Così succede che un’azienda di produzione di film per adulti, esasperata dal vedere le proprie “opere” scambiate impunemente sulle reti peer-to-peer, chieda aiuto al Congresso americano perché faccia pressione sui proprietari di Kazaa che si ostinano a non voler bloccare la pirateria delle sue “proprietà intellettuali”.
Insomma, la solita manfrina: Kazaa può bloccare, volendo, lo scambio dei video, ma non fa nulla per stoppare questo flusso illegale.
Sharman Networks, proprietaria di Kazaa, risponde che non ha alcun controllo sui contenuti scambiati.
Inizia così il solito balletto di accuse e smentite, che porta la Titan Media (proprietaria dei video) a chiedere che venga bloccato lo scambio di 1.400 file delle sue opere.
Come elemento a carico, il vicepresidente di Titan Media, Keith Ruoff dichiara che i contenuti per adulti sarebbero “il principale fattore di crescita e di guadagno di questa azienda” e che, di conseguenza, lo scambio illegale porterebbe a perdite economiche.
Secondo Ruoff, poi, il 40 % dei contenuti che girano sulle reti di Kazaa è di natura pornografica, una cosa preoccupante visto che i più grandi utilizzatori del P2P sono minori.
Dunque, esiste materiale che dovrebbe essere utilizzato solo dalla fascia adulta degli internauti, ma che potrebbe finire negli hard disk di ragazzi minorenni.