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Registrare bene: preparare lo studio, curare la postproduzione e altre buone pratiche

18 Settembre 2019

Registrare bene: preparare lo studio, curare la postproduzione e altre buone pratiche

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Le capacità personali sono indispensabili, ma anche l’ambiente e le scelte attorno al tecnico di registrazione influiscono sul risultato.

Che cosa conta in uno studio di registrazione (e non ti aspetti)

È difficile dire che cosa serva di più o di meno in uno studio di registrazione e che valga per tutti; non ho un campione statisticamente valido per dare una risposta indiscutibile. La mia percezione personale mi dice peraltro che le componenti più trascurate sono quelle psicologiche: per un tecnico che lavora non solo per sé ma anche con altri e per altri, la capacità di gestire bene i rapporti, di far sentire a proprio agio le persone, di intervenire quando è opportuno intervenire, ma senza essere invadenti e senza irritare… difficilmente chi si sente a disagio darà il meglio di sé.

Pensa a una musicista che debba sovraincidere la propria parte, magari una voce. È lì da sola, magari intorno o dall’altra parte del vetro ci sono quattro o cinque persone che non hanno altro da fare che stare a guardarla e ad ascoltare. Se non si tratta di una persona di grande professionalità, può essere molto imbarazzante.

Già non è una situazione ideale, manca quello stimolo che viene da un’esecuzione in gruppo, dal vivo, magari deve tenere le cuffie e non sente perfettamente la propria voce, magari è abituata a muoversi e invece il microfono è fisso e non deve spostarsi troppo… a volte bastano un cenno di approvazione o un sorriso, altre volte devi capire il disagio e trovare una soluzione più tecnica per mettere quella persona nelle condizioni di dare il meglio. Poi ci sono tutti gli aspetti di psicoacustica: esistono molti effetti che possono risultare fuorvianti, se non li conosci.

L’aspetto più sopravvalutato invece credo sia la potenza del software, la convinzione cioè che con il software si possa fare tutto e che questo esima dal curare al massimo la qualità di partenza. È vero che esistono software fantastici, ma non sempre le manipolazioni che essi consentono sono la cosa giusta. Tanto per fare un esempio, ci sono software che correggono l’intonazione della voce e possono salvare un progetto, in qualche caso, ma un orecchio allenato lo sente e, se se ne abusa, la sensazione che si riceve non è molto piacevole.

Leggi anche: Come fare un podcast: intervista a Matteo Scandolin

Meglio curare bene la registrazione della voce in partenza e, se chi canta ha poca intonazione, forse è meglio trovare qualcuno che canti meglio. D’altra parte, se hai un’interpretazione emozionante, davvero forte, qualche imperfezione può essere tollerata, o addirittura contribuire proprio al fascino di quell’esecuzione.

Qualità dell’acquisizione e qualità della postproduzione: quando fanno la differenza

In tutte le attività complesse in cui intervengono più fasi, si dice sempre che la qualità complessiva non è mai superiore a quella della fase in cui la qualità è più bassa. Se nella tua catena c’è un anello debole, è quell’anello che determina la resistenza della catena. Perciò sul risultato influisce in pari misura tutto, a partire dall’inizio.

Nessuna delle fasi è fine a sé stessa: se parti da un brano musicale mediocre o noioso puoi anche andare agli Abbey Road Studios e assoldare il migliore dei tecnici del suono, ma il risultato non sarà mai un capolavoro. Può darsi che ci sia qualcuno che ascolta musica solo per giudicare la qualità della registrazione o del mixaggio, ma non dovrebbe essere così (se non per ragioni professionali o di studio).

O almeno non è così che la vedo io (e credo di non essere il solo): mi interessa buona musica eseguita bene, registrata, mixata, masterizzata bene. Anche se so perfettamente che possiamo non essere d’accordo su quale sia la buona musica

Suggerimenti per allestire e registrare un buon podcast

Si possono realizzare podcast di molti tipi diversi e quindi con esigenze molto diverse. Avere cose interessanti da dire e presentarle in modo adeguato è la prima condizione: come una buona trasmissione radiofonica, un podcast deve avere un buon ritmo, che nella maggior parte dei casi è dato da una buona scaletta preparata con cura.

