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Rimborso di Windows: funziona anche in Italia

10 Settembre 1999

Rimborso di Windows: funziona anche in Italia

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Paolo Attivissimo è riuscito a farsi rimborsare la copia di Windows preinstallata sul proprio computer. È il primo caso in Italia. La storia raccontata dal diretto interessato.

Davvero è possibile farsi rimborsare una copia di Windows non utilizzato? La risposta è sì, anche in Italia si può. Ecco come fare.

Ma Windows preinstallato è gratis…

Certo, e i regali sotto l’albero li mette Babbo Natale.
Non illudiamoci: le copie di Windows fornite in “omaggio” insieme ai PC in realtà si pagano come parte del prezzo finale del computer. I fabbricanti di computer pagano a Microsoft un tot (circa centomila lire) per ogni copia di Windows che preinstallano sui propri PC e questo costo viene ricaricato sull’acquirente finale.

Però a molti acquirenti il Windows fornito insieme al computer non serve: ad esempio perché stanno sostituendo un PC precedente e desiderano trasferire al nuovo PC il Windows che già hanno regolarmente acquistato, oppure perché intendono installare un altro sistema operativo (Linux, OS/2, BeOS, eccetera).

Il guaio è che grazie alla politica monopolistica di Microsoft è quasi impossibile comperare PC senza Windows. Sono ben pochi i fabbricanti che offrono questa possibilità (in Italia, ad esempio, Vobis, che offre 50.000 lire di sconto). In sostanza capita sempre più spesso di comperare un PC e trovarsi con una ennesima versione di Windows che non ci serve ma che ci tocca pagare lo stesso.

Eppure esiste il modo di evitare questa che molti chiamano la “tassa Microsoft”. Basta far applicare una specifica clausola del contratto di licenza di Windows.
In questo modo negli USA numerosi utenti sono riusciti a farsi rimborsare, da case come Dell, il prezzo del Windows non utilizzato, arrivando anche a 340.000 lire. Interessante, vero?
Ma lo sappiamo tutti che tante cose che succedono in America non sono possibili in Italia, dove il consumatore è abituato a pagare e tacere.

Beh, visto che ho appena acquistato un PC nuovo (un portatile Acer) sul quale mi sono trovato una copia del tutto indesiderata di Windows 98 italiano, ho deciso di fare la prova. Ho chiesto il rimborso e l’ho ottenuto.

La clausola che tutti fanno finta di non vedere

Sorpresa! La possibilità di farsi rimborsare Windows 95/98 è prevista esplicitamente dal contratto (EULA) che compare sullo schermo durante l’installazione e il primo avvio di Windows. Nella versione italiana il contratto recita:
Qualora l’utente non intenda aderire alle condizioni del presente Contratto, il Produttore e Microsoft Licensing, Inc. (“MS”) non sono disposti a concedere il PRODOTTO SOFTWARE in licenza. In tal caso, l’utente è tenuto ad astenersi dall’usare o copiare il PRODOTTO SOFTWARE e a contattare prontamente il Produttore per ottenere informazioni circa la restituzione del prodotto non utilizzato a fronte del relativo rimborso del prezzo.

Il contratto specifica inoltre che “il Produttore” è produttore del computer, non quello di Windows.
Insomma, se non accettate le condizioni del contratto, dovete contattare il Produttore per chiedere come restituire il prodotto a fronte del relativo rimborso. E farlo prontamente, mi raccomando. Altrimenti state violando il contratto. Attenzione: non è una facoltà, è un obbligo.

Come procedere

AVVERTENZA: Questo non è un trucco per frodare Microsoft usando a scrocco i suoi programmi. È un metodo legale che vale soltanto per gli utenti onesti che effettivamente non usano il Windows che si trovano preinstallato ogni volta che comprano un computer.

Primo passo: rifiutare e cancellare

Dovete rifiutare le condizioni di contratto alla prima accensione del computer appena acquistato, preferibilmente il giorno stesso dell’acquisto, cliccando sul pulsante Rifiuto. Se cliccate sul pulsante Accetto, è troppo tardi.

Leggete attentamente le condizioni di contratto che compaiono sullo schermo e verificate che contengano la frase che ho citato: è la chiave per ottenere il rimborso.
Dovete cancellare definitivamente dal disco rigido tutti i file richiesti dalla preinstallazione di Windows, senza farne copie. Gli unici file che in alcuni casi potete legittimamente tenere in copia sono quelli dei driver specifici per le vostre periferiche (scheda audio, lettore CD/DVD, monitor eccetera), ma soltanto se i driver sono forniti dal produttore del computer e non da Microsoft (leggete le informazioni di copyright incluse in ciascun driver).

