A latere delle analisi sull’online shopping natalizio statunitense arrivano anche i dati dei primi sondaggi. Dati ovviamente contraddittori. Dopo aver chiesto a 3.000 utenti di dare una valutazione delle esperienze d’acquisto fatte nella settimana conclusasi il 19 dicembre scorso, oltre il 60 per cento ha dichiarato che queste hanno superato le proprie aspettative. Circa il 20 dice di aver trovato quanto si aspettava e appena il 3 per cento si dichiara poco o molto insoddisfatto della qualità dei servizi offerti dai negozi virtuali. Invece l’agenzia di consulenze Enamics riporta che il 25 per cento dei potenziali consumatori online ha desistito dopo esser incappato in ritardi e confusioni nel tentato acquisto. Tendenza confermata da un altro studio curato dalla Software & Information Industry Association, secondo il quale la medesima frustrazione ha colpito almeno il 10 per cento degli acquirenti esperti, ovvero coloro che comprano online almeno un articolo al mese.
“Mentre l’e-commerce ha registrato crescite fenomenali, la gran parte delle energie spese sono apparse disorganizzate,” ha dichiarato il responsabile di Enamics. “Le società che hanno funzionato sono state quelle che più da vicino hanno seguito il modello tradizionale: distribuzione efficace, rifornimenti adeguati, assistenza-clienti puntuale.” Per molte aziende virtuali la perdita anche di un solo cliente potrebbe rivelarsi sostanziale: Zona Research quantifica in circa 8.000 dollari di futuri acquisti (mancati) la quota pro-capita.
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