Un settore specifico ma aperto a tutti, se preparati
Ci sono molti soggetti oggi che comunicano il vino online (o che dovrebbero farlo), ognuno con le sue modalità e i suoi obiettivi. A partire dai produttori, che meglio di chiunque altro conoscono il loro prodotto e possono raccontarlo. Ma sono arrivati anche i wine writer, a vario titolo e con diverso background – giornalisti, blogger, influencer – ed esistono infine i sommelier, che sempre più si stanno costruendo un branding online per rafforzare la loro presenza e avere anche nuove occasioni di lavoro. In Social Media Wine ho coperto tutte queste figure, chiarendone obiettivi e strategie e dando i consigli migliori per tutti.
Alcuni possono pensare che portare online il vino, le sue sensazioni, le sue esperienze sensoriali può essere difficile se non impossibile; in realtà è meno complicato di quanto si possa pensare. Il vino è un prodotto molto emozionale e lo è anche la comunicazione sui social media. In più è un prodotto che vive di immagine: bello, piacevole da fotografare e da vedere. Gli strumenti social, soprattutto quelli di grande impatto visivo, sembrano fatti apposta.
A questo proposito ho intervistato il professor Vincenzo Russo, esperto di neuromarketing, che mi ha confermato come la giusta comunicazione sui social, facendo leva sull’emozione, sia perfetta per condividere anche le esperienze sensoriali.
Per comunicare bene il vino funzionano le idee e la padronanza dei media
Sia in Italia che all’estero è alto il numero di produttori, wine writer e influencer che stanno lavorando molto bene sui social media. Ho notato che funziona meglio non necessariamente chi ha lo staff e il budget più ricco (anche se ovviamente un piccolo investimento, in denaro e in persone dedicate, ci vuole), ma chi ha una vera passione per comunicare e raccontare, chi pianifica la comunicazione per tempo e non ha paura di sperimentare.
Il vino, soprattutto in Italia, ha un’immagine lontana, elitaria. Spesso i non addetti ai lavori hanno una sorta di timore reverenziale; temono di non saperne abbastanza, di non capirlo. Ecco, sui social funziona chi riesce a rompere questa barriera e a parlare di vino a tutti, indipendentemente dal livello di chi ascolta.
Esistono anche barriere tecniche. Per esempio, i video sono un tasto dolente. Sarebbero uno degli strumenti più efficaci per promuovere il vino, sulla carta, ma nei fatti sono utilizzati poco e male. Questo è dovuto soprattutto alla mancanza di budget e di persone che tecnicamente sappiano girare dei video di una certa qualità e livello estetico. In Social Media Wine la parte con i consigli pratici sui video (dall’acquisto dell’attrezzatura ai suggerimenti per le riprese) è non a caso una delle più dettagliate.
Come iniziare a parlare di vino online
Sui social media, e in generale sul digitale, si comincia sempre dal pensare. Prima di fare qualunque cosa – aprire un account, fare degli investimenti, girare dei video o scattare un set di foto – bisogna capire a chi vogliamo parlare, chi desideriamo coinvolgere, che forze possiamo mettere in campo, con quale tono di voce e su quali piattaforme. Solo a questo punto, cioè dopo aver elaborato una strategia, si può cominciare ad agire. Poi, servono le competenze: doti di scrittura, di pianificazione, di visione; monitoraggio attento e continuo della rete e dei dati di traffico; interazioni e risposte puntuali; foto e video impeccabili, da commissionare se non ne abbiamo e infine una policy chiara e condivisa per la comunicazione di crisi. Perché si spera non succeda mai, ma se un post generasse un flusso di commenti negativi, bisognerebbe essere pronti a reagire subito e nel modo migliore.
Conoscere il vino è una necessità strategica, ma non è tutto; conoscere i social ha un’efficacia tattica, ma ancora una volta non è tutto. Mettere insieme le due competenze può risultare vincente anche se c’è ancora da studiare, da una parte e dall’altra.
È ovvio che chi buca il video o, ancora meglio, ha già un’immagine forte, può contare da subito su un bacino d’utenza più ampio. Penso a tante trasmissioni tv sul cibo e la cucina, ad esempio; spesso, quelle con l’audience più alta non hanno grandi chef alla guida, ma conduttori o conduttrici già famosi e amati, anche se magari non super competenti sul food. Sul vino, proprio per la necessità alla quale accennavo sopra, ossia avvicinarlo il più possibile al grande pubblico, la competenza è necessaria, ovvio, ma ancora di più la capacità di divulgazione a tutti i livelli.
A questo proposito penso a Marcello Masi, giornalista televisivo Rai di lungo corso e grande esperienza che mi ha regalato la prefazione del libro. Tutta una carriera nel giornalismo old media, ad alti livelli, potrebbe far pensare a una persona lontana dal digitale; e invece, dopo essere stato un pioniere del giornalismo enogastronomico, si è lanciato con curiosità e interesse anche nella rete. Quando c’è una vera volontà di comunicare, insomma, lo strumento si trova e si impara.
La comunicazione sul vino ha grandi margini di crescita, a dispetto delle apparenze
Può apparire difficile entrare professionalmente in un campo dove chiunque beva vino si sente autorizzato a esprimere pareri a prescindere dalla propria preparazione effettiva. La soluzione non è certo impedire ai non esperti di parlare di vino, ovviamente; anche perché la possibilità per tutti di avere un palcoscenico e un’audience, ci piaccia o no, l’ha data il digitale, dai blog in poi, in tutti i settori, non solo quello del vino, e indietro non si torna: bisogna farci i conti. Senza continuare a pensare che prima, quando solo gli esperti avevano diritto di parola, era meglio.
In effetti, secondo i dati dell’indagine Mercato Italia – Gli italiani e il vino, realizzata da Vinitaly con l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor e presentata all’apertura della cinquantatreesima edizione della rassegna di Veronafiere ad aprile 2019, soltanto un quarto degli italiani che beve vino abitualmente dichiara di sapere cos’ha nel bicchiere. Il punto di partenza dev’essere questo: aumentare la divulgazione sul vino per accrescere le competenze e le conoscenza di tutti, dall’aspirante addetto ai lavori al semplice appassionato, arricchendo così tutta la comunicazione.
Spunti per trovare una strada con ritorni soddisfacenti
Come evolverà la comunicazione sul vino nei prossimi anni? Difficile fare previsioni. Però ho fatto la stessa domanda ad alcuni esperti che ho intervistato per Social Media Wine e le idee comuni sono che l’immagine e il video avranno un ruolo sempre più preponderante e che sempre più aziende vinicole, grandi e piccole, inizieranno a usare i social media, perché la direzione è questa. Appaiono anche nuovi temi in controluce di cui si inizia a parlare: sono ormai diffusissimi i racconti sui vitigni autoctoni, ignorati fino a pochi anni fa; in grande crescita gli argomenti che riguardano i vini naturali e anche la sostenibilità aziendale: certificazioni energetiche, sensibilità verso l’ambiente. Sarà da esplorare anche il mondo dei podcast, in grande crescita in generale ma ancora poco sfruttato, in Italia, per parlare di vino.
Iniziare a comunicare vino oggi e ricavarne una carriera è possibile; ci sono ancora spazi e la creatività bene eseguita può ancora battere il mero budget. È però indispensabile essersi chiariti bene le idee prima di tutto; nessuna competenza può compensare la mancanza di strategia e pianificazione.