debolissimi se l’utente non può contare su un deterrente più forte della disdetta gratuita. Agcom l’ha già previsto: dal primo gennaio 2012, farà applicare un sistema automatico di rimborsi. In sintesi: gli operatori daranno 7,50 euro di rimborso (sulla prima fattura utile) per ogni giorno di ritardo nell’attivazione di una linea o nella portabilità del numero fisso (2,50 per il numero mobile). Cinque euro al giorno per ingiustificata sospensione del servizio; idem per ogni giorno di ritardo nella riparazione di un numero telefonico fisso. Un euro per ogni giorno di ritardo nel rispondere ai reclami. C’è anche un “indennizzo per malfunzionamento del servizio”: 5 euro al giorno in caso di completa interruzione per motivi tecnici; 2,5 euro al giorno per discontinua erogazione o mancato rispetto degli standard qualitativi stabiliti nella carta dei servizi di ciascun operatore. È un altro tavolo da seguire con attenzione, perché non è detto che gli operatori si adegueranno subito. Già in passato Agcom ha dovuto faticare per far valere diritti già fissati nelle norme (come quello a cambiare operatore in modo fluido). È possibile, per esempio, che gli operatori neghino la responsabilità del disservizio per cui scatterebbe un rimborso. Se la rimpallino con Telecom Italia o cerchino di scaricarla sull’utente. Insomma, la sfida per il consumatore non è ancora vinta; i suoi nuovi diritti o la loro applicazione non sono consolidati. Anche per questo motivo è bene che l’Italia recepisca senza indugi il Telecoms Package: poi comincerà la battaglia per farlo applicare correttamente.

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