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Stephen King, re dello spavento verosimile

29 Maggio 2024

Stephen King, re dello spavento verosimile

di

Le storie orribili con cui il velebre scrittore ha tenuto avvinte ai suoi libri milioni di persone, potrebbero accadere dal punto di vista della scienza?

Narrazioni fantastiche ma anche realistiche

  1. Come sarebbe una storia se le prove del crimine e l’alibi fossero ambedue irrefutabili
  2. Ridare la vita a un cadavere
  3. Condizionare le persone con i messaggi subliminali
  4. Rimettersi da un incidente con una cura geografica
  5. Trasformarsi in una bestia dopo avere bevuto birra contaminata

1. Come sarebbe una storia se le prove del crimine e l’alibi fossero ambedue irrefutabili

Come è avvenuto in molte delle sue storie, Stephen King ha iniziato a pensare alla trama del suo libro The Outsider mentre era impegnato in un’attività quotidiana. Quando suo figlio Owen aveva dodici anni, King allenava la sua squadra di baseball dei campionati giovanili. Ricordando quell’esperienza ha affermato:

In una piccola città nessuno gode di maggiore rispetto di chi lavora con i bambini… e se a questa persona succede qualcosa, se viene fuori che ha una brutta vita segreta, nessuno riceve più insulti e più odio.

Questa idea ha ispirato il personaggio di Terry Maitland, il coach di una squadra di baseball giovanile di Flint, Oklahoma, che viene arrestato per l’omicidio di un bambino. Questo crimine indescrivibile spinge la città a rivoltarsi contro l’eroe un tempo amato. Ma, nella storia, ci sono anche altri elementi. Ispirato da William Wilson (1839) di Edgar Allan Poe, Stephen King si è chiesto come sarebbe una storia se ci fossero prove incrollabili che qualcuno ha commesso un crimine orribile? E se a essere incrollabili fossero le prove che questa persona ha un alibi di ferro? Come un oggetto immobile, una forza irresistibile.

Ci sono due tipi di prove che attestano la posizione di Terry Maitland il giorno dell’omicidio. Quale prova è più affidabile, le testimonianze oculari o le prove del DNA? Senza dubbio, le prove del DNA sono più affidabili delle testimonianze oculari.

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In genere ci ricordiamo le cose attraverso i nostri filtri culturali: questi ricordi possono essere distorti da una serie di fattori tra cui pregiudizi, umore, salute fisica e il contesto del ricordo. Karim Nader, neuroscienziato della McGill University di Montreal, ritiene che già solo l’atto di ricordare possa alterare i ricordi. Tramite esperimenti, Nader è riuscito a dimostrare che il cervello riconsolida i ricordi ogni volta che li rievoca e può dimenticarne aspetti chiave o addirittura, se si sta parlando con altre persone, abbellirli. Per questo motivo, le testimonianze oculari non sono affidabili come si pensava una volta.

L’avvento dell’analisi del DNA alla fine degli anni ’80 ha rivoluzionato la scienza forense. L’analisi del DNA dà un livello di precisione senza precedenti sull’identità degli autori di un reato e delle persone innocenti ingiustamente accusate di un crimine. Il test del DNA ha portato alla revisione di molti casi risolti negli Stati Uniti e, secondo Innocence Project, più di 360 persone giudicate colpevoli e condannate a morte dal 1989 sono state assolte grazie alla prova del DNA. Il 71% di queste ultime era stato condannato per errata identificazione da parte di testimoni oculari.

Il genoma umano contiene tre miliardi di basi di DNA

Il genoma umano contiene tre miliardi di paia di basi di DNA.

The Outsider si conclude con Terry Maitland che riacquista la sua buona fama. Anche nell’orrore più inimmaginabile, Stephen King riesce a farci vedere una luce alla fine del tunnel.

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2. Ridare la vita a un cadavere

Chiunque abbia vissuto la morte di un animale domestico conosce la tristezza di un evento del genere. Stephen King lo sperimentò in prima persona nel 1979, quando il gatto di sua figlia fu investito da un camion. Da questa esperienza nacque l’idea per il romanzo Pet Sematary. Nei boschi dietro casa di King, i bambini del posto avevano creato un cimitero informale per animali domestici, e lui vi seppellì il gatto.