Dato che spesso è difficilissimo distinguere quali file appartengono a Microsoft e quali no, la strategia più prudente è formattare il disco rigido.
Tenete presso di voi il CD di Windows fornito insieme al computer, la relativa licenza e i manuali. Se sono sigillati, non apriteli.
A questo punto potete installare sul vostro computer il sistema operativo che vi pare. Non occorre attendere la risoluzione della vicenda.

Secondo passo: la letterina

Prendete carta e penna e scrivete al produttore del vostro computer (non a Microsoft Italia), esponendo i fatti secondo questa falsariga:
In data../../.. ho acquistato un Vostro personal computer modello.., numero di serie.. Alla prima accensione del computer ho esaminato il Vostro contratto di licenza per Windows (EULA) e ho esercitato la prevista facoltà di rifiutare le condizioni del contratto stesso.
Porto alla Vostra attenzione la seguente clausola: “Qualora l’utente non intenda aderire alle condizioni del presente Contratto, il Produttore e Microsoft Licensing, Inc. (“MS”) non sono disposti a concedere il PRODOTTO SOFTWARE in licenza. In tal caso, l’utente è tenuto ad astenersi dall’usare o copiare il PRODOTTO SOFTWARE e a contattare prontamente il Produttore per ottenere informazioni circa la restituzione del prodotto non utilizzato a fronte del relativo rimborso del prezzo.”
In ossequio a tale clausola, con la presente adempio l’obbligo di contattarVi (essendo Voi il Produttore citato nel Contratto) e richiedo informazioni su come restituire il prodotto non utilizzato e sulle modalità di rimborso. In particolare richiedo informazioni sull’ammontare del rimborso.

Poi preparatevi alla battaglia.

Terzo passo: la risposta pronta

È probabile che la vostra lettera verrà ignorata. In tal caso provate a sentire telefonicamente il servizio clienti del produttore del vostro PC e fate valere i vostri diritti. Non stupitevi se gli addetti cadono dalle nuvole.

Le obiezioni più probabili che vi faranno per cercare di svicolare dal contratto sono queste, con le relative risposte:

Non esiste alcuna possibilità di rimborso per Windows.
Il vostro contratto dice esplicitamente il contrario. Le devo rileggere la clausola?

Ma lei quando ha acquistato il PC sapeva che c’era Windows preinstallato, perché adesso si lamenta?
Certo che sapevo che c’era Windows preinstallato. Ho anche chiesto se si poteva avere senza Windows, ma mi è stato detto di no. Ma ho accettato lo stesso proprio perché sapevo della clausola di rimborso prevista dal contratto di licenza di Windows e presumevo che avreste tenuto fede alle vostre promesse scritte.

Il contratto non l’abbiamo scritto noi, l’ha scritto Microsoft.
E allora? Non mi interessa chi l’ha scritto: mi interessa chi l’ha firmato, cioè voi come Produttore. Se siete così furbi da accettare passivamente quello che impone Microsoft, il problema è vostro e non mio. Esigo il rispetto del contratto.

Lei è il primo che ce lo chiede, non sappiamo come fare.

Ingegnatevi. La clausola è nel vostro contratto, sta a voi trovare la maniera di rispettarlo. O preferite una denuncia per violazione di contratto?

Guardi, so che all’estero si fa questa cosa, ma in Italia non è ammesso.
Balle. Tanto per dirne una, Paolo Attivissimo (l’autore di Internet per tutti) ha chiesto il rimborso e l’ha ottenuto dalla Acer Italia ad agosto del 1999. Se la legge italiana vale per Acer, vale anche per voi. Vuole che le mandi una copia dell’articolo di Attivissimo che spiega tutto?

Il Produttore non siamo noi, è Microsoft.
Non è vero. Leggetevi bene il contratto e non cercate di confondere le acque.

Windows è un prodotto Microsoft, si rivolga a loro.
Windows sarà anche un prodotto Microsoft, ma il contratto dice testualmente: “l’utente è tenuto… a contattare prontamente il Produttore per ottenere informazioni circa la restituzione del prodotto”. Devo quindi contattare “Il Produttore”, non Microsoft. Inoltre il manuale di Windows fornito insieme al PC dice chiaramente: “Per il supporto tecnico al prodotto software rivolgersi alla casa produttrice del PC acquistato…Per informazioni sul supporto tecnico contattare la casa produttrice del proprio PC.”

Sì, lo so che c’è scritto così, ma non è necessario rispettare la clausola.
Davvero? E da quando una delle parti di un contratto si può permettere di decidere unilateralmente quali condizioni rispettare e quali no? Sapete che questo è un comportamento sanzionato dalla legge? E se io, per analogia, decidessi senza il vostro accordo che non mi va di rispettare la condizione contrattuale che vieta la duplicazione o il disassemblaggio, come la prendereste?

