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Servono a qualcosa search engine più grandi e potenti?

06 Agosto 1999

Servono a qualcosa search engine più grandi e potenti?

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“Più grande è meglio”. Questa sembra essere la replica generalizzata ai recenti dati che mostravano l’impossibilità da parte dei search engine di tener validamente testa all’archiviazione delle circa 800 milioni …

“Più grande è meglio”. Questa sembra essere la replica generalizzata ai recenti dati che mostravano l’impossibilità da parte dei search engine di tener validamente testa all’archiviazione delle circa 800 milioni di pagine attualmente presenti sul Web. Excite annuncia l’avvio di una tecnologia più potente che nelle prossime settimane le consentirà di cercare efficacemente in tale immenso database, e comunque ben oltre l’odierno livello fissato sui 50 milioni di pagine. Qualche giorno fa, è balzato alle cronache il Fast Search norvegese, autoproclamatosi numero uno dei search engine globali perchè coprirerebbe oltre 200 milioni di pagine Web. Mentre Inktomi (che mette a punto search engine per Lycos, Yahoo e America Online) passa al setaccio 110 milioni di pagine e Northern Light 150 milioni.

Ma gli osservatori più attenti sottolineano come l’espansione esponenziale del numero dei siti cercati si rivela di nessuna utilità rispetto alla concreta capacità di reperire quelle informazioni che si cercano. Ecco il parere di Jakob Nielsen, co-fondatore del Nielsen Norman Group nonché da tempo fervente sostenitore della massima semplicità e usabilità del Web. “Cambia forse qualcosa se si mostrano altri 100.000 o 200.000 link nei risultati di una ricerca? Nient’affatto. Anzi, sarebbe irrilevante al 100%. Già oggi i numeri di link ottenuti è decisamente enorme. L’unica cosa che conta sono i primi 10 in cima alla lista. E solo raramente si arriva a consultare la seconda pagina dei risultati ottenuti.”

Jakob Nielsen: http://www.useit.com

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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