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Sempre dura la vita dei giornali online

14 Febbraio 2000

Sempre dura la vita dei giornali online

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Nonostante l’indubbia crescita di audience, dati recenti confermano i modesti rientri economici per i quotidiani online. Combinazione che, pur se sufficiente per insistere con gli investimenti, potrebbe rivelarsi poco produttiva. …

Nonostante l’indubbia crescita di audience, dati recenti confermano i modesti rientri economici per i quotidiani online. Combinazione che, pur se sufficiente per insistere con gli investimenti, potrebbe rivelarsi poco produttiva. Secondo i rilevamenti diffusi da Media Metrix, nell’ultimo trimestre dello scorso anno il washingtonpost.com è stato seguito da appena il 20 per cento degli utenti Internet dell’area di Washington, D. C., e occupa soltanto il 13 posto nella classifica dei maggiori siti di quella zona. D’altro canto, USAToday.com, giornale online con il maggior traffico assoluto nella medesima classifica, ha ottenuto i primi guadagni soltanto nella seconda del 1999.

Un trend quest’ultimo destinato a proseguire per anni, al di là dei budget specificamente stanziati per le versioni digitali. In tal senso, sempre il Washington Post lo scorso anno ha riportato perdite di 65 milioni di dollari, mentre l’unità online del New York Times prevede per il 2000 bilanci in rosso tra i 40 e i 60 milioni di dollari. Il gruppo Knight Ridder, cui appartengono tra gli altri il Miami Herald e il San Josè Mercury News prevede invece di andare in pareggio solo nel 2001, nonostante una crescita del 75 per cento delle entrate dal Web per quest’anno. E intanto pensa di allargare i cordoni della borsa per i rispettivi siti. La situazione è delicata anche per la gran parte delle testate cartacee USA, per le quali sembra non esistere altra scelta se non quella di tutelare e incentivare ancor più le versioni online. Ciò per non trovarsi spiazzati di fronte alle fonti d’informazione esclusivamente elettroniche in costante proliferazione.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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