Windows 98 è parte integrante del computer e quindi non può essere oggetto di rimborso.
Non è vero. A differenza, che so, del disco rigido, il software offerto insieme al PC è oggetto di un suo specifico contratto, separato da quello di acquisto dell’hardware. Questo contratto specifica l’opzione di accettare o non accettare le condizioni; solo accettandole si può installare quel Windows. Insomma, mi viene data la facoltà di scegliere. Se scelgo di non accettare, devo “prontamente” contattare il Produttore (voi, insomma). Ebbene, io non le accetto. Sto seguendo le vostre istruzioni in tal senso. Adesso non potete dirmi che non è vero quello che c’è scritto nel contratto. Il contratto l’avete scritto voi, mica io.

Fatevi sempre dare nome, cognome e numero di telefono diretto della persona con la quale parlate.

Quarto passo: perseveranza

Se non ottenete risposta, scrivete ancora, con raccomandata con ricevuta di ritorno, minacciando azione legale per palese violazione del contratto da parte del produttore del PC, e dite loro che non comprerete mai più un computer della loro marca. Telefonate, faxate, fateli diventare matti. Stanno violando la legge e calpestando i vostri diritti, per cui non sentitevi in colpa: sono loro che hanno torto. Non commuovetevi e non desistete: contano di battervi per sfinimento.
Alla fine vedrete che capitoleranno. Non è necessario avviare una causa: basta la minaccia, dato che i costi di un’azione legale (che sicuramente il produttore perderebbe) supererebbero ampiamente il valore del rimborso. Se siete un cliente aziendale, è sufficiente la minaccia di non comperare più nulla da loro.

Quinto passo: rispedite e raccontate

Quando ottenete il vostro legittimo rimborso, rispedite al produttore i manuali, il CD di Windows e la licenza di Windows con raccomandata con ricevuta di ritorno all’indirizzo concordato con il produttore del vostro computer.

Poi fatemi un favore: scrivetemi a [email protected] e raccontatemi la vostra esperienza. Raccontatela anche ai vostri amici e stimolateli a fare altrettanto. È un po’ come giocare alla lotteria: se non tentate, non vincete. Ma diversamente dalla lotteria, più siamo, più è facile vincere.
In bocca al lupo!

Come ho fatto io

Una precisazione: in tutta quest’avventura non mi sono mai presentato come autore di libri o di articoli per riviste d’informatica, né ho fatto altro per distinguermi dall’utente medio. So bene che quando uno si presenta dicendo “Salve, sto scrivendo un articolo su di voi…” la musica cambia e si tira fuori il tappeto rosso. Naturalmente mi sono presentato con nome e cognome, ma si vede che non sono ancora abbastanza famoso da essere riconosciuto. Meglio così.

Dicevo, ecco com’è andata a me. Non ho dissigillato il manuale di Windows 98, che contiene il Certificate of Authenticity o Certificato di autenticità. Ho acceso il PC per la prima volta e mi sono trovato davanti la richiesta di accettare o rifiutare le condizioni che ho citato sopra.
Dopo aver trascritto il paragrafo in questione, ho cliccato in modo da rifiutare e l’installazione di Windows si è fermata. Ho pertanto riavviato il PC da un mio disco di boot, riformattando il disco rigido e installando un altro Windows regolarmente acquistato a suo tempo e del quale ho quindi tutte le opportune licenze.

Poi ho cercato di chiamare il servizio clienti Acer Italia (039-6842.266), ma era impossibile prendere la linea: perennemente occupata anche di notte. Ho tentato via e-mail ben due volte, senza avere risposta.

L’8 di luglio sono riuscito finalmente a parlare con Acer Italia. Non certo perché il numero del servizio clienti si era “liberato”, ma soltanto perché ho adottato un trucchetto: ho chiamato il centralino (039-6842.1) e mi sono lamentato dell’impossibilità di contattare l’interno del servizio clienti.

Ho parlato con il signor Carozzi (telefono 039-6842.206), che inizialmente ha negato che esista la possibilità di richiedere il rimborso, dicendo che Windows 98 è parte integrante del notebook e quindi non può essere oggetto di rimborso, e poi ha applicato tutte le obiezioni che ho elencato sopra. Gli ho risposto con le rispettive contro-obiezioni.

Di fronte alla mia cortese ma ferma insistenza e al fatto che ero ben preparato a rispondere alle sue obiezioni citando il contratto scritto dalla sua stessa azienda, il signor Carozzi è stato comunque corretto e si è riservato di informarsi in dettaglio e di farmi sapere qualcosa. Ci siamo scambiati i rispettivi nomi e numeri di telefono.

