Jonathan Franzen, scrittore americano autore di Le correzioni e Libertà, acclamato come uno dei maggiori romanzieri viventi negli Usa ma definito di recente sulla nostra stampa “luddista a intermittenza”, ha lanciato un attacco contro il concetto di ebook avanzando argomenti abbastanza triti nel complesso ma anche una affermazione più degna di analisi:
I think, for serious readers, a sense of permanence has always been part of the experience. Everything else in your life is fluid, but here is this text that doesn’t change.
Potrebbe essere più corretto osservare che in fondo le tecnologie digitali in generale hanno reso fluidi aspetti della vita che prima non lo erano. Si parla di anytime, anywhere in rapporto alla possibilità – non a tutti gradita – di lavorare senza vincoli di tempo e di spazio. Anche fuori da Internet si assiste all’affermazione progressiva dei media on demand, che scardinano riti in un certo senso permanenti come lo furono il telegiornale della sera o il fischio di inizio delle partite di calcio della domenica, tutte insieme e tutte alla stessa ora. Il testo potrebbe essere semplicemente il prossimo elemento della vita a fludificarsi.
Dove si chiude la permanenza, si apre la continuità. Un domani, non lontano, quel pesante volume sul comodino, pieno di testo permanente, verrà letto anche durante la pausa caffè, forse su un iPad o un Galaxy Samsung o un Kindle Fire, o chi per loro. Fermo restando che nessuna tecnologia possiede il magico dono di portare unicamente benefici, il giudizio sugli ebook riguarderà più la loro capacità di diffondere e incoraggiare la lettura che la fluidità del testo che li compone.