La società informatica Alliance Bureautique Service (ABS) è stata accusata di aver raccolto su Internet (siti web, forum, elenchi telefonici), tra l´aprile 2002 e il 20 ottobre 2002, all´insaputa degli internauti, un elevato numero di indirizzi di posta elettronica di persone fisiche, mediante l´uso dei software Robot Mail e Freeprospect. Dopodiché, i naviganti venivano letteralmente bombardati di spam, senza alcuna possibilità di chiedere la cancellazione del proprio indirizzo di posta, non essendo previsti gli appositi link.
Con una sentenza del marzo scorso, la Corte di Cassazione francese ha rigettato il ricorso della società ABS nei confronti della sentenza sfavorevole emessa dalla Corte d´appello nel maggio 2005. I Giudici di secondo grado avevano condannato la società informatica a pagare un multa di 3.000 euro, «per aver raccolto determinati nominativi al fine di creare delle mailing list o dei data base fraudolentemente, illegalmente o illecitamente».
L´amministratore della società aveva provato a difendersi affermando che non si trattava di raccolta, ma semplicemente di uno smistamento dei dati. Secondo quanto sostenuto dall´ABS, il software Freeprospect non catturava alcuna informazione e non effettuava alcuna registrazione dei dati. Ma la Suprema Corte non ha seguito questo ragionamento e ha spiegato che «di fatto, il sistema informatico della società memorizza necessariamente, anche solo per un infinitesimale istante, l´indirizzo in questione, per permettere l´invio del messaggio».
Questo risultato non si sarebbe mai raggiunto se il garante per la privacy francese (Commission Nationale de l´Informatique et des Libertés) non avesse chiesto alla Procura delle Repubblica di appellare la sentenza con la quale il Tribunal Correctionnel di Parigi aveva assolto l´ABS.