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Stavolta non è la SIAE

02 Marzo 2016

Stavolta non è la SIAE

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A forza di notizie sconcertanti sul suo comportamento, finisce che la stampa prende per vera una notizia verosimile, ma falsa.

Nei giorni scorsi la mia bacheca Facebook si è costellata di link a notizie su una strana vicenda con protagonista la SIAE, segnalatimi dai contatti che conoscono il mio particolare interesse per il tema.

Tutto ha origine da una notizia di cronaca diffusa da Il Resto del Carlino giovedì scorso in merito a una sanzione abbastanza discutibile (almeno per come è stata riportata all’inizio), comminata da uno zelante ispettore SIAE ad un barbiere della provincia modenese. Uno dei tanti casi di eccessivo accanimento nell’enforcement del diritto d’autore?

Secondo la ricostruzione, il cellulare di una dipendente dell’ignaro artigiano aveva come suoneria un brano di Donna Summer e si era messo a squillare dentro il negozio, diffondendo così ai clienti per qualche decina di secondi un’opera sotto tutela SIAE, proprio alla presenza dell’ispettore. Pare infatti che il barbiere avesse deciso di smettere di pagare l’abbonamento SIAE (71 euro all’anno) dichiarando di non voler più diffondere musica in negozio e che dunque l’incaricato al controllo di SIAE avesse effettuato un sopralluogo per verificare che in effetti l’impianto audio fosse spento.

La notizia è stata ripresa nel giro di poche ore da vari siti di informazione anche nazionali (tra cui Repubblica.itLiberoquotidiano.it), oltre ovviamente a scatenare sui social network una marea di commenti tra l’indignato e il sarcastico; si veda tra tutti il veemente post del comico Natalino Balasso, poi rimosso e sostituito da una rettifica.

Per sentire l’altra campana si è dovuto però attendere il giorno successivo, quando SIAE ha pubblicato un comunicato stampa parlando di notizia falsa e altamente lesiva dell’immagine della società e facendo capire che forse il tam tam mediatico del giorno precedente era stato un po’ affrettato.

Che cosa è successo davvero nella barberia del Sig. Laiso e della sua consorte, Sig.ra Dinota? È successo che un accertatore SIAE (ex sottufficiale dei Carabinieri) ha riscontrato la presenza di un impianto di amplificazione che diffondeva nel locale musica tutelata. C’era sì un telefonino, dunque, ma collegato con casse. Nessuno multerebbe una suoneria, tantomeno SIAE. La notizia – ma sarebbe più calzante definirla bufala – è talmente assurda che si commenta da sola. E spiace rilevare come tanta stampa seria l’abbia ripresa senza verificare come siano andati davvero i fatti.

Il problema è stato in effetti questo. Molti siti, tra cui anche testate da cui ci si aspetterebbe un approccio giornalisticamente più rigoroso, hanno preso per oro colato la ricostruzione fornita in origine da Il Resto del Carlino, che a sua volta ha riportato in modo abbastanza asettico le dichiarazione del barbiere di Fiorano Modenese. D’altronde, da quando Internet ha trasformato i lettori in clic, in effetti è forte la tentazione di cavalcare l’onda dell’indignazione popolare per creare traffico attorno a un post. Ma il rischio è appunto quello di diffondere notizie tendenziose o vere e proprie bufale, come appunto è successo in questo caso.

Sapete quanto io non perda occasioni per criticare gli atteggiamenti inopportuni di SIAE, ma in questo caso forse un po’ più di prudenza avrebbe giovato.

Il testo di questo articolo è sotto licenza Creative Commons Attribution – Share Alike 4.0.

L'autore

  • Simone Aliprandi
    Simone Aliprandi è un avvocato che si occupa di consulenza, ricerca e formazione nel campo del diritto d’autore e più in generale del diritto dell’ICT. Responsabile del progetto copyleft-italia.it, è membro del network Array e collabora come docente con alcuni istituti universitari. Ha pubblicato articoli e libri sul mondo delle tecnologie open e della cultura libera, rilasciando tutte le sue opere con licenze di tipo copyleft.

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