Il raddoppio della potenza di calcolo dei computer ogni 18 mesi, secondo la Legge di Moore, ha scandito gli ultimi anni della nostra crescita tecnologia. Gli aspetti meno evidenti di questo processo riguardano l’aumento del calore prodotto e della corrente consumata, un effetto collaterale che probabilmente incide sulla nostra società anche più di quanto faccia la maggiore capacità di elaborazione a disposizione. Un problema che riguarda in particolare i data center, i centri elaborazione dati che aggregano un numero cospicuo di risorse informatiche, ottimizzandone gestione e manutenzione. Il tema del consumo energetico all’interno dei datacenter sta diventando uno dei cardini della gestione delle infrastrutture It. Si stima che i datacenter nel mondo consumino quasi il 5% dell’energia prodotta a livello globale. Più che consumare il termine esatto sarebbe disperdere: secondo alcune stime, per ogni watt utilizzato dalla scheda madre di un server devono essere forniti da 1,8 a 2,3 watt. La differenza viene dispersa nel raffreddamento o in semplici perdite di corrente.
Quello dei costi in realtà è l’impatto minore. Quello maggiore sta nell’ottica ecologica, finora pesantemente sottovalutata: il consumo di corrente e la scarsa efficienza di un datacenter sono diventati una minaccia ambientale. L’industria It, che all’energia elettrica deve la propria esistenza, sta navigando verso un periodo di crisi derivata dalle spese ingenti e dai crescenti costi dei combustibili fossili; di conseguenza dovrà essere tra le prime realtà ad adeguarsi ai nuovi scenari. La corretta gestione del datacenter da parte di una figura professionale che sappia valutare e gestire l’aspetto energetico potrebbe portare in Italia a un risparmio economico di circa un miliardo di euro. La figura professionale del prossimo futuro sara l’energy manager, uno specialista in grado si pianificare la strategia energetica dell’azienda, impostando le linee guida per il risparmio e gestendo l’ottimizzazione.
Fondato nel 2006 Green Grid è un consorzio animato dalle maggiori grandi multinazionali It che mira a creare una nuova capacità di gestione del risparmio energetico e una nuova generazione di apparati meno assetati di energia elettrica. Per ora Green Grid ha prodotto alcuni whitepaper che analizzano la situazione dei datacenter mondiali e pongono delle linee guida nella corretta gestione dell’infrastruttura IT nell’ottica del risparmio energetico. Condizione primaria è la corretta e dettagliata documentazione dei server presenti: partendo da questo presupposto sarà possibile misurare in maniera analitica il consumo energetico effettuando un monitoraggio proattivo. In questo modo è possibile avere un insieme di dati in grado di costituire una base di partenza per le analisi successive.
L’utilizzo delle funzioni di risparmio energetico abilitato sui server contribuisce a contenere del 20% il consumo di energia. Il corretto dimensionamento del datacenter in termini di sistemi utilizzati è un altro punto chiave: in passato la crescita delle apparecchiature è stata disordinata e poco organizzata, al punto che spesso i server manifestano picchi di utilizzo di cpu o memoria molto bassi. Aggregando queste macchine in modo razionale, redistribuendo i carichi in modo da sfruttare pienamente le macchine effettivamente necessarie ed eliminando quelle non necessarie, si potrebbero realizzare consistenti risparmi nei consumi e nel riscaldamento dell’ambiente.
Anche il sistema operativo utilizzato sembra incidere in modo significativo sui consumi energetici: recenti test hanno evidenziato come in diverse piattaforme hardware Red Hat Enterprise Linux 5 faccia registrare consumi inferiori di oltre il 10% rispetto rispetto a Microsoft Windows Server 2008. Certo in uno scenario applicativo tipico non è sempre pensabile poter scegliere il sistema operativo da utilizzare in base alla sua gestione del consumo elettrico. Tuttavia questo dato aiuta a capire come ogni singolo componente può fare la sua pare per contribuire alla causa del contenimento dei consumi. Che nel breve portano al risparmio economico, mentre in un periodo più ampio portano al beneficio dell’ambiente.