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Ristoranti high-tech

30 Novembre 1999

Ristoranti high-tech

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La rivoluzione digitale non poteva mancare di colpire anche la gestione dei ristoranti. Ma non si tratta di quei mal riusciti tentativi quali ordinazioni e pagamenti via mini-terminale inserito di …

La rivoluzione digitale non poteva mancare di colpire anche la gestione dei ristoranti. Ma non si tratta di quei mal riusciti tentativi quali ordinazioni e pagamenti via mini-terminale inserito di fianco al proprio tavolo. Stavolta troviamo due linee DSL e una mezza dozzina di potenti PC presenti vicino ai fornelli di un prestigioso ristorante di san Francisco, il Jardiniere. Aperto circa due anni or sono da Traci Des Jardins, chef di prim’ordine per quasi 16 anni, il locale fa ricorso all’informatica e a Internet per verificare con massima precisione l’inventario, avviare tempestivamente gli ordini per lattuga, salsicce e quant’altro abbisogna, comparare i migliori vini in vendita negli svariati negozi virtuali, calcolare rapidamente il valore nutritivo delle proprie specialità.

Opzioni che hanno avuto un gran successo, visto che due mesi fa da una costola del Jardiniere è nata OpenTable.com, start-up che offre vari servizi ad hoc, tra cui prenotazioni online in una cinquantina di ristoranti dislocati in varie aree degli USA, costruzioni di database sui clienti e sulle ricette, attivazioni di ordinazioni cumulative. Quest’ultimo si rivela elemento particolarmente utile per chi gestisce un ristorante: anziché lasciare, ad esempio, i propri ordini sulle voice mail di 30 produttori differenti, oggi è possibile ordinare 450 articoli diversi tramite un unico sito disponibile sul Web, OrderSmart.com. E se è vero che ciò comporta degli investimenti per apparecchiature e training del personale, gli esperimenti in corso danno corpo al trend in atto verso l’high-tech confermato dalla conferenza “Women Chefs and Restaurateurs” recentemente svoltasi a San Francisco.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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