Quasi nessun danno a seguito del millennium bug: questo il dato centrale comune a ogni parte del globo. Prima di tirare il finale sospiro di sollievo, però, i soliti esperti consigliano di attendere i primi giorni del 2000. Quando cioè ogni ambito lavorativo avrà ripreso a girare a pieno ritmo. Secondo Peter de Jager, il canadese cui viene attribuito il merito di aver portato all’attenzione internazionale i possibili problemi del millennium bug, nel week-end di fine anno era operativo soltanto il 10 per cento dei sistemi informatici globali. E aggiunge: “Non possiamo ancora dire di avercela fatta.”
Nello stesso week-end, si calcola che nei soli USA un esercito di circa 5 milioni di persone sia stata in qualche modo coinvolta nella verifica di macchine e sistemi. Quasi nessun problema segnalato dalle situazioni considerate più a rischio, ovvero i paesi orientali sedi di centrali nucleari (Russia, Ucraina, Cina) e quelli in via di sviluppo (Indonesia, Nigeria, India).
Le notizie positive hanno provocato anche esplicite critiche sul gran polverone sollevato intorno al Y2K, con conseguente spesa globale valutata intorno ai 350 miliardi di dollari. Secondo alcuni, bene avrebbero fatto quei paesi, tra cui l’Italia, che poco hanno stanziato al riguardo senza comunque subire maggiori problemi di altri.
Alle critiche replica seccamente Harris Miller, presidente della Information Technology Association of America: “Si è trattato di un programma internazionale attentamente coordinato che ha ottenuto un gran successo. In mancanza di tale sforzo, oggi ci troveremmo di fronte a gravi problemi a livello globale.”