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Report su LinuxWorld di San Francisco

04 Settembre 2001

Report su LinuxWorld di San Francisco

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Ridotta ma sempre vivace la LinuxWorld Conference & Expo di fine estate. Con buone nuove per l'ambiente desktop.

Meno intenso del solito il maggior appuntamento di fine estate per il mondo Linux a San Francisco. Svoltosi a fine agosto nel parterre dell’articolato Moscone Center, stavolta la LinuxWorld Conference & Expo ha offerto qualche riduzione del traffico sia tra gli stand dei vendor sia tra il pubblico. Ma ciò non desta grandi preoccupazioni, confermandosi in sintonia con il generale andamento al ribasso dell’intero settore high-tech. L’evento ha anzi confermato come Linux (e l’open source) godano di buona salute e continuino ad attirare l’attenzione dei grossi nomi dell’industria informatica. E per chi considerava defunto il progetto desktop di Linux non resta che ricredersi alla grande.

Muovendo proprio dall’ambiente desktop, evidenti i progressi evidenziati nel corso di questa LinuxWorld. I due maggiori contendenti, KDE e GNOME, erano entrambi presenti in forze. Per il primo basti dire che ha ottenuto il premio speciale quale Best Open Source Project, mentre il secondo va ottenendo sempre maggior supporto dal gruppo che ruota intorno a Ximian. Miguel de Icaza, motore propulsore di quest’ultimo, ha ribadito i buoni sviluppi del progetto, con oltre 30 programmatori attivamente coinvolti. Si continua a lavorar sodo per la massima semplificazione dell’iniziale GNOME, sistema lanciato un paio d’anni fa come “cool Linux desktop” ma alquanto difficile da installare e ancor più da tenere aggiornato. Grazie all’attività di Ximian, con il tipico rilancio di contributi a livello globale, il desktop di GNOME viene oggi a ritrovarsi assai arricchito, oltre che di facile installazione e aggiornamento. Il tutto dovrebbe portare quanto prima alla messa a punto di un ambiente desktop alla portata un po’ di tutti.

Da segnalare al riguardo i nuovi prodotti Ximian presentati per l’occasione, in primis il pacchetto composto da GNOME e dal relativo servizio d’abbonamento. Quest’ultimo, denominato “Red Carpet”, viene offerto dietro tariffe mensili variabili sia ad individui che ad organizzazioni e consente l’update automatico del software Ximian per il desktop GNOME. Un’opzione che si spera possa prender piede in maniera consistente. Senza dimenticare l’avvio delle prime applicazioni basate su Mono, l’equivalente open source del linguaggio di sviluppo C# su cui Microsoft ha avviato la strategia.Net. Altro progetto stimolato dall’infaticabile Miguel de Icaza, il quale ha dimostrato un semplice applicativo così realizzato da lui stesso (nome di battaglia: “Hello, World”).

Passando ai grossi nomi, IBM e Compaq confermano di voler scommettere non poco sul futuro del sistema operativo open source. Big Blue ha segnalato la rampante conquista di importanti clienti mainstream nel settore server. Al contempo, il popolare software per e-commerce Websphere ora funziona su mainframe che girano esclusivamente su Linux. Qualche dubbio sulla penetrazione nel giro delle grandi corporation sembra ancora averlo Compaq. Nel corso della relazione su Linux e Enterprise, il CTO Shane Robison ha affermato tra l’altro: “Linux manca di un comprensivo punto di contatto one-stop.” Il riferimento è all’abituale differenziazione di società e singoli che lavorano intorno alle varie componenti del sistema. Appare tuttavia inevitabile (e in crescita) la fase del consolidamento, con evidenti giovamenti al business open source soprattutto in questa fase di risacca. Anzi, secondo Red Hat la guerra tra le maggiori distribuzioni sarebbe ormai prossima alla fine, pur se è vero che qualche vittima illustre potrebbe ancora restare sul terreno. Tendenza che trova conferma nella svendita di Corel Linux e nella recente infusione di contante per rilanciare la tedesca SuSE. Un settore in cui, dietro la conferma della stessa Red Hat come azienda-leader, sarebbe proprio SuSE a rivestire le maggiori potenzialità, anche perché gran parte dei 50 milioni di dollari messi insieme sarebbero arrivati da giganti della stazza di IBM e Intel.

Tra i numerosi speaker che hanno animato questa LinuxWorld Conference & Expo, citazione d’obbligo per Linus Torvalds. Stavolta il suo intervento si è concentrato sull’efficacia del kernel attuale per farvi girare qualsiasi applicazione. “Non credo che ormai il kernel sia poi così importante, è abbastanza buono per ogni applicativo.” In pratica la versione 2.4 del sistema, rilasciata lo scorso gennaio, passerebbe gradatamente in secondo piano come progetto operativo, per lasciar così spazio ed energie alla realizzazione di una vista gamma di programmi in grado di soddisfare le esigenze dell’utenza comune e professionale. Un passaggio più che necessario per immunizzare Linux dagli alti e bassi del mercato commerciale, stimolando altresì le continue migliorie in arrivo dalla comunità dei programmatori.

Oltre al panel sulle diverse metodologie di sviluppo — cui ha preso parte Torvalds insieme a Larry Augustin, CEO di VALinux, e rappresentanti di altri progetti di successo quali Apache, Perl, XFree86 — un paio di ulteriori segnalazioni per concludere. Intanto l’intervento di Ed Leonard per DreamWorks Animation, prima grossa società del film d’animazione ad aver riorganizzato con gran successo l’intera struttura di produzione per macchine e workstation basate su soluzioni Intel/Linux. Lawrence Lessig, docente presso la Stanford Law School, ha infine ribadito la necessità di difendere l’architettura aperta diffusa dall’avvento di Internet — e ancor più, del ‘codice aperto’. Elementi entrambi vitali eppur sotto la diretta minaccia di vecchie regolazioni tenute in vita e reiterate dall’industria proprietaria contro il concretizzarsi di approcci e sistemi innovativi.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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