Una delle caratteristiche di Android che lo differenziano da iOS è sicuramente l’essere open source per intero, al netto delle polemiche sui termini di licenza del Software Development Kit. Di iOS sono open source solo alcuni progetti.
Questo significa che gli sviluppatori sono in grado di scaricare i sorgenti, modificarli e compilare la propria versione dell’ambiente. Alcuni di questi sono andati oltre realizzando versioni della piattaforma “non ufficiali”. Una importante di queste è sicuramente CyanogenMod, oramai una vera e propria release di sistema da installare, in modo relativamente semplice, sul proprio dispositivo. Con pochissimo ritardo sull’Android ufficiale; per capire a che ritmo procede lo sviluppo, questa è la frase finale dell’annuncio di CyanogenMod 10 sul sito del progetto:
Android 4.2 diventerà CyanogenMod 10.1 e forniremo un aggiornamento sul nostro Google+ non appena inizieranno le nightly [versioni sperimentali compilate automaticamente ogni notte con i sorgenti più aggiornati] contenenti il codice 4.2.
Per ciascuno di noi si tratta di un’ottima speranza, per quanto non coperta dall’ufficialità, di utilizzare l’ultima versione del sistema operativo anche su quei dispositivi “dimenticati” dai rispettivi costruttori.
È bene precisare che non c’è nulla di illegale; si tratta semplicemente di release che non dispongono delle applicazioni coperte da copyright (come quelle specifiche di Google scaricabili comunque a parte), ma che permettono di eseguire gran parte delle applicazioni disponibili in rete.
Ricordiamo infatti che non serve necessariamente passare da Google Play per installare una applicazione Android, la quale può essere scaricata dalla rete o addirittura installata attraverso una mail di cui sia un allegato.
Per installare CyanogenMod o altre release alternative è comunque necessario ottenere i diritti di root del dispositivo, ovvero avere accesso come utente privilegiato a tutte le informazioni in esso contenute. Questo può risultare un problema nell’annullamento della garanzia da parte del costruttore; per cui il consiglio è sicuramente eseguire queste operazioni solamente sui dispositivi, appunto, “dimenticati” dai propri vendor come il mio HTC Slide, rimasto alla versione 2.2 della piattaforma. In alcuni casi il nuovo sistema operativo è comunque troppo pesante per l’apparecchio, ma rappresenta comunque un modo per esplorare le nuove funzionalità.