Dico nella maggior parte dei casi perché poi mi vengono subito in mente occasioni in cui magari la velocità di realizzazione e la tempestività possono essere più importanti, ma se si presenta una situazione del genere vuol dire che è successo qualcosa di rilevante e l’interesse deriva da lì. È come nei giornali radio: se c’è stato un evento imprevisto, non ti dà fastidio che un collegamento sia imperfetto o che chi racconta abbia il fiatone e non abbia un pezzo preparato, conta la tempestività dell’informazione.

Tecniche di registrazione

La buona registrazione è parte scienza, parte arte, parte psicologia.

Dal punto di vista tecnico, poi, può essere che le esigenze siano minori di quelle di uno studio di registrazione musicale: se registri solo voci, per esempio, hai bisogno di microfoni con una buona risposta nell’intervallo tipico della voce umana, non di microfoni di qualità adatta per la musica (in genere più costosi).

Anche qui però mi viene subito da fare una distinzione, perché se magari parli di musica e qualche volta nei tuoi podcast intervisti un musicista e vuoi farli cantare e suonare qualcosa, hai bisogno di qualcosa di meglio… non è facile neanche in questo campo generalizzare molto. Di sicuro bisogna saper essere flessibili, avere idee chiare, prepararsi in anticipo anche all’imprevisto.

A volte si fanno grandi discorsi tecnici sulla qualità delle attrezzature, del software e così via e poi si trascurano dettagli apparentemente insignificanti, come quando vai in giro per registrare e ti porti l’attrezzatura migliore possibile e finisce che devi tornare a casa senza aver concluso niente solo perché non ti sei ricordato di portare delle pile di ricambio o l’adattatore per la presa di corrente (e naturalmente è domenica e tutti i negozi della zona sono chiusi).

Chi comincia vuole prima di tutto orientarsi

Quanto detto sopra mi ha guidato nella scrittura di Tecniche di registrazione. Ho scritto per qualcuno che muove i primi passi e abbia bisogno di un orientamento. Vedo tante persone che iniziano, per i motivi più diversi, proprio perché hardware e software sono sempre più facilmente accessibili. C’è chi ha le idee molto precise e magari ha anche la possibilità di frequentare dei corsi, ma molti, soprattutto chi non abita in città, non ha accesso a una scuola. Inizia per divertimento, magari, poi fa fatica a andare avanti.

Scrivere, paradossalmente, mi ha aiutato molto a chiarire anche a me stesso le dinamiche reali di uno studio di registrazione: nel momento in cui devi mettere per iscritto qualcosa, ti rendi conto se quella cosa ti è davvero chiara. In tutte le attività ci sono cose che fai senza troppo pensarci, ma non appena devi spiegarle a qualcuno ti accorgi che magari ti manca un passaggio logico o che c’è qualche aspetto che avevi sottovalutato, e cominci a chiedere agli amici e a leggere articoli e libri… e ovviamente ogni volta scopri qualcosa che non conoscevi e rischi di non finire più.

La disciplina della registrazione è affascinante

Anche dopo tanti anni di professione, continuo a nutrire una infinita passione per questa favolosa possibilità di trasformare le onde acustiche in modi che consentono di conservare, documentare e riprodurre i suoni. Che è una conquista tutto sommato relativamente recente e ha cambiato in mille modi il nostro modo di vivere, interpretare la realtà, divertirci e imparare.

L'autore

  • Virginio B. Sala
    Virginio B. Sala, laurea in filosofia, quarant'anni di esperienza nel mondo editoriale (dai periodici ai libri, dalla redazione alla direzione editoriale), insegna Editoria Multimediale nel corso di laurea specialistica Teorie della comunicazione presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Firenze. Ha scritto il suo primo manuale sui personal computer nel 1980. La sua passione è la musica che compone preferibilmente con il suo amato organo Hammond.

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