Ricordo di aver attraversato la strada e di aver pensato che il gatto era stato ucciso sulla strada… e se a morire su quella strada fosse stato un bambino? Avevamo avuto quell’esperienza con Owen: era corso verso la strada e io l’avevo riacchiappato e tirato indietro. E poi ho unito le due cose: da un lato di questa autostrada a due corsie c’era l’idea del ritorno del gatto, e dall’altro lato dell’autostrada c’era l’idea del ritorno del bambino, così quando ho raggiunto l’altro lato ormai ero galvanizzato dall’idea, ma non in modo melodrammatico. Capii subito che era un romanzo.

Quella notte sognò un cadavere che prendeva vita: il sogno lo spinse a pensare alla morte e alle diverse usanze di sepoltura. È possibile ridare vita ai cadaveri? Anche se da secoli le leggende e i miti parlano di rianimazione, i primi esperimenti furono documentati solo nel 1700. Lazzaro Spallanzani, prete cattolico e professore di storia naturale, credeva che i morti potessero essere rianimati usando l’acqua. Notò che forme di vita microscopiche, all’apparenza morte, tornavano in vita con l’aggiunta di acqua. Spallanzani non vide mai la rianimazione di un essere vivente, ma finì per vedere i globuli bianchi. Nel 1794, la Royal Humane Society di Londra effettuò degli esperimenti sui cadaveri, nella speranza di alleviare le paure del pubblico riguardo alla sepoltura prematura. In questi esperimenti, al cadavere veniva versato liquore in gola e spinto del fumo nel retto, e inoltre venivano effettuati massaggi per tentare di rianimarlo.

Nel Vangelo, Gesù resuscita Lazzaro dai morti quattro giorni dopo la sua sepoltura

Nella Bibbia, Gesù resuscita Lazzaro dai morti dopo quattro giorni dalla sua sepoltura.

Nell’Ottocento, il fisico Giovanni Aldini divenne famoso per le sue dimostrazioni di rianimazione di cadaveri umani e animali. Il processo prevedeva una stimolazione con scosse elettriche: le scosse procuravano delle convulsioni nei cadaveri, dando l’impressione che fossero ancora vivi. Negli anni ’30 Robert E. Cornish, un biologo dell’Università di Berkeley, in California, avviò degli esperimenti per riportare in vita dei cani morti. Usava uno strumento che faceva dondolare il cadavere come su un’altalena e nel frattempo gli somministrava ossigeno, adrenalina, estratto di fegato e anticoagulanti. Cornish riuscì a riportare in vita due cani che, a quanto pare, vissero entrambi per diversi mesi dopo l’esperimento. In Russia e negli Stati Uniti si continuarono a fare esperimenti del genere sugli animali anche nei decenni successivi.

Perché è così difficile riportare in vita gli esseri viventi? Dal punto di vista scientifico, quando il corpo muore ha inizio il processo di morte cellulare.

Tutte le nostre cellule sono ricoperte da una membrana sottile che, fondamentalmente, le protegge dall’ambiente circostante e filtra le molecole non necessarie alla loro sopravvivenza. Quando una cellula si avvicina alla morte, questa membrana si assottiglia e la cellula viene assorbita da cellule di mantenimento specializzate che si trovano al suo esterno: in parole povere, la cellula mangia se stessa. Oppure, la membrana cellulare si rompe e il suo contenuto si riversa impetuosamente nel tessuto circostante. Quando accade una di queste tre cose, il processo è irreversibile e la morte della cellula è definitiva. Quando si verifica questo stadio finale della morte cellulare, la rianimazione diventa impossibile.

Quando un individuo muore, la mancanza di ossigeno nel cervello provoca danni cellulari o addirittura la morte cellulare. Ecco perché, quando si effettua una rianimazione, molte persone sono essenzialmente morte a livello cerebrale. Questo fatto potrebbe spiegare perché gli zombie nei media si comportano proprio in questo modo! E si spiega anche il comportamento tenuto dal gatto e dal figlio in seguito alla loro rianimazione nel romanzo Pet Sematary.

