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Sette regole dal giardinaggio

13 Luglio 1998

Sette regole dal giardinaggio

di

In "Hypertext Gardens" Mark Bernstein ci fornisce sette regole, mutuate dal giardinaggio, per cimentarsi con gli ipertesti.

La rete è, di per sé, un enorme e sconfinato ipertesto. Ma basta dare un’occhiata in giro per accorgersi che, in realtà, la maggior parte delle pagine web – sia i siti ufficiali e commerciali che le pagine personali – sono costruite con una struttura fortemente gerarchica; troviamo strumenti di navigazione e menu dappertutto, i modelli di collegamenti complessi vengono accuratamente evitati, il link è inteso quasi esclusivamente come guida al lettore/visitatore perché non si perda in una marea di possibili alternative e troppo spesso frames “catenaccio” sono utilizzati per cercare di costringere il lettore/visitatore a non abbandonare le proprie pagine. Il percorso che viene così determinato lascia dunque di fatto la sola libertà di non visionare una pagina o di andarsene altrove. La rigidità strutturale, se da una parte rende la navigazione semplice ed apparentemente efficiente rende però l’ipertesto anche sterile, inerte e distante.

Ma il timore che il lettore si perda, si confonda è, in fondo, molto più temuto che reale: un occasionale disorientamento è comune a tutti i tipi di scrittura seria; di contro, una scrittura pasticciata e sciatta genera molta più confusione di quanto possa fare la complessità di un buon documento ipertestuale.

Come fare allora perchè l’autore di un ipertesto possa catturare l’attenzione dei suoi lettori senza necessariamente ingabbiarli in una rigida struttura e perché, di contro, i lettori/visitatori che si trovino di fronte a molte possibilità di alternative di percorso non ricevano l’impressione di trovarsi in un luogo caotico e senza senso?

Mark Bernstein, nel suo bell’ipertesto “Hypertext Gardens: delightful vistas”, comparso in questi giorni sul sito della Eastgate System, risponde a queste domande utilizzando il potente strumento della metafora che, in questo caso, è quella del giardinaggio.

Un ipertesto, egli dice, può presentarsi come un ordinato giardino all’inglese, un parco, una terra selvaggia.

Un ipertesto non pianificato e progettato accuratamente è selvaggio: sarà pure complesso ed interessante; magari, se vi ci inoltrassimo, scopriremmo che lì dentro ci sono molte cose piacevoli. È però molto probabile che pochi di noi avrebbero voglia di entrarvi.

Di contro, l’architettura troppo rigida di un ipertesto è come uno spazio cittadino o un “corporate office”: semplice, ordinato ma privo di sorprese. Ne ammiriamo la razionalità, ma ci stanchiamo presto della vista ripetitiva che ci propone: sappiamo già cosa ci aspetta e raramente riceviamo qualcosa in più.

Tra questi due estremi, dice Bernstein, la soluzione sta nel mezzo: nell’ipertesto, come in un giardino, è l’arte di combinare l’irregolarità con la regolarità che può catturare e mantenere l’attenzione.

La chiave della progettazione, pianificazione di un ipertesto-giardino sta dunque in una “irregolarità progettata” capace di comunicare, trasmettere la promessa di una piacevole sorpresa rassicurando allo stesso tempo il lettore che non sta entrando in un mondo selvaggio e caotico.

Coerentemente con la metafora “autore ipertestuale = giardiniere”, Bernstein sintetizza questi concetti in Sette regole dal giardinaggio.

