Il Parlamento europeo ha approvato, in prima lettura, nei giorni scorsi una modifica, proposta dal relatore italiano Mario Cappato, alle disposizioni contenute nel progetto di direttiva sulla privacy nelle comunicazioni elettroniche relative allo spamming, di cui si è già parlato in questo sito.
Le norme presentate dalla Commissione europea prevedevano, secondo il sistema dell’opt-in, che i messaggi commerciali non potessero essere inviati mediante posta elettronica, fax, sms o telefono, senza una preventiva autorizzazione da parte del destinatario.
L’Europarlamento ha, invece, stabilito che ciascuno degli Stati membri potrà scegliere tra questa soluzione e quella meno restrittiva dell’opt-out, cioè della possibilità per gli operatori di inviare messaggi commerciali, a meno che il destinatario non abbia espresso il proprio dissenso.
Le disposizioni emendate, poi, consentono alle imprese che operano in uno Stato che abbia scelto il sistema dell’opt-in, di inviare comunque e-mail promozionali a un utente, senza aver prima ottenuto il suo consenso, nel caso abbiano già instaurato un precedente rapporto commerciale con tale utente.
Il dibattito sullo spamming ha più volte coinvolto gli organi di vertice dell’Unione europea, in relazione al più ampio progetto di armonizzazione delle legislazioni nazionali in materia di comunicazioni telematiche e di tutela degli utenti del cyberspazio.
In particolare, il progetto di direttiva cui è stato apportato l’emendamento ora citato, è finalizzato ad adeguare le disposizioni contenute nelle precedenti direttive 95/46/Ce – in materia di trattamento dei dati personali – e 97/66/Ce – in materia di tutela dei dati personali e della vita privata nel settore delle telecomunicazioni – agli sviluppi verificatisi nei mercati e nelle tecnologie dei servizi di comunicazione elettronica.
La necessità di garantire, all’interno della Comunità, la libera circolazione dei dati e dei servizi di comunicazione elettronica, assicurando al tempo stesso la tutela della vita privata degli utenti di questi servizi, aveva indotto, in un primo tempo, l’Unione europea a prevedere che l’invio di messaggi pubblicitari per via telematica potesse essere consentito soltanto nei confronti degli utenti che avessero dato preventivamente il consenso.
La recente modifica di segno opposto dovrebbe, invece, secondo quanto affermano i suoi sostenitori, tutelare non soltanto gli utenti ma anche gli operatori commerciali.