Non considero la SIAE il male assoluto nel campo del diritto d’autore; e, come dissi in un mio seminario, non è sempre il lupo cattivo della storia. Il lavoro di intermediazione della SIAE è necessario e comunque qualcuno deve farlo.
Penso tuttavia che questo lavoro possa essere svolto decisamente meglio o per lo meno con modalità ben più consone alla realtà contemporanea. Il vero cancro sta nell’approccio iperburocratizzato e poco trasparente con cui la SIAE opera; aspetto che risulta davvero anacronistico in un mercato digitale e necessariamente globalizzato come quello attuale.
La questione della gestione collettiva dei diritti è complessa e certo non è risolvilbile in un breve post. Fatto sta che se chiediamo a chi con la SIAE ci lavora (musicisti, produttori, dj, organizzatori di eventi, titolari di locali), sono davvero molti o forse troppi quelli che percepiscono l’ente non tanto come un punto di riferimento per la tutela dei diritti quanto invece come un bastone tra le ruote della creatività e dello spettacolo.
Questo malcontento si registra molto più tra le realtà indipendenti rispetto al circuito mainstream. D’altro canto i meccanismi di gestione e ripartizione di SIAE sono palesemente orientati a tutelare i grandi a scapito dei piccoli. Famosa è la puntata di Report del 2002 che aveva messo in luce le storture del sistema, oggi ancora le stesse.
Il 2013 è stato forse l’anno che ha registrato il più palpabile incremento del dibattito sul tema, fino ad arrivare anche alle alte sedi della politica. Qualcosa sembrava finalmente muoversi all’epoca del Decreto Valore Cultura (che ha semplificato la burocrazia per i piccoli spettacoli) ma nulla è cambiato sul lato diritto d’autore. Tanto che nelle scorse settimane, da parte di un gruppo di musicisti indipendenti capitanati da Andrea Caovini, è stato annunciato il primo evento italiano “esente SIAE”.
L’esigenza di questo atto dimostrativo […] viene da una situazione critica nella quale i musicisti non trovano più spazi disposti ad organizzare eventi per gli alti costi e rischi contingenti al momento commerciale sicuramente non florido, dove i mandatari SIAE, grazie ad una secondo noi non opportuna discrezionalità nella catalogazione degli eventi, esigono cifre molto alte come corrispettivo del diritto d’autore e per di più queste cifre non vengono neanche redistribuite agli aventi diritto, ma ripartite secondo un metodo a campione che esclude da ogni possibilità di guadagno gli autori minori anche quando presenti nella compilazione dei programmi musicali.
L’idea è organizzare per il giorno 12 aprile una serie di eventi musicali distribuiti su tutto il territorio nazionale per dimostrare che fare musica senza SIAE è possibile: ad esempio basta coinvolgere solo artisti non iscritti e suonare musica i cui diritti non sono gestiti dalla SIAE (compresa la musica classica e in generale quella caduta in pubblico dominio). Con alcune cautele, però, dato che gli ispettori non sembrano essere sempre così accondiscendenti.
Ad ogni modo, le adesioni sono già molte e sicuramente sarà un’utile occasione anche per creare un precedente interessante.
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