  1. Il disorientamento provocato dall’ipertesto molto spesso deriva da una scrittura pasticciata o dalla complessità del contenuto.
    Molti ipertesti non richiedono apparati di navigazione molto elaborati.
  2. Una struttura molto rigida dell’ipertesto, concentrando l’attenzione e il traffico soltanto su alcune pagine o ad una sola alla quale sempre si rinvia rischia di far passare inosservati contenuti che non sono presenti o citati nelle pagine chiave. Una struttura rigida può dunque far sì che un messaggio dell’ipertesto rimanga nascosto e distorcere la sua voce.
  3. Il percorso più breve non sempre è il migliore
    I sentieri di un giardino o di un parco non hanno la stessa funzione che viene richiesta alle strade e alle autostrade: nel giardino (come nell’ipertesto) il sentiero migliore non sempre è, necessariamente, quello più breve: la strada migliore, qui, è quella che ci offre qualcosa di piacevole e di inaspettato: ecco allora le curve, i paessaggi interrotti, le intersezioni che possono fare apparir più grandi spazi che invece sono, in realtà, piccoli.
    Non bisogna esagerare, però: troppi incroci possono confondere il lettore. Gli incroci non devono avere avere l’effetto di confondere, ma di invitare-sollecitare all’approfondimento e ad una maggiore esplorazione dando così l’opportunità di una scoperta inaspettata ed agli scrittori… una migliore audience!
  4. I giardini sono terre coltivate che deliziano i nostri sensi:; i parchi sono terra allo stato naturale e selvaggio che però è stata domata per il nostro piacere.
    Grandi ipertesti e siti Web spesso contengono sia parchi che giardini.
  5. Effetti visivi ed alcune irregolarità rendono i percorsi più interessanti. Ma bisogna usarli, questi stimoli, con cautela: interruzioni non desiderate sono frustranti ed intrusive.
    Bisogna infatti che il lettore, oltre ad essere rassicurato, sia anche stimolato ad esplorare a fondo il territorio in cui è entrato e a non abbandonarlo per noia. Così come in alcuni giardini all’inglese ci si imbatte improvvisamente in una pagoda esotica, anche gli ipertesti possono trarre beneficio da stimoli costituiti da elementi eccezionali che invitano il lettore a sostare, a riflettere, a guardare/leggere di nuovo.
  6. I confini dei parchi devono essere molto chiari, altrimenti i visitatori li vedono solo come terre selvagge. Il portone, il cancello di ingresso danno loro una struttura che la segnaletica conferma, rassicurando i visitatori che non si stanno immergendo in un modo caotico e selvaggio.
    La segnaletica è rassicurante: nei parchi troviamo spesso elementi architettonici (un arco monumentale, un centro di ritrovo per i visitatori etc.) che indicano che non ci troviamo in una terra selvaggia. Negli ipertesti, la stessa funzione può essere svolta da passaggi, snodi di grande effetto che dimostrino che la progettazione e la pianificazione esistono ma che, allo stesso tempo, indichino chiaramente che si vuole evitare una struttura rigida e codificata.
  7. Una struttura rigida fa sembrare più piccolo anche un grande ipertesto. Una struttura complessa ed intricata fa sembrare più grande anche un ipertesto piccolo, invita all’approfondimento e ad una esplorazione più meditata.

Bernstein conclude “Hypertext Gardens” dicendo che:
“Certe volte, la terra selvaggia è esattamente ciò che il lettore vuole: una ricca collezione di risorse e di links. Altre volte, una struttura rigida gli sta benissimo, perchè gli procura l’informazione di cui ha bisogno, non di più e non di meno. I siti personali e quelli ufficiali spesso contengono un estremo dell’uno e dell’altro.
I web designers, tuttavia, devono adoperarsi per il benesssere, l’interesse e l’abitabilità dei parchi e dei giardini: posti che invitano i visitatori a rimanere, e che vengono disegnati per attrarli e deliziarli, e soprattutto per invitarli a indugiare, esplorare e riflettere”.

“Hypertext Gardens” è proprio così: accuratamente progettato (Bernstein ci fornisce anche, generosamente, la mappa della struttura del suo ipertesto e l’indicazione di tutti gli strumenti utilizzati per realizzarlo), strutturato quanto basta per non perdersi ma non tanto da sentirsi ingabbiati; semplice ma intrigante ed evocativo nella grafica e soprattutto… con molti punti in cui ci vien voglia di “indugiare, esplorare e riflettere”.

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