È raro leggere articoli in grado di sintetizzare con efficacia settimane di arrovellamenti. A me è capitato con questo post di Ted Striphas sul suo blog The Late Age of Print:
Kindle is only nominally an e-reader. It is a means to some other, data-driven end: the end of apprehending the “ambient informatics” of reading. Kindle books become a hook whose purpose is to get us to tell Amazon.com more about who we are, where we go, and what we do. Imagine what Amazon must know about people’s reading habits — and who knows what else?! And imagine how valuable that information could be!
È un po’ di tempo che ragiono sul gap tecnologico che gli editori subiscono (quasi senza accorgersene) e sulle sue possibili conseguenze. Ci tornerò più avanti. Nel frattempo, Mike Shatzing fa notare come
A couple of major (Big Six) publishers have acknowledged that ebook revenues for them have passed 20% of their revenues. Of the 80% that remains print, I think it would be conservative to estimate that 20% of that is sold online.
Col 40% degli acquisti USA effettuati online (tra ebook e carta) e con Amazon che controlla senza affanno entrambi i mercati, credo di poter rispondere con serenità a questo tweet di Edizioni E/O (e in modo laterale al dilemma tra algoritmo e fattore umano):
Cambiereste il vostro
libraio di fiducia con un algoritmo, per quanto sofisticatissimo? ow.ly/91WfJ
— Edizioni E/O (@EdizioniEO) Febbraio 13, 2012
I lettori hanno già deciso, prendiamone atto.