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Siti islamisti indicano che Al-Qaeda colpirà ancora

05 Dicembre 2001

Siti islamisti indicano che Al-Qaeda colpirà ancora

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L’AFP (l’agenzia France Presse) ha recensito una serie di siti dove si dice che i componenti di Al-Qaeda, la rete terroristica di Osama Bin Laden, sono pronti a colpire gli …

L’AFP (l’agenzia France Presse) ha recensito una serie di siti dove si dice che i componenti di Al-Qaeda, la rete terroristica di Osama Bin Laden, sono pronti a colpire gli Stati Uniti, l’Arabia Saudita e il Pakistan.

Questo risulta sui siti che sono in contatto con i talebani e gli uomini di Bin Laden trincerati nella provincia di Kandahar, l’ultima roccaforte degli integralisti.
I collegamenti sarebbero effettuati, secondo quanto dicono sui siti, grazie a Internet e ai telefoni satellitari e portatili dalle zone di frontiera con il Pakistan.

Questo malgrado Paul Wolfowitz, segretario aggiunto alla difesa avesse dichiarato a Le Monde che le operazioni militari avevano permesso di “stroncare la capacità di Al-Qaeda di comunicare con l’esterno”.

“Il grosso dei partigiani si trova all’esterno dell’Afganistan – si legge su uno dei siti – in particolare in Pakistan, in Arabia Saudita e in altri paesi del Golfo”. E molti, nei loro messaggi affermano che Al-Qaeda non sarebbe toccata da un’eventuale scomparsa di Bin Laden.

Dunque, non è finita? Secondo commentatori islamisti, sarebbero state pianificate operazioni importanti per trasferire i partigiani nei paesi esterni all’Afganistan, come negli Stati Uniti.

“Quello che avete visto in televisione – minacciano – non è che un antipasto” e aggiungono che ci saranno colpi che deconcentreranno il nemico e modificheranno il corso degli avvenimenti.

Secondo voci che si rincorrono su questi siti “Al-Qaeda ha conservato intatto il grosso dei mezzi militari” e “la ritirata dei talebani dalle principali città afgane è stata ben studiata per non esporsi ai bombardamenti, per non assumersi la responsabilità dei massacri dei civili, per non dover approvvigionare di viveri i civili e per spingere gli Stati Uniti a disporre le loro truppe terrestri”.

Su un altro sito dedicato alla “guerra santa” si dice che “il comandante dei credenti, il mullah Omar rassicura tutti i combattenti su una prossima vittoria. I dirigenti dei mujaidin affermano che i prossimi giorni saranno ricchi di sorprese”.

Un simpatizzante scrive che “la guerra non è che iniziata. Il popolo afgano chiama tutti i musulmani a sostenere i loro fratelli con delle preghiere”.

C’è anche chi si spinge oltre e afferma di dare un vero rendiconto delle vittime della guerra. Secondo questi dati le perdite americane sono arrivate a “centinaia di morti”.

In una guerra come questa, che lo stesso Bush ha definito “sporca” disinformare, sviare l’attenzione o coprire fatti è essenziale per tutte le parti. Non è un caso che a differenza della Guerra del Golfo, le televisioni o i giornalisti in generale non siano visti di buon occhio da nessuno.

Gente che gira filmando o descrivendo cosa accade rappresenta, di fatto, un pericolo. E spesso sono proprio loro, i giornalisti, a pagare con la vita lo svolgere il loro lavoro. Come la collega Maria Grazia Cutuli.

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