I posti migliori nell’industria di Silicon Valley spettano a ingegneri ed esperti informatici emigrati dall’Asia Orientale, soprattutto cinesi e indiani. Lo rivela una ricerca condotta dal Public Policy Institute di California, secondo il quale sarebbero costoro a ricoprire le cariche dirigenziali in oltre un quarto delle maggiori società high-tech.
Tali aziende guidate da immigratici asiatici, in gran parte partiti alla volta negli Stati Uniti negli anni ’70 per proseguire gli studi universitari, lo scorso anno hanno totalizzato un fatturato complessivo superiore a 16 miliardi di dollari dando lavoro a oltre 58.000 persone. Lo studio dà ragione ai leader di Silicon Valley che in primavera, dopo molti sforzi di lobby, ottennero dalle autorità governative 142.500 visti ad hoc in aggiunta alla quota triennale già prevista per personale straniero altamente specializzato in ambito informatico.
Sempre secondo lo studio, l’alto numero di immigrati ha anche dato vita in zona a un efficace network sociale e professionale che facilita le ricerche di lavoro, lo scambio di informazioni, l’accesso al know-how manageriale nonché la condivisione di identità etniche.