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Te la do io l’e-mail!

30 Gennaio 2002

Te la do io l’e-mail!

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Pensavamo che un indirizzo di posta elettronica fosse un requisito di base per operare nella New Economy. In Italia, invece, non è così e molti vivono con malcelato fastidio il rapporto con questo strumento così "invadente". E si nascondono dietro a indirizzi di facciata o negano di averne uno

Spulciando tra i profili dei “Protagonisti della New Economy” pubblicati da “Italia Oggi” (siamo per il momento al secondo fascicolo), non si può non notare un atteggiamento tutto italiano dei manager nostrani nei confronti della posta elettronica; uno strumento, pensavamo, irrinunciabile nel nuovo mondo della Rete e del business ad essa collegato. Invece, ahimè, così non è. E buona parte di loro o non comunica il proprio indirizzo o ne fornisce uno generico, non personale.

Il fatto che si tratti di persone in vista, molto note e occupate (questo in realtà vale solo per una piccola parte), che non possono perdere il loro tempo dietro a una casella e-mail che rischierebbe di essere presa d’assalto, suona come una puerile scusa, un dito troppo piccolo dietro al quale nascondersi. Proprio come i generici indirizzi di posta elettronica dietro ai quali si nascondono molti “guru” e manager nostrani. Viene da pensare che l’abbiano sempre mal tollerata questa posta elettronica che chiunque può usare per scrivere a chiunque. E che rimpiangano i bei tempi del Fax o addirittura della pergamena e della ceralacca. Certo, il problema delle caselle e-mail intasate di messaggi è reale, ma riguarda tutti. E poi, suvvia, è anche una questione di stile!

Che dire, infatti, dell’indirizzo e-mail di Paolo Ainio, responsabile divisione Internet di Seat PG: [email protected]. Meglio sarebbe stato un più eloquente [email protected]. Anche l’indirizzo di Roberto Alfieri, amministratore delegato di Motoreazione, [email protected] sembra un messaggio di poche parole rivolto a buoni intenditori. Citazione d’obbligo per l’indirizzo di Gianni Baroni, vice presidente di Europe Business Object: [email protected], il quale, evidentemente, non ha una segretaria a cui delegare la propria posta elettronica e si deve accontentare del proprio webmaster.

Certo, pubblicare il proprio indirizzo e-mail sulle pagine di un giornale comporta dei rischi. Ma c’è chi lo fa da tempo – vedi Gianni Riotta [email protected], condirettore de “La Stampa” – e non sembra essersene pentito. Che i “protagonisti” della new economy sentano, invece, l’esigenza di trincerarsi dietro il filtro di un indirizzo generico o non ne comunichino nessuno, non depone a favore del loro desiderio di cambiamento, di innovazione, di modernità. E alimenta il sospetto che nella comunità Internet ci vogliano stare in un modo tutto loro. Un modo molto poco…Internet.

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