“A volte è meglio da morti”, dice Jud Crandell in Pet Sematary. Siamo d’accordo. Anche se può essere triste perdere una persona cara o un animale domestico, non cerchiamo di riportarlo in vita. Pare che questi tentativi non vadano mai come dovrebbero.

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3. Condizionare le persone con i messaggi subliminali

King fu ispirato nella scrittura di Mr. Mercedes da un incidente del 2011 in cui una donna, durante una fiera del lavoro di McDonald’s a Cleveland Ohio, travolse la folla con la sua auto. Quattro persone rimasero ferite.

Non è la prima volta che King ci presenta un mondo in cui la tecnologia ha peggiorato le cose. Alla fine, è lo spirito umano a prevalere, perché Holly trova la forza di salvare migliaia di vite dalla bomba di Brady con il facile e rapido movimento di un’arma. In vero stile King, però, Brady non è stato sconfitto per sempre, e, nel terzo libro della trilogia di Mr. Mercedes, Fine turno (2016), ritorna per vendicarsi. Desideroso di provocare il caos, Brady utilizza l’app di un gioco per inviare messaggi subliminali di suicidio agli adolescenti. Sebbene possa sembrare inverosimile, la persuasione subliminale è un fenomeno reale, definita nel Journal of Social Psychology come qualsiasi parola, immagine o suono che non viene percepito a livello della coscienza ma che lascia un’impressione nella mente.Sono stati fatti molti studi sui messaggi subliminali, in particolare in relazione alla pubblicità. Sebbene non ci siano prove del fatto che una stimolazione subliminale visiva possa portare a comportamenti estremi come il suicidio, esistono esempi di studi in cui dei messaggi subliminali si sono insinuati nelle menti dei partecipanti a uno studio.

Per comprendere meglio l’atteggiamento di King verso la tecnologia, abbiamo parlato con l’autore ed esperto di informatica R.J. Huneke.

Meg: Da Frankenstein di Mary Shelley a Cell di Stephen King e alla trilogia di Mr. Mercedes, l’horror ha una lunga tradizione nel mettere in guardia i suoi lettori dai rischi della scienza e della tecnologia. Perché?

R.J. Huneke: Stephen King è molto diretto nel criticare la tecnologia e la scienza: in Cell si sfiora l’estinzione della razza umana a causa di un segnale del cellulare, e la pubblicità subliminale di un videogioco portatile in Tolleranza zero porta quasi a un suicidio di massa di bambini. Sebbene il fatto che la scienza abbia preso il sopravvento all’inizio di entrambi i racconti sia scoraggiante, alla fine King fa vincere l’umanità.

Mary Shelley, in Frankenstein, mette in guardia i lettori dai pericoli di scienza e tecnologia

Mary Shelley, in Frankenstein, mette in guardia i lettori dai pericoli della scienza e tecnologia.

Nel corso della trilogia di Mr. Mercedes, Bill Hodges si sente perso in un mondo che è cresciuto più velocemente di lui. La tecnologia apporta dei cambiamenti velocissimi al suo ruolo di detective, spesso abbandonandolo nel passato. King, tuttavia, è un esperto nello scrivere personaggi complessi e, anche se all’inizio Hodges sembra incapace di cambiare, alla fine sviluppa una sua conoscenza della tecnologia e accetta l’esistenza del paranormale. Nel finale, questa fusione tra le sue abilità investigative vecchia scuola e il desiderio di comprendere la scienza della tecnologia porta i buoni a vincere ancora una volta.

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4. Rimettersi da un incidente con una cura geografica

L’incidente di Stephen King nell’estate del 1999 è stato una parte dell’origine di un altro romanzo. In Duma Key, il protagonista, Edgar Freemantle, un imprenditore di Minneapolis, vive un evento che gli cambia per sempre la vita: una gru da cantiere gli cade addosso, frantumandogli il cranio e un’anca e lasciandolo con un braccio che deve essere amputato.

