Il direttore della succursale della Deutsche Bank a Barcellona, il direttore informatico e i loro più stetti collaboratori rischiano fino a 7 anni di prigione per violazione della privacy, per aver sistematicamente spiato le mail degli impiegati.
Gregorio Giménez, dipendente della banca sin dal 1971, infatti, ha intentato una causa penale contro i dirigenti spagnoli della società tedesca.
Giménez era stato licenziato nel 1999, per aver inviato, in 5 settimane, 140 messaggi personali via e-mail e il Tribunale superiore di giustizia di Barcellona aveva confermato, nel dicembre del 2000, il licenziamento per colpa grave.
Tuttavia, i giudici della sezione penale hanno ritenuto fondata l’accusa rivolta dall’ex dipendente, contro i responsabili della succursale spagnola della banca, che avevano deciso di stampare e conservare tutte le mail inviate dagli impiegati.
Convocati dal magistrato nei giorni scorsi, gli interessati hanno fornito versioni contrastanti.
I vertici dell’azienda hanno negato ogni coinvolgimento nella vicenda, mentre il direttore informatico ha dichiarato di aver ricevuto l’ordine di stampare i messaggi spediti da Giménez e dagli altri impiegati.
La direzione della banca, in seguito alle dichiarazioni dei dirigenti coinvolti, ha ammesso di sorvegliare i messaggi di posta elettronica dei dipendenti, ma ha anche affermato che quest’attività è un diritto della società, in quanto tutti gli impiegati hanno firmato una carta informatica che vieta di utilizzare la posta elettronica, che è uno strumento di lavoro, per scopi personali.
Il legale di Giménez sostiene, invece, che le macchine, cioè i computer, sono strumenti che appartengono alla società, non le mail, delle quali sono responsabili gli impiegati.
La vicenda giudiziaria, ancora in attesa di una conclusione, è seguita con interesse per le implicazioni che potrebbe avere in un contesto ancora non ben definito, qual è quello del rapporto tra le norme tradizionali per la tutela dei lavoratori e l’introduzione nelle aziende delle nuove tecnologie.