Bip bip: mi è arrivato un SMS. Sì, lo so che il mio telefonino è squallido perché fa solo bip bip invece di suonare la Cavalcata delle Valchirie in Dolby Surround, ma fa niente: funziona e questo mi basta..
“Ciao, come stai?” dice il messaggio. Guardo il numero del mittente e non lo riconosco, ma non mi stupisco, visto che la mia memoria è notoriamente scarsa. Va be’, rispondo, così non faccio la figura del cafone. Invidio le dita agili degli adolescenti e compongo faticosamente un banale “Bene grazie, e tu?“.
“Alla grande, xché con questo SMS ti ho fregato 10 euro, ciao gonzo…..“. Dannazione, è vero. Dal saldo della mia prepagata sono scomparsi proprio dieci euro, e non so chi me li ha presi. Bip Bip. Un altro SMS. E adesso che faccio?
Buone intenzioni, pessimi risultati
Scene come questa non saranno più ipotetiche da marzo di quest’anno. Dopo una raffica di truffe in Inghilterra, approda infatti anche in Italia il reverse billing SMS, ossia il messaggino a carico del destinatario, in compagnia del suo parente perfido, il premium rate SMS. Funzionano così: l’utente riceve un SMS che lo invita a rispondere. Se lo fa, viene abbonato a un servizio che gli manda automaticamente SMS, e per ogni messaggio ricevuto gli viene addebitato un tot (qualche decina di eurocentesimi). Se viene attivato anche il premium rate SMS, quel tot si gonfia, trasformandosi in un salasso da linea erotica (fino a 10 euro a messaggio) dal quale non c’è scampo finché non si disdice l’abbonamento.
Ma che bella idea, complimenti. Naturalmente il sistema è nato con le migliori intenzioni: offrire servizi informativi (quotazioni di borsa, previsioni meteo, gol della squadra del cuore) che l’utente richiede volontariamente e consapevolmente. Ma evidentemente nessuno ha considerato le potenzialità di truffa. O forse le ha considerate e ha preferito tacere per aggiudicarsi una fetta del business.
Infatti tutto funziona bene finché gli inviti ad abbonarsi ai servizi SMS a pagamento sono onesti, riportando tariffe e nome del fornitore, avvisando chiaramente della propria natura, e spiegando come disattivare il servizio. Questo è senz’altro fattibile nel caso di inviti tramite pubblicità sui giornali, come già avviene per i numeri di cartomanti, esperti del lotto e affini. Ma che cosa succede se gli inviti vengono diffusi tramite SMS? Sarà molto difficile includere tutti questi dati in 160 caratteri lasciando spazio anche per la réclame.
Soprattutto, mi chiedo come si potrà evitare che qualche furbone senza scrupoli mandi SMS in reverse billing volutamente ingannevoli, come quello della scenetta iniziale: “Ti amo segretamente“, “Sono tutta nuda per te“, “Ti ho rigato io la macchina, cretina“, eccetera. La tentazione di rispondere sarà fortissima, come dimostrato dall’analogo successo di virus come I love you e AnnaKournikova.jpg.vbs, che attecchiscono soltanto se l’utente è stuzzicato abbastanza da aprirli. A quel punto la vittima si troverà abbonata a un servizio di cui non conosce l’origine e che non ha modo di disattivare. Bip bip, altri dieci euro che se ne vanno, grazie.
Contromisure fai da te
Bloccare una truffa di questo genere sarà molto difficile, soprattutto per gli utenti prepagati, che non hanno una bolletta da spulciare e nessun altro riscontro per sapere chi sta spillando loro soldi: dovranno rivolgersi ai loro operatori, sperando che l’assistenza clienti sappia cos’è il reverse billing (si accettano scommesse) e sia in grado di risalire al mittente dell’SMS mangiaeuro.
In attesa che vengano varate misure per regolamentare il settore (anche su questo si accettano scommesse), al povero utente cellulare non resta che una sola difesa: farsi furbo e guardare sempre attentamente il numero del mittente degli SMS che riceve. Se non lo riconosce, è meglio che non risponda, altrimenti gli converrà impostare, come suoneria, Domenico Modugno e la sua indimenticabile Piange il telefono.