In giornata il signor Carozzi mi ha confermato che il contratto prevede restituzione e rimborso e che sa che questa prassi è in uso in altri paesi, solo che in Italia nessuno ha mai richiesto ad Acer di applicare questa clausola del contratto. Ha cercato ancora di sostenere che Acer non c’entra, che è Microsoft che scrive questi contratti, ma io ho ribadito che il contratto parla chiaro: il Produttore è Acer ed è Acer che va contattato per restituzione e rimborso. Insomma, secondo Acer in Italia una delle due parti può scrivere un contratto e poi disinvoltamente venir meno a una delle sue condizioni. Ho chiesto se per caso questo criterio si applicava per analogia anche alla condizione che vieta la copia del software, ma mi ha detto di no. Ma guarda un po’.

Strano che Acer possa decidere quali condizioni applicare e quali no, mentre al povero utente non resta che subire. Se io vengo meno a una condizione del contratto come la copia del software, rischio addirittura la galera (così prevede il codice penale); se vengono meno loro, niente?

Gli ho comunque chiesto di mettermi per iscritto questa posizione della Acer. Tuttavia, benché disposto a violare disinvoltamente le condizioni del contratto a voce, quando si tratta di mettere nero su bianco la cosa si è burocratizzata: Acer Italia mi ha ritelefonato in giornata, chiedendo una mia richiesta scritta, da mandare via fax alla Direzione Marketing, numero di fax 039-65.22.06.
Detto fatto: citando il loro contratto e le parole del sig. Carozzi ho evidenziato che stavano venendo meno alle condizioni del loro stesso contratto d’acquisto e ho richiesto conferma scritta di questo fatto sorprendente. Ho comunque chiesto, a norma di legge, il rispetto delle condizioni di contratto e pertanto ho cortesemente domandato informazioni sulle modalità per la restituzione e il rimborso del prodotto.

Dopo ventuno giorni non si erano ancora fatti vivi. Così il 30 luglio 1999 ho spedito un secondo fax di sollecito, un po’ meno pacato del primo.
Il 24 di agosto, finalmente, ho ricevuto la telefonata del sig. Massimo D’Angelo, Direttore Commerciale della parte Notebook di Acer Italia (tel. 039-6842.339), che cortesemente ha spiegato l’imbarazzo di Acer di fronte a questa norma del contratto e ha confermato la correttezza della mia posizione. Però, mi ha detto, non era in grado di effettuare un rimborso in senso stretto, per via di paurose complicazioni fiscali e burocratiche (peraltro abbastanza credibili, visto il marasma legislativo italiano).

Come gesto di buona volontà, comunque, mi ha proposto uno sconto di centomila lire sul prossimo acquisto, a titolo di rimborso, pur di chiudere la questione. In cambio mi ha chiesto una liberatoria nella quale dichiaravo di desistere dal chiedere ulteriormente il rispetto della norma di rimborso del contratto.

Devo riconoscere che l’atteggiamento di Acer, soprattutto durante quest’ultima telefonata, non è mai stato di ostilità o di disinteresse. Anzi, l’impressione che ne ho avuto (anche grazie alle colorite osservazioni del direttore generale Acer, presente in sottofondo) è stata che Acer si fosse trovata suo malgrado in questo pasticcio e non sapesse come uscirne, cercando disperatamente una via d’uscita e pregando che nessun altro utente si facesse avanti con la mia stessa richiesta.
Fra l’altro durante la telefonata è emerso quanto paga Acer a Microsoft: sessanta dollari (circa 108.000 lire) per ogni copia di Windows che installa sui propri computer destinati alla vendita. Sessanta dollari che poi vengono fatti pagare a me e a voi, naturalmente.

E così ho accettato. Devo comunque acquistare una seconda batteria per il mio portatile, per cui le centomila lire di sconto mi fanno più che comodo (e non devo nemmeno restituire la licenza di Windows). Insomma, protestare conviene.
Fra l’altro, con la soluzione proposta da Acer, mi sono trovato con uno sconto di centomila lire senza dover restituire Windows. Per cui oltretutto ho una licenza in più che mi può sempre servire.

Quello che conta, alla fine della lunga storia, è che anche in Italia si può ottenere un rimborso per le copie inutilizzate di Windows. Ci vuole un po’ di testardaggine, ma alla fine ci si riesce.
Forza, adesso tocca a voi!

L'autore

  • Paolo Attivissimo
    Paolo Attivissimo (non è uno pseudonimo) è nato nel 1963 a York, Inghilterra. Ha vissuto a lungo in Italia e ora oscilla per lavoro fra Italia, Lussemburgo e Inghilterra. E' autore di numerosi bestseller Apogeo e editor del sito www.attivissimo.net.

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