Stavolta una serie di notizie relative al mondo del software libero, pur se di carattere tutt’altro che tecnico.
Nell’ultimo anno il Professor Eben Moglen, della Columbia University Law School, ha partecipato alle riunioni del Patent Policy Working Group del W3 Consortium (W3C) in rappresentanza della Free Software Foundation (FSF). La quale dichiara insoddisfatta della bozza recentemente messa a punto. Ciò nonostante la policy sui brevetti “royalty-free” concordata finora rappresenti un buon passo avanti nella tutela del World Wide Web da standard futuri che possano rientrare all’interno di qualche brevetto proprietario. In particolare, segnala un comunicato della stessa FSF, le restrizioni incluse relativamente all’ambito d’utilizzo (“field of use”) di tale policy risulterebbe incompatibile con il punto 7 della GNU General Public License. Dove si impedisce la distribuzione di software che sembra essere “free” (ovvero rilasciato sotto licenza che ne garantisce libertà d’uso, copia, modifica e redistribuzione) ma che in realtà non può subire alterazioni o distribuzioni successive a causa delle limitazioni imposte dagli annessi brevetti su specifici utilizzi del programma.
In altri termini, taglia corto il comunicato, tali restrizioni “impedirebbero l’implementazione degli standard del W3C in qualità di Free Software.” Motivo per cui l’attuale testo non tutela i diritti della comunità del software libero rispetto al concreto impiego degli standard web futuri. Ne discende l’iniziativa della FSF di richiedere l’invio di commenti al W3C onde spingere quest’ultimo quantomeno a rivedere le limitazioni del “field of use” su eventuali brevetti compresi negli standard che verranno infine approvati. (C’è tempo fino al 31 dicembre).
Aria di crisi alla Software in the Public Interest (SPI). organizzazione non-profit nata nel 1997, questa agisce come ombrello organizzativo e promozionale per una serie di progetti di software libero quali Debian, GNOME, OpenSource.org. Con una attività rivelatasi purtroppo alquanto scarsa, soprattutto negli ultimi tempi. Le ultime iniziative assunte da SPI risalgono infatti al luglio di quest’anno, quando una riunione del direttivo ha ufficialmente approvato il GNU Texmacs come nuovo progetto da sponsorizzare. Da notare come nel corso della riunione venne respinta la richiesta di Bruce Perens di entrare nello stesso direttivo sulla base dell’iniziativa Sincere Choice, il cui statuto offre il “supporto di una vasta serie di copyright, dal Public Domain all’Open Source, dal Free Software al Proprietario.” Inevitabile il rifiuto, poichè SPI appoggia invece soltanto entità relative al software libero e si oppone ad ogni policy di software proprietario.
Comunque sia, la notizia riguarda le dimissioni del vicepresidente Martin Schulze per protesta contro lo scarso livello dei attività dell’organizzazione e soprattutto l’assenteismo dei massimi dirigenti. Nei giorni scorsi Schulze aveva inviato un ultimatum al presidente (Nils Lohner), al segretario (Wichert Akkerman) e uno dei membri del direttivo (Ian Jackson) affinché abbandonassero le rispettive cariche per lasciar posto ad altri con maggior tempo a disposizione da dedicare alle iniziative in corso. Pur avendo dimostrato di poter offrire ottimi suggerimenti, “tutti e tre hanno anche evidenziato di essere troppo occupati altrove per seguire i compiti già assunti,” si legge in una petizione inviata agli aderenti dal vicepresidente. Visto tuttavia il silenzio dei diretti interessati, Schulze ha infine deciso di abbandonare, onde non creare ulteriori attriti. Una situazione chiaramente incresciosa, considerata la necessità di sostenere e incrementare ogni progetto connesso al software libero, ambito in cui rimane vitale la presenza di entità-ombrello quali Software in the Public Interest.
Infine, alcune precisazioni relative all’articolo di qualche settimana addietro sul rilascio dei sorgenti dell’Helix DNA Server da parte di RealNetwork. Come fa doverosamente notare l’Associazione software libero (Assoli), la licenza in questione è “la RPSL, RealNetworks Public Source License, non la RealNetworks Community Source License (RCSL).” A quest’ultima erano infatti dirette le critiche mosse dalla stessa Associazione, anche perché la RCSL non è stata sottoposta all’approvazione dell’Open Source Initiative — probabilmente perché, spiega ancora Assoli, “Real è perfettamente conscia che non esistono i presupposti affinché la RCSL possa essere considerata aderente ai principi dell’OSI.” Quello che rimane da chiarire, se mai sarà possibile, è l’aderenza o meno di entrambe le licenze ai principi del software libero. E i dubbi relativi alla RCSL appaiono più seri di quelli sulla RPSL.