La regia di questo esperimento a mezza strada tra la musica orchestrale e il mondo maker si deve a un gruppo di programmatori e ingegneri di Filadelfia, che si sono cimentati in un’impresa alquanto singolare e di sicuro effetto.
Con una flotta di multicotteri opportunamente programmata e poco altro hardware ingegnosamente costruito sono riusciti a riprodurre brani quali la colonna sonora del film 2001: Odissea nello spazio.
Il sistema prevede strumenti a percussione dove i droni pestano su apposite leve che agiscono sui tamburi. O ancora dove sempre i droni attivano un originale strumento monocorda che cambia tono spostando con precisione un carrellino semovente. Per stupirci poi con gruppi di quattro campane colorate pestate per riprodurre Carol of the Bells, e ancora con un gran finale patriottico con tanto di inno degli Stati Uniti.
La spettacolarità non è solo apparenza. Deriva da sudati anni di impegno in cui software e hardware hanno dovuto combinarsi in un reciproco affiatamento per affinare temporizzazioni indubbiamente non banali. È lo stesso Daniel Mellinger, cofondatore della società di robotica KMel, che tiene a precisare:
Inviamo comandi ai droni alla bella velocità di cento al secondo, sapendo che la temporizzazione dev’essere estremamente precisa. Il livello attuale è frutto di diversi anni di lavoro.
Per alcuni aspetti è ancora tutto un gioco, per quanto sofisticato. La posta è però altissima: solamente chi già oggi sperimenta con campanelle e bicchierini di plastica pestati da esacotteri ronzanti potrà essere pronto alla rivoluzione introdotta da tutta questa tecnologia alla portata, teorica, di chiunque. C’è chi prevede ancora un paio d’anni, forse meno. Poi emergeranno le applicazioni professionali: tutta un’altra musica.
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