I media amano incorniciare le notizie di mercato in un quadro di battaglie tra forze contrapposte, siano marche, modelli, categorie. Sovente abbiamo letto del confronto tra desktop e mobile, simile a quello tra dinosauri e mammiferi.
Ultimamente la narrazione, schematica e semplificata per colpire il grande pubblico, non regge: i computer a tavoletta (tablet per essere à la page) hanno rallentato la corsa. I telefoni intelligenti (smartphone) invece no.
Lo mostra l’andamento di iPad, l’unico su cui i dati siano certi. Gli altri produttori non forniscono cifre, o se lo fanno sono inattendibili. Benedict Evans ha analizzato l’andamento di iPad in un ottimo articolo:
Il fatturato di Apple ha praticamente smesso di crescere […] Le fonti principali di fatturato sono iPhone, iPad e tutto il resto. Se ne separiamo le curve, si nota che il rallentamento si trova nel business di iPad, non in quello di iPhone.
Forse la concorrenza Android ha sottratto clienti? Proprio no. I dati di traffico di Chitika sul mercato nordamericano mostrano che la parità è ben lontana e il grafico da mesi noto con il nomignolo iPad e i tredici nani merita ancora l’appellativo.
Magari i computer tradizionali hanno ripreso forza togliendo ossigeno alle tavolette? Neanche. Evans mostra chiaramente come vadano persino peggio. La teoria, suffragata da grafici e cifre evidenti e di immediata comprensione, è un’altra:
Guardare a tablet e smartphone come ad apparecchi di una categoria “mobile” in competizione con i PC può essere il confronto sbagliato; potrebbe essere più fruttuoso pensare a tablet, laptop e desktop come “grandi schermi”, uniti contro il “piccolo schermo” degli smartphone. E così i tablet eroderanno nel tempo i laptop e desktop come a loro tempo i portatili hanno fatto con i modelli da scrivania, mentre la categoria nuova e trasformativa sono gli smartphone. Forse.
Grandi schermi, che crescono a fatica o ristagnano, contro piccoli schermi, che prosperano. Forse è questo lo scenario delle prossime stagioni. Che può sembrare chiacchiera da analisti e venditori e invece non del tutto; chi lavora perché le persone leggano in digitale deve tenere in considerazione gli schermi dove questo avviene.