Dopo l’amputazione, Edgar prova la sensazione dell’arto fantasma. È una cosa comune? Il fenomeno fu segnalato per la prima volta nel 1551 dal chirurgo Ambrose Pare. Pare si accorse che i pazienti lamentavano dolore o altre sensazioni in un arto dopo la sua rimozione. Gli studi mostrano che quasi tutte le persone che subiscono un’amputazione sperimentano questa sensazione. Perché? Dalle informazioni che abbiamo sul cervello, la sensazione dell’arto fantasma potrebbe essere dovuta alla riorganizzazione della corteccia somatosensoriale. Questa parte del cervello riceve ed elabora le informazioni sensoriali per l’intero corpo, incluse le sensazioni del tatto, del dolore e delle vibrazioni. I medici non concordano su quali siano le cause esatte di questo fenomeno, ma lo curano utilizzando farmaci, ipnosi e biofeedback. Talvolta si utilizza la terapia allo specchio, in cui una persona osserva il proprio arto funzionante allo specchio e ne imita i movimenti con l’arto fantasma, ma tale terapia non si è mai dimostrata davvero efficace.

In Duma Key, il medico di Edgar gli consiglia di trasferirsi in Florida per una cura geografica. Il tempo influenza davvero l’umore e le possibilità di guarigione? Secondo gli esperti, assolutamente sì! Edgar viene incoraggiato a trasferirsi dal freddo e nevoso Minnesota alla calda, assolata Florida. Gli abitanti del Minnesota sanno benissimo che la mancanza del caldo e dell’opportunità di stare all’aria aperta hanno un forte impatto sull’umore. Il disturbo affettivo stagionale (SAD) è una vera malattia che colpisce l’umore delle persone. L’esposizione alla luce solare, specialmente nelle ore del mattino, può cambiare radicalmente la prospettiva sulla propria giornata. Chi vive in climi caldi riporta anche livelli maggiori di felicità e minori di stress.

Anche le ferite fisiche possono essere influenzate dal clima. Secondo il Wound Care Education Institute, il freddo può avere un impatto negativo sul processo di guarigione e può influenzare il modo in cui le ferite vengono trattate e medicate. Grazie alla ricerca, inoltre, si è scoperto che chi vive in climi più caldi ha maggiori probabilità di rimanere fisicamente attivo dopo un infortunio e gode di migliore flusso sanguigno e circolazione. Il freddo può anche causare secchezza o screpolatura della pelle e delle ferite, mentre le ferite mantenute umide guariscono il 50% più velocemente.

L’arteterapia può ridurre i livelli di stress

L’arteterapia può ridurre i livelli di stress, ansia ed esaurimento nervoso dovuto al lavoro o alla vita quotidiana.

In Florida, Edgar comincia a dipingere e questo hobby sembra avere un effetto positivo sul suo umore. Per comprendere meglio l’arteterapia, abbiamo parlato con Theresa Hoglund Mueller, un’arteterapeuta.

Kelly: Nel libro di Stephen King Duma Key, il personaggio principale comincia a dipingere e inizia a sentirsi meglio mentalmente e fisicamente. In che modo l’arteterapia può migliorare l’umore e/o la salute fisica di una persona?

Theresa Hoglund Mueller: Fare arte può essere sia molto catartico sia meditativo, con la giusta applicazione. Può aiutare a entrare in un flusso o in uno stato mentale alterato. In questi stati, la mente smette di pensare in modo frenetico e il corpo può iniziare a rilassarsi. In questa condizione è più facile risolvere i propri problemi, perché si è in uno stato più rilassato, meno critico.

Edgar usa il suo potere un’ultima volta, alla fine del romanzo Duma Key, per distruggere l’isola. Ritorna a casa e intrappola il cattivo in una statuetta che poi getta in un lago d’acqua dolce nel Minnesota. La sua cura geografica è giunta al termine e la vera guarigione può iniziare.

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5. Trasformarsi in una bestia dopo avere bevuto birra contaminata

Stephen King pubblicò la sua prima raccolta di racconti, A volte ritornano, nel 1978. Nove delle venti storie presenti nel libro erano già state pubblicate negli anni ’70.

