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Tasse online? Fidarsi è bene, non fidarsi….

18 Aprile 2002

Tasse online? Fidarsi è bene, non fidarsi….

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Nonostante il proliferare di servizi e opzioni sul web, i contribuenti USA optano ancora per i sistemi tradizionali.

Negli Stati Uniti il 15 aprile è il termine fissato per la presentazione della dichiarazione dei redditi. Pur con il costante emergere di facilitazioni e assistenza sul web, un obbligo annuale sempre poco piacevole — e pieno di trabocchetti, aggiungono i maligni. Fatto sta che la stragrande maggioranza di contribuenti e imprenditoria non si fida dell’e-filing, preferendo optare per il tradizionale formato cartaceo nonché per le comuni consultazioni de visu. Lo confermano innanzitutto le opinioni raccolte in queste ore sulla strada, con la frenetica rincorsa dell’ultimo istante all’amico che sa tutto o, forse meglio, al professionista. Lo stesso suggeriscono dati di una recente indagine curata da Jupiter Media Metrix: appena il 31 per cento prevede di presentare la dichiarazione online, analogo livello dello scorso anno (30 per cento). Ciò, appunto, nonostante la proliferazione di software ad hoc e siti professionali specializzati, insieme alle spinte governative di affidarsi al web dell’Internal Revenue Service (IRS)

Altro dato saliente della ricerca, condotta il mese scorso, riguarda un aumento del 2,6 per cento di quanti dichiarano di volersi rivolgere a commercialisti o consulenti finanziari in carne ed ossa. Al contrario, solo il 12 per cento prevede di usare il software più popolare, TurboTax di Intuit, rispetto al 12,5 per cento dell’anno precedente. In leggera flessione anche il ricorso al rivale TaxCut di H&R Block, popolare catena nazionale di commercialisti: 2,2 per cento contro il 2,5 per cento raggiunto nel 2001. Secondo gli esperti di Jupiter Media Metrix, tuttavia, questi risultati nascondono l’usanza comune tra gran parte dei professionisti nell’utilizzare le risorse elettroniche (soprattutto nell’inoltro finale all’IRS), ovviamente assai più a loro agio con il clic del mouse rispetto ai contribuenti medi. In tal senso il suggerimento è quello di lanciare campagne di marketing per programmi e servizi mirate a tali professionisti che preparano effettivamente i moduli, piuttosto che ai cittadini. Ai quali resta comunque a disposizione una navigazione più che ampia nel reperimento di ogni genere d’informazioni, fino a decidere da soli quanto conviene dedurre o non dichiarare.

Ovvio che in queste ore frenetiche, immediatamente precedenti la mezzanotte fatidica, questi siti risultino super-ingolfati — anche perché di norma ogni volta quasi nessuno vuole pensarci prima di inizio aprile. È così che, ad esempio, in questi giorni Intuit prevede nelle ultime 48 un numero di utenti analogo a quello dello scorso anno (circa 200.000), alle prese TurboTax for the Web. Una concitata affluenza che potrebbe far rallentare o perfino bloccare i relativi server, giusto? Non sarebbe infatti la prima volta che qualche utente lamenti simili problemi. Ma un portavoce della stessa Intuit si è affrettato a chiarire come l’azienda abbia “attraversato 18 stagioni e ogni volta aumenta capacità e potenza.” Posizione supportata dagli analisti di Keynote Systems, agenzia che misura le prestazioni dei maggiori server. Quelli che offrono servizi in tema di tasse (Intuit inclusa) rimangono tra i più affidabili dell’intera Internet: 100 per cento di disponibilità continua nel periodo di maggior traffico, a fronte di visite al sito di TurboTax ogni 15 minuti in partenza contemporanea da 25 città. Intanto in questi giorni AOL segnala che l’uso dell’apposito tax center va registrando una crescita del 274 per cento rispetto al 2001, con quasi 5 milioni di moduli già prelevati via download.

Naturalmente chi ha fretta farà bene a dotarsi di PC potenti e connessioni a banda larga, tenendo comunque conto che qualsiasi software da desktop (offline) batte comunque i tempi per l’accesso spesso complicato alle analoghe funzioni dei moduli sul web. Da notare inoltre l’aumento delle tariffe offerte dai vari servizi di e-filing dopo il 1 aprile, pur se siti come TaxACT Online https://tax02.taxactonline.com offrono tuttora prezzi abbordabili (4, 95 dollari per ogni modulo statale e 7,95 per quello federale, con oltre 3 milioni di presentazioni già effettuate). Quanti poi richiedono consultazioni specifiche online possono vedersi fatturare fino a 100 dollari per questioni semplici, oltre a tariffe comprese tra 30 e 190 dollari per compilazione e presentazione dei vari moduli direttamente sul web dell’IRS. Interessante l’iniziativa di Intuit, che ha avviato una sorta di community per lo scambio di dritte in tempo reale. Inclusiva di tematiche limitrofe (tipo lo shopping su eBay), “Live Advice” offre un elenco di esperti diversi a cui rivolgersi, al telefono o via chat, con tariffe che mediamente si aggirano sui due dollari al minuto. E per chi alla fin fine vuole rimanere fedele ai metodi tradizionali, meglio non dimenticare il tempo necessario per la stampa dei moduli finali: qualcuno riporta anche due ore e mezza usando una comune stampante inkjet. Più, ovviamente, file di lunghezza imprevedibile agli sportelli postali, pur con straordinari e solerti impiegati ‘on the road’.

Da parte sua, negli ultimi cinque anni l’IRS ha incrementato di circa il 20 per cento budget e personale dedito alla fornitura di servizi ad hoc per gli utenti, inclusi quelli telefonici e online. Una ristrutturazione che ha provocato il ridimensionamento del 15 per cento nelle successive audizioni di verifica: da una ogni 163 dichiarazioni presentate del 1997 si è passati a una ogni 625 dello scorso anno. Tendenza criticata anche da parecchie fonti, visto che le tasse dovute dai contribuenti individuali raggiungono l’86 per cento delle entrate nazionali, e quindi conviene senz’altro scovare (e perseguire) i non pochi che ci provano. Nel complesso però non sembra che i cittadini vogliano fidarsi più di tanto di e-filing e affini. Rischio maggiore è quello di errori incorreggibili una volta fatto clic sul pulsante “submit.” In effetti la crescente mole di dati e voci — spesso, com’è di prammatica, decisamente complesse — da inserire non è certo di buon auspicio per la presentazione elettronica. Senza contare i vari cavilli delle situazioni specifiche che sul monitor risultano difficili da scovare e comprendere, complici anche fretta e stanchezza, come pure per calcolo e invio corretto del dovuto. Tutta roba che soltanto un professionista a tavolino può applicare in maniera adeguata, no?

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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