Reporter senza Frontiere, l’organizzazione francese di difesa dei giornalisti e la libertà di stampa (RSF), ha chiesto alle autorità cinesi il rilascio immediato di Chen Shaowen, accusato di aver inviato articoli a “contenuto reazionario” a siti Internet stranieri.
Tra le motivazioni di questa richiesta, il segretario generale della RSF scrive in una lettera indirizzata al ministro cinese della sicurezza pubblica che “la Cina ha trasformato il semplice fatto di esprimere un’opinione in un atto sovversivo”.
Il giornalista cinese era stato arrestato per sovversione dalla polizia della città di Lianyuan, nella provincia dello Hunan, per aver mandato via email circa 40 articoli a “contenuto reazionario” a siti stranieri, come aveva riportato un giornale cinese il 14 settembre.
Il giornale accusava Chen, operaio licenziato, “di inviare ogni sorta di articolo, di fabbricare, di deformare e di esagerare i fatti, di parlare male del partito comunista cinese e del sistema socialista”.
Tra le accuse del giornale, anche quella di aver ricevuto circa 1.100 dollari e 3 mila yuan (circa 360 dollari) per i suoi articoli.
Sull’arresto di Chen era intervenuto anche il Comitato di protezione dei giornalisti (CPJ), un organizzazione con sede a New York, che aveva condannato duramente l’arresto, precisando che era stato arrestato già il 6 agosto.
Con questo, sono 14 le persone attualmente detenute in Cina per aver pubblicato o distribuito informazioni online, secondo i dati di RSF. Undici di questi, poi, sono accusati di sovversione.