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Quanto guadagna uno specialista Ict?

28 Agosto 2006

Quanto guadagna uno specialista Ict?

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Poco. La retribuzione in Italia non è direttamente proporzionale alle capacità acquisite, né la domanda è selettiva nei confronti delle competenze del lavoratore. Dal rapporto 2006 sulle retribuzioni degli italiani di OD&M Consulting emergono un quadro poco confortante e diverse sorprese

Professioni informatiche e retribuzioni, quale raccordo esiste? Se da anni i teorici del mercato del lavoro si arrovellano per comprendere quale sia il giusto valore di mercato di un lavoro in base alla quotazione delle conoscenze e delle competenze, di fatto il mondo dell’industria impone dall’interno regole e dinamiche che spesso prescindono dal livello di cultura lavorativa e di preparazione dei candidati. Non mi riferisco al passaparola, o ancora peggio allo sport nazionale della raccomandazione, ma al fatto che tra domanda delle imprese e valore di mercato molto spesso non esiste alcuna proporzione diretta. Nell’informatica certamente, ma anche negli altri settori. Tanto più con l’apertura dei confini nazionali e con la delocalizzazione dei processi che l’informatica, più di altri settori, ha favorito fin da principio.

Se poi si pensa, per esempio, che i saldatori importati dalla Slesia sono pagati più di un programmatore Visual Basic o che oggi i falegnami impiegati per eseguire i rivestimenti interni delle navi sono fatti arrivare dalla Repubblica Ceca dove notoriamente il mare lambisce capitali e piccoli borghi in collina, si possono abbozzare almeno due ipotesi: 1) la retribuzione in Italia non è direttamente proporzionale alla complessità dei saperi posseduti; 2) la domanda non è poi così selettiva nei confronti delle competenze di dettaglio di un lavoratore. Quello che è certo, invece, riguarda lo scambio tacito tra mancanza di seniority e richiesta inderogabile di flessibilità, anche retributiva. Nell’informatica questo è ancora più vero. Tra il 2001 e il 2005 le retribuzioni, al netto dell’inflazione, dei giovani al di sotto dei 30 anni sono peggiorate e si registra, in generale, una perdita del potere d’acquisto che va da una a due mensilità all’anno.

Particolarmente drammatica è la situazione dei giovani con laurea, il cui valore medio di mercato, al netto dell’inflazione, è diminuito in maniera significativa. Tradotto: oggi i giovanissimi guadagnano meno di cinque anni fa. Quello che fa impressione, guardando ai numeri elaborati in questo contesto da OD&M Consulting, società specializzata in benchmark retributivi, nel VII Rapporto sulle Retribuzioni degli italiani, è il fatto che essere giovani venga tradotto sistematicamente dalle imprese come sinonimo di “ammortizzatore economico” aziendale. Non importano i saperi di un laureato o la sua capacità di portare innovazione, ma la possibilità di abbassare i costi d’impresa insistendo proprio sulle fasce più deboli in termini d’esperienza contrattuale. Dal 2001 al 2005 i laureati con 3-5 anni d’esperienza nel settore ICT hanno perso l’8,3% del proprio reddito, senza contate il costo della vita.

Questa non è l’unica sorpresa. Guardando in maniera più ampia al rapporto tra sapere informatico e retribuzioni si trovano nello studio di OD&M altri due spunti interessanti. Il primo riguarda i cosiddetti power user, ovvero gli utenti evoluti che nelle imprese svolgono mansioni correlate o direttamente dipendenti dalle nuove tecnologie. Per questi lavoratori esiste uno scarto tra settore ICT e tutti gli altri ambiti produttivi. Si arriva a retribuzioni più alte del 2% (3,6% per i quadri) anche se con il crescere della qualifica il vantaggio retributivo si assottiglia fino ad annullarsi per i dirigenti. Il (piccolo) riconoscimento della specializzazione degli impiegati è comunque evidente. Il secondo spunto di riflessione riguarda l’impiego dei professionisti informatici, la classe di esperti cioè che hanno competenze superiori ai power user.

Il paradosso è questo: lavorare all’interno delle società hi-tech non paga. L’area IT nelle società ICT è retribuita peggio di quanto non avvenga per le stesse aree delle altre imprese italiane. La differenza vale per ogni tipo di inquadramento: impiegati (-7,7%), quadri (-3,8%) e dirigenti (-9,4%). A che cosa è dovuta questa disparità di trattamento? Per le banche o gli ambiti dove l’informatica supporta i maggiori processi del ciclo produttivo è evidente: l’information technology insiste sulla creazione del valore ed è dunque valutata più importante. A un esperto di sicurezza che opera, per esempio, nel ramo finanziario si richiede una specializzazione adeguata e una “sensibilità organizzativa” che in ambito ICT non sono richieste nella medesima misura. Inoltre questi professionisti devono trasferire nelle imprese nuove tecnologie e nuovi processi, svolgendo cioè un ruolo di mediatori culturali e di responsabili dell’apprendimento delle tecnologie.

