Internet come una droga pesante? Sembrerebbe di sì, vista la volontà di un istituzione privata norvegese specializzata nel trattamento delle dipendenze (finora curava tossicodipendenti, alcolisti e giocatori d’azzardo incalliti), di aprire un reparto per i “drogati” da Internet.
La Fondazione Renaavanen (che realizzerà questo “reparto”) ha sentito l’esigenza di occuparsi di questo fenomeno, dopo le crescenti richieste di genitori allarmati, in cerca di aiuto per recuperare i figli “rapiti” dalla Rete delle reti.
“L’uso eccessivo di Internet – ha dichiarato all’Ansa il direttore del progetto, Flynn Gyllenstom – può creare comportamenti antisociali e sdoppiamento di personalità”. Insomma, l’abuso di chat, i canali di chiacchiere attraverso lo schermo del computer – spiega il direttore del progetto – impedendo il contatto fisico con gli altri “produce una grande solitudine e individui asociali”.
Il rischio è che i “chatters” sviluppino personalità schizoidi (realizzando una sorta di immagine idealizzata di se stessi) e finiscano per vivere in un mondo irreale, perdendo progressivamente il contatto con la propria identità.
Parallelamente, studi americani hanno dimostrato che Internet potrebbe “desocializzare” gli individui, rendendoli irritabili e sofferenti di insonnia.
A questi problemi di natura psicologica, poi, si aggiungono problemi fisici: disturbi agli occhi dovuti al lungo tempo passato davanti ad uno schermo, artrosi dei polsi provocati dalle tastiere e rischi di epilessia dovuti ai giochi.
Questi studi, inoltre, portano i curatori alla conclusione di domandarsi perché la “droga” Internet non è classificata nella tabella degli stupefacenti.