Materia grigia

Uno dei racconti di A volte ritornano è stato trasposto nello show televisivo Creepshow nel 2019. Materia grigia, pubblicato per la prima volta nel 1973, è ambientato di sera, durante una tempesta di neve. Richie Grenadine è un recluso e da qualche tempo non si fa vedere in pubblico.

Manda suo figlio al negozio locale a comprargli la birra, ma quella sera il ragazzo ha l’aria preoccupata. Gli uomini del negozio decidono di consegnare di persona la birra a Richie, in modo da farsi un’idea di cosa sta avvenendo. Scoprono che la birra ha trasformato Richie in una bestia orribile.

La scienza di Stephen King

Attraverso interviste, analisi letterarie e cinematografiche e scoperte agghiaccianti, questo libro si addentra nell’universo horror del maestro del genere per scoprire cosa c’è dietro ai suoi leggendari romanzi.

In Materia Grigia, Richie ha un forte desiderio di birra tiepida (ha sicuramente qualche problema!). Qual è la spiegazione scientifica delle voglie improvvise di cibo? Gli scienziati spiegano che l’area del cervello responsabile della memoria, del piacere e della ricompensa controlla anche il desiderio di determinati alimenti.

L’incidente che porta al decesso di Richie è causato da una lattina di birra un po’ strana. Per conoscere meglio il processo scientifico di produzione della birra abbiamo parlato con un appassionato di birra, il marito di Meg, Luke Hafdahl.

Negli Stati Uniti ci sono più di settemila birrifici

Negli Stati Uniti ci sono più di settemila birrifici.

Meg: Nella storia di Stephen King Materia Grigia, il personaggio di Richie beve una lattina di birra che è andata a male. Anche se nella storia scopriamo che l’origine del problema è ultraterrena, cosa potrebbe davvero far andare a male una lattina o una bottiglia di birra?

Luke Hafdahl: La cosa a cui bisogna fare più attenzione durante la produzione della birra è la contaminazione. Quando si produce birra, si deve prestare molta attenzione al ceppo di lievito utilizzato, in modo da poterne prevedere il sapore finale (oltre a produrre alcol, il lievito genera anche altri sottoprodotti che possono aggiungere aromi). Questi lieviti sono coltivati in condizioni controllate, quando si va ad acquistarli si sa esattamente cosa si sta comprando. Tuttavia, il lievito vive ovunque: sulla pelle, sui piani di lavoro, veramente dappertutto. E questi lieviti selvaggi (così come alcuni batteri!) non vorrebbero fare altro che immergersi nella birra che stiamo producendo e mangiarne tutti gli zuccheri. Se, dunque, non si fa attenzione a disinfettare le attrezzature (uccidendo gli organismi estranei) durante la preparazione della birra, questi possono prendere il controllo del processo di fermentazione e produrre aromi disgustosi. Alcuni li descrivono come sapore di cartone bagnato, sapore metallico o muschiato.

In un certo passaggio di Materia Grigia, Richie è descritto più come un fungo che come un essere umano. Alla fine della storia, Richie si divide e si moltiplica e finirà per conquistare l’umanità. Esistono in natura esempi di organismi che si dividono in questo modo? Muffe, lieviti e funghi sono tutti in grado di utilizzare la frammentazione come metodo di riproduzione. Nel regno animale si riproducono con questo metodo spugne, colonie di coralli, anellidi e vermi piatti. Se un fungo tentasse di conquistare il mondo, sarebbe una pessima notizia! Alla fine della storia non riusciamo a scoprire il piano di attacco del fungo, il che rende tutto ancora più terrificante.

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Questo articolo richiama contenuti da La scienza di Stephen King.

Immagine di apertura originale di teleterapia.fi su Unsplash.

L'autore

  • Meg Hafdahl
    Meg Hafdahl è autrice e co-conduttrice del podcast Horror Rewind. I suoi racconti horror a sfondo femminile sono stati prodotti da The Wicked Library e in antologie come Eve's Requiem: Tales of Women, Mystery and Horror.
  • Kelly Florence
    Kelly Florence, docente di comunicazione, è produttrice e co-conduttrice del podcast Horror Rewind. Studia con passione la rappresentazione femminile nei media con particolare riferimento al genere horror.

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