C’è uno Scratch nuovo, più utile e pratico
L’interfaccia di Scratch versione 3 è ancora più bella e funzionale ed è stata rinnovata anche per renderla adatta ai tablet (questa è un’importante novità!). Da principio alcune scelte come lo spostamento dei pannelli (stage da sinistra a destra eccetera) sono un po’ spaesanti, ma dopo qualche progetto ci si adatta alla nuova interfaccia senza particolari problemi.
Le estensioni ufficialmente supportate sono gestite direttamente nell’editor. Tra queste, sono molto interessanti le estensioni Da Testo a Voce e Traduci, che richiedono per il loro uso la connessione ad Internet.
Da segnalare anche le numerose estensioni per varie schede e dispositivi esterni (Lego, Micro:bit…).
La versione desktop si installa su Windows e macOS, mentre siamo in attesa del contributo della community per la versione Linux.
I progetti realizzati con Scratch 2.0 si possono aprire e gestire anche con la nuova versione, mentre il contrario non è vero.
Un linguaggio collaudato sempre più presente nelle scuole e presso gli insegnanti
Dopo oltre dieci anni di insegnamento con Scratch, è in parte cambiato anche il mio rapporto con il linguaggio. Più vado avanti più mi trovo a mio agio e lo avverto utile e importante.
Con Scratch sento di avere in tasca un buon coltellino svizzero per insegnare coding e pensiero computazionale grazie alla sua multiusabilità.
Scratch è riuscito laddove altri progetti, seppur molto validi e interessanti, hanno stentato a emergere: lavorare in orizzontale, puntando su semplicità, diffusione e condivisione.
Non sono solo: da parte dei docenti della scuola primaria ho sempre riscontrato una buona disponibilità e una notevole apertura al mettersi in gioco.
Guardando invece i ragazzi, le nuove generazioni sono molto veloci nell’uso degli strumenti, mentre hanno qualche difficoltà nel fermarsi a pensare e a progettare.
Il coding a scuola va visto come risorsa da usare con equilibrio
Scratch non ha eliminato i problemi dell’alfabetizzazione digitale. Certamente, presso tanti docenti e altrettanti istituti, si possono trovare resistenze tanto all’uso di Scratch quanto in generale verso il coding e il digitale a scuola. Spesso dipendono da contesti specifici.
Del resto la scuola è un luogo sacro, così come la sua missione, e occorre sempre muoversi con prudenza. Come dice Roberto Casati in Contro il colonialismo digitale – istruzioni per continuare a leggere, la scuola deve negoziare il cambiamento, non adottarlo acriticamente.
Scratch va provato per essere valutato correttamente
Comunque consiglio anche al docente più riottoso la realizzazione di un unico semplice lavoro con Scratch, per esempio una cartolina di buone vacanze natalizie o estive. Solo sperimentando, e si può fare in maniera non invasiva, si può valutare bene se valga la pena.
Per fare di più, ad esempio eseguire una scrittura collettiva, non serve un’aula informatica, anche se chiaramente ci vogliono una lavagna interattiva multimediale o un proiettore.
Ai docenti e ai dirigenti, è utile, forse addirittura indispensabile, mostrare agli studenti che i computer permettono anche attività come la programmazione e non solo quelle ludiche o social.
Possiamo discutere di coding, ma non ignorarlo, quando ha già compiuto tre anni l’iconico video in cui Barack Obama presenta l’iniziativa Hour of Code (l’ora del codice).
Va detto che questa iniziativa ha influenzato anche i nostri politici e già oggi coding e pensiero computazionale sono due termini in generale molto più apprezzati di prima nella scuola.
Scuola, famiglia e società possono andare di pari passo
Pochi anni si sentivano obiezioni tipiche alla adozione di Scratch come è programmazione giocattolo troppo distante da quella vera, oppure mio figlio non farà mai il programmatore quindi non gli serve.
Ripensandoci, si sono fatti parecchi passi avanti, nelle scuole, nelle famiglie e nella società. Sempre più insegnanti e genitori sono curiosi e aperti sull’universo della programmazione. Il nostro CoderDojo di Verona continua ad avere numerose richieste di partecipazione e Scratch è ancora il linguaggio più utilizzato. L’impressione è che ci sia maggiore consapevolezza che la programmazione non è solo un giocattolo e può servire a tutti.
Scratch è un modo bello e interessante col quale i bambini (e non solo loro) possono progettare, costruire e condividere il loro essere logici e creativi. E diventa sempre più chiaro.
Il coding è come la lingua straniera, prima si inizia più funziona
Si può iniziare a fare coding usando le nuove tecnologie (PC, tablet…) dai 7-8 anni, mentre nella scuola dell’infanzia sono preferibili giochi di coding e pensiero computazionale unplugged (senza il computer).
Per i più piccoli il tablet mi sembra in generale più adatto. L’ho sperimentato ultimamente in una scuola primaria con banchi disposti a isola e quattro bambini intorno. In questi casi, il tablet posto sui banchi si può vedere e condividere meglio, anche se rimane il problema delle ridotte dimensioni dello schermo.
Ci sono due problemi nell’introdurre troppo presto gli schermi nella scuola. Innanzitutto c’è un problema di tempo: i bambini piccoli dovrebbero dedicare più tempo possibile nell’arco della giornata alla costruzione e alla manipolazione di oggetti fisici e al gioco con gli altri.
Il secondo problema è di ordine cognitivo. Per andare oltre il puro divertimento i bambini hanno bisogno di conoscere e padroneggiare alcuni concetti di base di logica, matematica e geometria. Se non ci sono queste basi, il bambino, che vorrebbe fare programmi più belli e complicati, rischia di rimanere deluso e abbandonare presto la strada della programmazione perché la trova troppo difficile.
Una buona soluzione anche con poche risorse a disposizione
Scratch ha molti anni ma rimane sempre attuale, nonostante il continuo arrivo di nuovi linguaggi e proposte in tema di insegnamento del pensiero computazionale.
Il motivo è che questo linguaggio è riuscito a trovare un bel mix di divertimento, insegnamento e semplicità.
La robotica educativa è molto bella, utile e interessante ma, oltre ai computer (anche se alcuni robot si programmano autonomamente), ha bisogno di strumenti fisici, i robot, che costano, si rompono, devono essere ricaricati, raccolti e messi in luoghi custoditi eccetera. Per Scratch basta un computer non troppo vecchio o qualsiasi tablet.
Gli autori di Scratch sono inoltre riusciti a rimanere davvero open sia verso il codice (che chiunque può visionare e riutilizzare) sia verso le persone. Questo fa la differenza.