In un parere reso al Dipartimento per le politiche comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri – che sta predisponendo un decreto legislativo in attuazione della direttiva europea sul commercio elettronico nel mercato interno, 2000/31/CE – l’Autorità Garante per la privacy ha espresso perplessità sull’istituzione, presso i propri uffici, di un registro nazionale al quale possano iscriversi i soggetti che non si oppongono a ricevere e-mail commerciali e che dovrebbe essere consultato dalle società che operano in Internet, prima di inviare comunicazioni promozionali.
I dubbi del Garante riguardano soprattutto la compatibilità tra il registro e le disposizioni sia nazionali che comunitarie in materia di commercio elettronico e di comunicazioni commerciali online.
In particolare, l’Italia, come altri Paesi, ha da tempo introdotto la regola secondo cui le comunicazioni commerciali on-line richiedono il consenso preventivo del destinatario (opt-in), piuttosto che la successiva opposizione ad ulteriori invii (opt out).
Il sistema basato sul cosiddetto “opt in” è stato scelto come regola comune a livello comunitario ed è ora vincolante per i Paesi membri dell’Unione europea, a seguito della recente emanazione delle direttiva 2002/58/CE sulle comunicazioni elettroniche (che sostituisce la 97/66/CE).
Il Garante ha anche segnalato una serie di ulteriori difficoltà relative alle modalità di aggiornamento, di consultazione e di gestione del registro, che richiederebbero consistenti oneri finanziari.
Sempre in materia di lotta allo spamming, nella newsletter 28 ottobre – 3 novembre 2002, il Garante ha segnalato un’iniziativa della Commission Nationale Informatique et Liberté (CNIL) – cioè l’Autorità garante francese per la privacy – che ha creato una “boite à spam” (cassetta per spam).
Si tratta di un indirizzo di posta elettronica – [email protected] – al quale i cittadini possono inviare i messaggi indesiderati che ricevono. La CNIL li analizzerà, per individuarne le caratteristiche salienti (origine geografica, natura dei messaggi, ecc.) e, quando possibile, gli autori, in vista di eventuali azioni penali.
Da luglio all’inizio del mese di ottobre 2002, i messaggi inviati alla “boite à spam” sono stati circa 203.000.