Le storie appaiono semplici, ma i risultati incredibili. Una mamma cinese di un bambino di tre anni a cui manca la mano destra legge su Wechat, l’equivalente messaggistico cinese di WhatsApp, dell’esistenza di e-NABLE, una rete di volontari maker fondata nel 2013 da Jon Schull, ricercatore presso l’americano Rochester Institute of Technology.
La rete offre dei file, scaricabili gratuitamente, per consentire a una qualunque stampante 3D di riprodurre pezzo per pezzo una protesi completa e funzionante, che facilmente si lascia assemblare da chiunque abbia un minimo di capacità pratiche.
La mamma cinese ha una sorella in Canada e quindi chiede a lei di interessarsi per fare produrre una protesi di mano per suo figlio, nei modi e nei tempi che si aspetta non essere brevi.
Previsione sbagliata, e avrebbe anche potuto fare tutto da sola. In Cina, infatti, si è appena iscritto alla rete e-NABLE un volontario possessore di stampante 3D. Venuto a conoscenza dell’esigenza, questi scarica il file, in un paio di giorni stampa la protesi, l’assembla e la spedisce alla mamma residente nella sua stessa nazione. Una settimana dopo avere consultato la zia, il bimbo possiede una protesi costata circa 35 dollari più spese di spedizione nazionali.
La mano funziona, al primo colpo, anche perché il progetto originale prevede una semplicità di ingegnerizzazione intrinseca che la rende efficiente e perfino divertente da usare.
Ci sono due miracoli in questa storia. Uno è come veramente le cose si sono sviluppate secondo la visione originale del progetto e il secondo miracolo è quanto il progetto stesso si sia espanso.
Così si esprime lo stesso Schull nel descrivere l’esponenziale crescita della sua idea e la fitta trama di solidarietà sottesa ad essa, dove progettisti di nuove protesi e maker ovunque sparsi nel mondo si sono resi disponibili per offrire nuove possibilità. Già si parla di futuri progetti con occhiali a realtà aumentata ed interfacce cerebrali per non vedenti.
Ci appare tutto come un balsamo tecnologico lenitivo per tante quotidiane notizie di globalizzazioni negative.