La maturazione della moneta virtuale Bitcoin prosegue con le conseguenti crisi di crescita. Dopo le banche rapinate concretamente della valuta virtuale. siamo a un punto critico: la possibilità del cosiddetto attacco del 51 percento.
Il meccanismo dei Bitcoin ruota attorno a valori numerici specifici trovati da un calcolo matematico che richiede grande potenza e provvede sia a incrementare la valuta a disposizione (fino al limite invalicabile di circa 21 milioni di unità) sia a legittimare e garantire le transazioni. L’attività di ricerca di Bitcoin viene chiamata mining, scavo come quelli in miniera, e da tempo si sono create organizzazioni che accumulano potenza di elaborazione per arrivare alla moneta virtuale prima di altri.
Ricercatori della Cornell University, riferisce Ars Technica, hanno rilevato che il 51 percento dell’attività di calcolo relativa ai Bitcoin si è concentrato nelle mani di una singola organizzazione, GHash, di cui sono sostanzialmente ignoti i padroni.
ghash.io is now @ ~52% hashrate. rest of the pie comes in at ~48%. could be issues image tho: https://t.co/c2GGprWppD pic.twitter.com/1dvsJ2IsG9
— Tim Swanson (@ofnumbers) June 13, 2014
La situazione nega uno dei vantaggi maggiori di Bitcoin sulle monete tradizionali – la decentralizzazione intrinseca del servizio – e secondo i ricercatori crea possibilità inquietanti:
Si può controllare quali transazioni hanno luogo. Si possono impostare commissioni arbitrariamente alte sulle transazioni, o perfino arrivare all’estorsione costringendo qualcuno a effettuare transazioni. Si possono bloccare o ritardare tutte le transazioni altrui.
Nel passato GHash è stata già accusata di double spending, usare gli stessi Bitcoin in due diverse transazioni. Come pagare il giornale in edicola e il caffè al bar con una stessa moneta da due euro. L’organizzazione ha pubblicato un comunicato dove afferma di avere intrapreso azioni per non mantenere la propria presa del 51 percento:
Smetteremo temporaneamente di accettare nuove partecipazioni indipendenti al nostro gruppo e permetteremo di acquistare Bitcoin di GHash ai partecipanti di altri gruppi di calcolo. GHash non ha alcuna intenzione di eseguire un attacco del 51 percento perché sarebbe di serio danno alla comunità Bitcoin, di cui facciamo parte.
In pratica la fiducia nel sistema oggi dipende dalla fiducia nelle buone intenzioni di GHash, nell’idea che nel cercare di esercitare un monopolio finirebbero per danneggiarsi da soli. È sufficiente? I ricercatori fanno presente che il monopolista potrebbe colpire in qualsiasi momento volesse e nessuno ha idea precisa di quali conseguenze potrebbero derivarne. D’altro canto c’è chi non lo considera un problema:
I do not worry about a 51% attack on bitcoin. It is neither likely, nor effective and it completely contravenes the incentives of miners.
— AndreasMAntonopoulos (@aantonop) June 9, 2014
Sarebbe un paradosso cercare l’indipendenza dalle banche centrali per ritrovarsi dipendenti da un gruppo di sconosciuti. C’è chi suggerisce un fork, una variante del sistema che garantisca la retrocompatibilità ed elimini il problema del 51 percento, nella moneta virtuale campanello d’allarme più che traguardo di governabilità.