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Si riaccende la battaglia su tariffe e servizi VoIP

10 Ottobre 2011

Si riaccende la battaglia su tariffe e servizi VoIP

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Compresi gli errori del passato e abbracciate politiche di maggior apertura (anche con la telefonia), nuovi attori e nuovi listini si affacciano su un mercato che ora potrebbe finalmente decollare

Sorpresa autunnale: gli operatori italiani sono tornati a dare battaglia sui servizi VoIP rivolti ai consumatori. E la ingaggiano sia contro Skype (nemico storico dei provider nostrani) sia contro i normali operatori fissi e mobili. Le armi sono tariffe più economiche e un mix di semplicità d’uso e servizi evoluti. Già, i più nostalgici tra i lettori trattengano le lacrime: sembra essere tornati sei-sette anni indietro nel tempo, quando France Telecom lanciava con gran fanfara Parla.it, promessa presto dimenticata del VoIP. In realtà da allora sono cambiate molte cose. Questo ritorno di fiamma per il VoIP avviene sotto altri scenari. Per prima cosa, il volano è il boom degli smartphone: sono 20 milioni gli italiani che ne hanno uno (fonti Nielsen e Ipsos Media). Ormai è un fenomeno di massa. Secondo, gli operatori hanno capito gli errori del passato.

Nuovo slancio

Non si può vendere il VoIP, in Italia, come servizio per cui devi comprare un router apposito o configurare i parametri sip: è una  condanna alla nicchia. Al contrario, i servizi VoIP di nuova generazione cercano di essere più semplici e immediati persino di Skype, oltre che più economici: ne sono esempio Messagenet Talk (dell’operatore milanese Messagenet) e indoona, appena lanciato da Tiscali. Indoona in particolare credo che sia il VoIP più economico, per le chiamate verso numeri telefonici normali: 0,8 cent verso fissi, 10 cent verso mobili (6 verso cellulari Tiscali), al minuto. È meno della metà rispetto a Skype. Quei due prezzi sono rispettivamente 1,94 e 11,88 cent al minuto, con Messagenet, che fa pagare meno le telefonate verso Usa, Canada e Cina (1,57 cent). Iva inclusa in tutti i casi. Messagenet di contro regala un numero di telefono geografico (con prefisso di una città a scelta), mentre Tiscali chiede 24 euro all’anno.

Qui lo scontro con Skype è vinto a tavolino. Il big del VoIP infatti non permette da mesi di avere numeri italiani e da qualche giorno ha anche subito la disattivazione di quelli già usati dagli utenti (decine di migliaia). Il motivo è una bega con il Ministero allo Sviluppo Economico: Skype non rispettava le leggi italiane (ma le stesse valgono in altri Paesi europei). La perdita dei numeri è un grosso danno all’immagine dell’azienda in Italia e offrirà certo spazio a servizi minori. Messagenet già giorni prima, quando era nell’aria il disastro Skype, aveva lanciato una campagna agli utenti invitandoli alla portabilità del numero. A quanto risulta, ad oggi non è certo che ancora si possa portare il numero Skype verso un qualsiasi altro operatore. Converrebbe comunque affrettarsi a richiedere il passaggio.

Innovazioni

A parte questi problemi contingenti e la guerra tariffaria, i nuovi servizi VoIP italiani si battono con aspetti innovativi. Il software di Messagenet (pc e smartphone) consente di chiamare gratis anche gli utenti che non l’hanno installato e che non si sono iscritti al servizio. L’utente Messagenet può mandare infatti un link-chiamata al destinatario: cliccandovi, parte la conversazione. È una tecnologia basata su Java e funziona su qualsiasi browser. Messagenet è riuscita a renderla poco esigente (va bene anche su processori poco potenti) e ad aggiungervi funzioni di cancellamento eco. È un assaggio di come l’evoluzione delle tecnologie browser può facilitare le chiamate gratuite e altre forme di comunicazione diretta tra gli utenti. Ancora di più lo si vedrà con l’Html 5. Presto il link-chiamata diventerà permanente (adesso è temporaneo, valido per quella specifica telefonata). Cioè gli utenti potranno usarlo come l’analogo di un numero di telefono e pubblicarlo sul proprio sito o su Facebook, per essere contattabili da qualunque utente internet.

L’innovazione indoona è invece nell’integrazione profonda con la telefonia tradizionale. Fa propria la lezione di Viber e permette di chiamare utenti indoona a partire dal loro numero di cellulare. Il sistema sa insomma che a un certo numero corrisponde un account indoona. Se si chiama quel numero attraverso il programma, parte una chiamata VoIP gratuita (invece che una verso il cellulare). Il vantaggio: non bisogna sapere che quell’utente ha installato indoona. L’utente chiamato con indoona vede inoltre, come identificativo del chiamante, il numero di cellulare che quest’ultimo ha indicato in fase di registrazione al servizio. Altri servizi VoIP invece mostrano chiamante anonimo o numeri fittizi.

L’apertura vince

Come spiega Andrea Podda, chief technical officer di Tiscali, «l’integrazione tra VoIP e telefonia normale andrà oltre. Permetteremo di video chiamare anche utenti non indoona e dotati di videotelefoni collegati alla linea fissa non internet». Da parte degli operatori italiani è una strategia intelligente: differenziarsi da Skype, che ha intenzionalmente limitato l’integrazione con la telefonia fissa e ha preferito creare una community chiusa. Skype ha certo il vantaggio di avere quella VoIP più numerosa, di gran lunga. È molto più probabile che il nostro contatto si trovi su Skype. Ed è quindi questo lo strumento più ovvio per fare una (video)telefonata gratuita. I provider italiani accarezzano da anni il sogno di rompere la chiusura di Skype costringendola a interoperare sulla scorta di standard.

Significherebbe che un utente Messagenet, per esempio, può comunicare gratis con uno di Skype. Utopia fino a ieri. Oggi è un obiettivo possibile, visto che Microsoft sta per acquisire l’azienda VoIP. Messagenet ha scritto quindi all’Antitrust europeo per costringerla a interoperare. Altrimenti – secondo l’operatore italiano – l’entrata della maggiore community VoIP nell’universo Microsoft, restando chiusa, creerebbe uno squilibrio del mercato. Potrebbe insomma uccidere la concorrenza degli operatori alternativi. Questo timore è segno che l’innovazione e le tariffe non bastano, quando c’è una fusione di giganti chiusi nei propri mondi.

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