Ma riprendiamo questi due punti. In generale l’ICT paga di più, si è detto. È soltanto questione di avere magari a disposizione Pc più evoluti? Sapere usare un computer è veramente valutato positivamente dal mercato? A questo proposito c’è un aspetto ancora più ampio a cui prestare attenzione. Si pensi al classico lavoro di una segretaria o a un responsabile amministrativo. In verità quello che spesso si mette come voce qualificante in un curriculum, ovvero la conoscenza informatica per esempio di Word, Excel o di Internet, non rappresenta un plus. Non fa più la differenza. I trend di medio e lungo periodo sotto il profilo delle retribuzioni vedono per queste classi di impiegati una sovrapposizione dei valori a quelli degli operai. Lavorare in ufficio usando un elaboratore elettronico per svolgere processi a basso contenuto specialistico non innalza più il livello retributivo di mercato, come avveniva oltre un decennio fa.

Il rapporto tra le retribuzioni (per ora ancora contenuto rispetto a quanto avviene, per esempio, negli Usa, dove può arrivare tra i due estremi di un’impresa a 1:400) degli impiegati/operai e quelle dei quadri è approssimativamente di 1:2 e rispetto a quelle dei dirigenti di 1:4. Nell’ICT le medie rispettano queste quote proporzionali anche se sono schiacciate un po’ sul vertice. Nel 2005 la retribuzione totale annua lorda media di un impiegato era di 26.152 euro, quella di un quadro di 46.509 euro, mentre un dirigente percepiva 81.153 euro. Nel primo semestre 2006 i valori sono lievitati ulteriormente, in media del 6%, recuperando qualcosa sul brusco stop del 2003, vero anno nero per gli stipendi. Al di là di queste medie, come si è detto, emigrare dal mondo ICT verso altri settori è poi vantaggioso per le alte professionalità. Soltanto per fare un esempio un dirigente che opera nell’area funzionale IT nel settore del Credito e Assicurazioni sfiora i 90mila euro: +12% rispetto al suo omologo che lavora nel settore ICT.

C’è poi un fattore macroeconomico che tocca l’informatica. A parte la fine di una speculazione maturata negli anni 2000-2001 che ha visto lievitare le quotazioni degli esperti ICT sulla scia della new economy, in Italia abbiamo assistito in questi ultimi anni all’emergere di nicchie di mercato considerate tradizionalmente più deboli, come le piccole imprese o il Sud. L’evidenza non riguarda i valori assoluti, ma la progressione. Mentre le grandi società o il “panzer” dei settori, il mondo del Credito, hanno fermato la crescita della retribuzione di base e puntato sulla variabilizzazione, magari legata a premi di risultato, chi era in seconda fila ha accelerato o, perlomeno, ha accorciato più rapidamente le distanze. Nel borsino delle professioni, invece, le cose sono molto più complesse essendo l’informatica un mercato per definizione dinamico, innovativo, anche sotto il profilo delle “job description”. Si pensi soltanto al “blog administrator” che fino a qualche anno fa era un content writer o un webmaster e ancora prima un addetto alla comunicazione esterna.

Ma a parte questi elementi di marginalità, c’è un nocciolo duro di professioni che rappresenta il settore in concreto. OD&M Consulting ha elaborato per Apogeonline un borsino aggiornato al primo semestre 2006 dei dieci impieghi più diffusi e legati all’informatica. La tabella presenta medie trasversali ai settori, non riferite soltanto all’ICT. Come leggere i dati? In primo luogo è opportuno valutare le informazioni sia rispetto a una progressione temporale, per avere una fotografia sulla dinamica di crescita, sia in termini assoluti, considerando i dati relativi all’ultimo semestre del 2006. Non dimenticate di considerare anche l’inflazione. Dal 2002 a oggi è cresciuta tra il 9 e il 10% (il dato 2006 è ancora da definire).

Evoluzione della retribuzione annua per le professioni IT

Evoluzione della retribuzione annua per le professioni IT

A parte il recupero di questi ultimi mesi, chi ha guadagnato veramente in questi anni? È soltanto l’evoluzione delle tecnologie a segnare il passo per le professioni o piuttosto la progressiva divaricazione di una forbice che separa le maggiori e le minori responsabilità? Forse la tecnologia non ha tutta l’importanza che le attribuiamo in termini di peso specifico professionale. O forse innovazione e capitale umano sono realmente estranei. Ma siamo proprio sicuri?

L'autore

  • Dario Banfi
    Dario Banfi è giornalista professionista freelance. Appassionato di tecnologia e Web, è specializzato sul mondo ICT business e consumer, Pubblica Amministrazione, Economia e Mercato del Lavoro. Collabora in maniera stabile con testate giornalistiche nazionali (Il Sole 24 Ore, Avvenire), periodici e pubblicazioni di editoria specializzata. Laureato in filosofia, è stato content writer e project manager per new media agency italiane.

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